Un anno difficile, recensione: tra commedia e risveglio delle coscienze

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Una scena di Un anno difficile – Photo : Carole Bethuel
© 2023 ADNP – TEN CINEMA – GAUMONT – TF1 FILMS PRODUCTION – QUAD+TEN

Da giovedì 30 novembre 2023 al cinema, distribuito da I Wonder Pictures, Un anno difficile riporta in scena la mitica coppia di cineasti francesi, Olivier Nakache e Éric Toledano, autori del cult Quasi amici. Protagonista della splendida pellicola, un trio di attori eccezionale: Pio Marmaï, Jonathan Cohen e Noémie Merlant.

Un anno difficile: tra commedia e risveglio delle coscienze | La recensione
4 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

A distanza di 4 anni dal precedente e ottimo lavoro, The Specials – Fuori dal comune con Vincent Cassel, Nakache e Toledano tornano a dirigere un’opera a metà strada tra la denuncia sociale e la commedia. Solo il meglio del cinema francese moderno ha una simile capacità: mescolare la leggerezza con il dramma, con lo scopo di far riflettere mentre ci si diverte.

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Una scena di Un anno difficile – Photo : Carole Bethuel
© 2023 ADNP – TEN CINEMA – GAUMONT – TF1 FILMS PRODUCTION – QUAD+TEN

Marmaï, Cohen e la Merlant rusultano una scelta a dir poco perfetta, per dar voce a un’umanità fallace, ma intraprendente, ferita nel profondo, ma ancora speranzosa. La società che fa da sfondo alle vicende è la nostra, senza troppe esagerazioni, in un senso o nell’altro. Ed è, forse, la cosa più spaventosa e illuminante.

L’apertura su una qualsiasi giornata di Black Friday non può lasciare indifferenti. Tutti, in qualche modo, ne veniamo colpiti. La forza di un progetto come Un anno difficile sta appunto nel divenire specchio di una realtà, con i suoi pregi e i suoi difetti, conducendo lo spettatore a osservare e, soprattutto, a osservarsi, da un altro punto di vista.

Ad arricchire la pellicola e l’esperienza di fruizione, ci pensa poi la colonna sonora incredibilmente vivace e precisa. Ciascun momento ne esce potenziato, simbolicamente ed emotivamente parlando. A dimostrazione di quanto il cinema francese sia in grado di combinare gli elementi e di catturare una sempre più ampia fetta di pubblico.

Un anno difficile | La trama del nuovo film di Olivier Nakache e Éric Toledano

Albert (Pio Marmaï) lavora in aeroporto, ma è pieno di debiti. Motivo per cui porta avanti piccoli affari e qualche truffa, per tirare avanti. Il giorno in cui incontra, per caso o per destino, Bruno (Jonathan Cohen), si rende conto della gravità della sua situazione. Anche quest ultimo, infatti, è sul lastrico, e l’unica soluzione che gli si prospetta è togliersi la vita. I due decidono di unire le forze e di fare fronte comune. A spese però di un gruppo di attivisti, guidati da una giovane inarrestabile, il cui nome in codice è Cactus (Noémie Merlant).

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Pio Marmaï, Jonathan Cohen e Noémie Merlant in Un anno difficile – Photo : Carole Bethuel
© 2023 ADNP – TEN CINEMA – GAUMONT – TF1 FILMS PRODUCTION – QUAD+TEN

Albert e Bruno intraprendono, così, un percorso costellato di manifestazioni, riunioni, aperitivi solidali, mentre stringono un’amicizia sempre più solida e onesta. Guardandosi intorno, diviene chiaro come le rivendicazioni di Cactus e dei suoi agiscano anche su di loro, sebbene la mancanza di soldi continui a farsi pressante e pericolosa.

Tra critiche alla società e messaggi di speranza

Una carrellata di discorsi presidenziali mettono ben in evidenza quanto l’espressione “un anno difficile” possa essere comunemente utilizzata. Non per questo perde di significato. Ne sanno qualcosa i protagonisti, colpiti, nel corso della loro esistenza, da eventi di difficile gestione che hanno lasciato debiti e ferite con cui fare i conti.

Nakache e Toledano conoscono bene la materia di cui trattano, ossia la società moderna. La nuova pellicola ne è un esempio lampante. Ma oltre a sollevare questioni che riguardano la collettività, non tralasciano di indagare ciò che muove il singolo. In particolare, Un anno difficile si popola di persone con problemi di vario tipo, dalla dipendenza all’incapacità di seguire la retta via, dalla depressione alla necessità di comprendere il proprio ruolo.

Se la critica al consumismo non ha filtri, più velata è forse quella alle istituzioni e a questo stile frenetico che tutto ingloba, senza mai lasciare un attimo di respiro o di tempo, anche solo per pensare. Dettagli discreti ma significativi costellano la narrazione, seguendo una linea discorsiva che ha un obiettivo ben preciso. Indelebile e così poetica da causare i brividi, la scena finale contiene un messaggio di grande speranza e ottimismo.