Il 16 luglio arriva in tutti i cinema italiani il quarto capitolo della saga dei Transformers, sottotitolato L’Era della Estinzione e volto a rilanciare una delle saghe più redditizie degli anni 2000. Abbandonati Shia LaBeouf, Megan Fox, Rosie Huntington-Whiteley, Josh Duhamel e Tyrese Gybson e arruolati Mark Wahlberg, Nicola Peltz e Jack Reynor Transformers 4 doveva essere una sorta di prodotto a metà strada tra il sequel e il reboot, un film che riprendeva gli aspetti di successo dei primi tre film per aggiornarli secondo i parametri di un cinema leggermente più ambizioso, sempre basato sul divertimento e su spettacolari effetti speciali, ma comunque diverso dai rumorosissimi mega scontri tra robottoni che da oltre sette anni arrivano con cadenza triennale sui nostri schermi. Eppure la sensazione dilagante a visione ultimata di Transformers 4 è proprio quella di rivedere per l’ennesima volta lo stesso prodotto. Michael Bay è famoso per ricreare in tutti i suoi film sempre le medesime scene e a tal proposito esistono anche divertenti montaggi delle sue opere che mostrano come macchine volanti, donne patinate e perennemente perfette e corse al rallenty con esplosioni sullo sfondo siano tratti caratteristici di tutti i suoi film. Se si tratti di citazione o di mancanza di creatività questo non ci è dato saperlo. Ma che Michael Bay sia uno dei registi più bravi nel creare film di azione questo è indubbio.
Perché non dimentichiamo che tutta la saga dei Transformers è basata su dei giocattoli Hasbro che hanno l’unica capacità di passare dallo stato di macchine a quello di robot ed è sorprendente la qualità emersa dai film di Bay, tutti rispettabili e adrenalinici film di azione di altissimo livello. Eppure dopo il divertente e spettacolare primo Transformers gli altri capitoli sono riusciti solo a bissare il successo economico del film, presentandosi come copie sbiadite che a lungo andare provocano sbadigli su sbadigli e hanno l’unico risultato di far venire un gran mal di testa allo spettatore in sala. Così è stato con Transformers 3 e così è con Transformers 4. Non bastano il divertente e azzeccato Mark Wahlberg e la regia di Michael Bay per creare un buon film. Ci vuole una sceneggiatura, e il sottoprodotto sviluppato dal sopravvalutato Ehren Kruger non può chiamarsi tale. Perché oltre a vedere esplosioni su esplosioni e dialoghi improbabili tra robottoni Transformers 4 non offre altro, ed è un gran peccato. Perché con un pizzico di ambizione in più Transformers 4 avrebbe potuto essere tranquillamente un prodotto di ben altro livello, pari per qualità visiva ed effetti speciali a saghe del calibro di Jurassic Park o Mission Impossible. Ma i 592 milioni di dollari incassati in meno di due settimane parlano chiaro. Il film ha successo e la formula nonostante gli indubbi segni di stanchezza continua a funzionare. Quindi prepariamoci a vedere molti altri capitoli dedicati ai robottoni trasformabili Hasbro, sperando in un pizzico di attenzione e ambizione in più dei produttori e del regista per renderci meno indigesta la visione.