Potremmo definire il Burlesque un mix di seduzione ed ironia, che convivono perfettamente tra loro, dando vita ad una forma d’arte tutta al femminile che è, al tempo stesso, leggera e sofisticata ma mai banale, caratterizzata anche da una punta di esibizionismo e da un gusto estetico particolarmente retrò. La parola Burlesque deriva invece dal francese e il suo suono richiama molto il termine italiano burlesco e quindi si lega e fa riferimento al termine burla, il cui significato è quello di scherzo irriverente, uno scherzo giocoso ma simpatico, fatto, appunto, con grande ironia. Le origini di questa nuova forma d’arte risalgono all’Inghilterra dell’800, già all’epoca infatti, esisteva un genere di spettacolo basato proprio sull’ intrattenimento sensuale e malizioso, che per alcuni aspetti richiamava molto la tecnica del soft-streaptease, anche se nel Burlesque il nudo non è mai del tutto integrale ed è sempre caratterizzato da una verve parodistica, che alla fine dà vita ad una femminilità del tutto nuova e particolare, autentica, creativa e sicuramente fuori dagli schemi.
In questo primo periodo le ballerine di burlesque erano poco vestite, ma non si spogliavano mai del tutto, l’aggiunta dello striptease come novità arrivò solo in seguito e si racconta che addirittura avvenne per caso. Nel 1917 infatti, durante uno spettacolo dei fratelli Minsky, considerati i Re del Burlesque, si esibì una ballerina di nome Mae Dix, che durante un’esibizione, a causa di un incidente tecnico, perse in scena gran parte del suo abito. Il pubblico fu completamente entusiasta e quell’ incidente di percorso diventò poi parte integrante dello spettacolo. La stampa però non fu mai dalla parte del Burlesque, scagliandosi sin dall’inizio contro questa nuova forma di spettacolo ritenuta peccaminosa, ma questo contribuì ad aumentarne il successo, anche se la legge riuscì comunque a chiudere tutti i Burlesque di New York, a partire dalla metà degli anni ’20 e per tutto il decennio successivo, e tutti i teatri che fino ad allora erano stati utilizzati per gli spettacoli del Burlesque vennero trasformati in semplici cinema. Gli unici “luoghi” in cui comparivano ancora tracce di Burlesque furono le riviste maschili più osé, che continuarono a mostrare le famose signorine, anche se solo su carta. Negli anni ’60 nacquero invece i go-go club, dei locali in cui si esibiva un intero corpo di artiste, sul modello delle Folies Bergère, ma quelli erano ormai i tempi della liberazione sessuale e ben presto sarebbe nata la pornografia, fu così infatti che in pochi anni il pubblico preferì ai casti burlesque le novità sfacciate proposte dai film a luci rosse. Dal 1965 in poi le cose cambiarono definitivamente e il Burlesque venne considerato solo un reperto del passato.
Da qualche anno abbiamo assistito però alla rinascita e alla riscoperta del Burlesque, riproposto in una versione totalmente nuova e contemporanea e proprio per questo definito Neo Burlesque o New Burlesque, per distinguerlo da quello che aveva caratterizzato invece gli anni della Golden Age. Nel New Burlesque le esibizioni prendono come punto di riferimento quelle degli anni ’20 ’30 e ‘40, trasformandole poi in vere e proprie parodie, partendo dalla musica per poi arrivare ai vestiti e agli accessori. L’attenzione quindi è maggiormente rivolta, in questo caso, all’aspetto scenografico e allo spettacolo e non più alla nudità fine a se stessa, facendo del Burlesque una vera e propria arte seduttiva. Negli ultimi anni il Burlesque è diventato anche un’inesauribile fonte di ispirazione per il cinema, per il teatro, per lo spettacolo e per la danza, influenzando anche il look e l’abbigliamento di molte donne. Sul grande schermo ricordiamo ad esempio le performance sensuali di una Cher e di una Cristina Aguilera che nell’omonimo film-musical del 2011 vestivano i panni di due ballerine di burlesque, nell’ambito dello spettacolo invece, di straordinario fascino e sensualità sono le esibizioni, osannate dal grande pubblico di tutto il mondo, dell’icona contemporanea Dita Von Teese, considerata la Regina del Burlesque, che ha fatto di quest’arte un vero e proprio oggetto di culto.
La storia raccontata nel film ricorda molto quella di Full Monty del 1997, che narrava le vicende di un gruppo di operai disoccupati e squattrinati che per guadagnare qualche sterlina si improvvisavano spogliarellisti, ottenendo così un successo insperato. La pellicola di Manuela Tempesta ha invece una trama più articolata e variegata e focalizza la sua attenzione su un paesino del Sud, in crisi a causa della chiusura di una fabbrica. Tutto sembra andare a rotoli fino al momento in cui arriva in paese un gruppo di artiste di Burlesque, Le Dyvettes, capeggiato da Sabrina Impacciatore, che ritorna dopo vent’anni per vendere le proprietà di famiglia. Il loro arrivo scompiglia completamente la vita tranquilla dell’intera comunità, dando vita ad una serie di intrighi e vicende cariche di sensualità e di comicità. Tra le performers del gruppo spicca il talento e la femminilità dell’attrice Lodovica Mairé Rogati, scelta dalla regista proprio per la sua bravura, per la straordinaria professionalità e per la sua capacità di incarnare sulla scena la sensualità retrò tipica del Burlesque.