Il primo giorno della mia vita | La recensione del film di Paolo Genovese

il primo giorno della mia vita poster
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Il primo giorno della mia vita | La recensione del film di Paolo Genovese
3.8 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

In uscita nei cinema il 26 gennaio 2023, Il primo giorno della mia vita riporta Paolo Genovese dietro la macchina da presa. Per l’occasione, il cineasta romano raduna un cast stellare, capitanato da Toni Servillo e composto da Valerio Mastandrea, Margherita Buy e Sara Serraiocco.

Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Genovese, Il primo giorno della mia vita racconta i destini incrociati di un piccolo gruppo di personaggi, uniti da un peso che grava sulle loro spalle e lavora nella loro mente, schiacciandoli in maniera pericolosa.

il primo giorno della mia vita
Valerio Mastandrea, Toni Servillo, Margherita Buy e Gabriele Cristini in una scena del film

Fil rouge della pellicola, il tema del suicidio viene, in un certo senso, sdoganato e affrontato anche con ironia. Nel tentativo di non mancare di rispetto, nè di offendere la sensibilità, quanto piuttosto di non fermarsi alle apparenze, Genovese mette in scena situazioni diverse, sfumate e comuni.

Ciascuno dei protagonisti attraversa un momento particolare della propria esistenza, così complicato da non permettergli di vedere oltre. Arianna (Margherita Buy) ha perso una figlia adolescente, Emilia (Sara Serraiocco) vive su una sedia a rotelle, Daniele (Gabriele Cristini) ha dei genitori che non lo capiscono, Napoleone (Valerio Mastandrea) soffre di una depressione profonda.

Tutti e quattro hanno preso, nella stessa notte, la decisione di togliersi la vita. Nell’isttante in cui stanno per compiere l’atto, un uomo (Toi Servillo) si presenta loro e gli fa una proposta. Chiede sette giorni, durante i quali nessuno potrà vederli o sentirli, ma avranno modo di riflettere se è davvero ciò che vogliono.

Il primo giorno della mia vita | La seconda chance

Se a prima vista il progetto può somigliare a qualcosa di già noto, è semplicemente perché la sua forza non sta nell’originalità, ma nel messaggio che trasmette e che, forse, non è mai superfluo ribadire. Avere una seconda possibilità non avviene così spesso e volentieri, come magari si vorrebbe. Ma se succedesse, quanti sarebbero in grado di sfruttare l’occasione?

Ne Il primo giorno della mia vita siamo dinanzi a un punto cruciale, dal quale dipende l’esistenza, nel senso più generale del termine. Il percorso compiuto dai personaggi mostra quante e quali possono essere le difficoltà di un qualsiasi essere umano. La perdita di una persona amata, la mancanza di chi dovrebbe essere una guida e un’ancora, la sensazione di non essere mai abbastanza, il vuoto interiore.

Nel mezzo del racconto, il film va a scovare tanti piccoli particolari che fanno parte della vita comune, e che, se da un lato la arricchiscono, dall’altro la complicano inevitabilmente. Ecco perché non è così facile nè immediato arrivare a compiere una scelta, nell’una o nell’altra direzione. Ed ecco perché le figure in campo ci appaiono vere e ci rispecchiano.

Il senso della felicità

Ciò che è chiaro e fulminante, nella sua indiscutibile semplicità, è il discorso sull’essere felici. In quella che è, senza dubbio, una delle scene più poetiche, toccanti ed esemplari della pellicola, ci viene svelata una verità. Probabilmente tutti la conoscono, ma in pochi la tengono a mente.

La felicità è un concetto evanescente, non è uno status permanente, nè tantomeno un traguardo irraggiungibile. Il senso ultimo sta in una frase: «L’unica cosa che conta è che abbiate nostalgia della felicità, così forse vi verrà voglia di cercarla».

Uomini e donne, simboleggiati da lucine in lontananza, vivono di rimpianti, di sofferenze, di paure. A volte, basta cambiare prospettiva, per rendersi conto che esistono delle alternative, e che forse ne vale davvero la pena; altre, bisogna imparare a convivere con il dolore, e a trasformarlo in qualcosa di produttivo.

In poco più di due ore, Il primo giorno della mia vita porta lo spettatore a interrogarsi, nel profondo, regalandogli un misto di emozioni – ottimamente supportato dalla colonna sonora – che non se ne va.