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ZEID HAMDAN: Musica Indipendente dal paese dei cedri

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Profondamente legato alle tragedie del suo paese, Zeid Hamdan, musicista, cantante,  produttore e performer libanese, è senza dubbio una delle voci più significative del panorama musicale indipendente del Medio Oriente. Nato a Beirut nel 1976, Zeid è riuscito a  fondere le sonorità arabe tradizionali con il reggae, la musica elettronica, il pop, realizzando espressioni musicali alternative in grado di dare voce a quella sete di cambiamento sociale e politico reclamata, oggi più che mai, dalle nuove generazioni, non solo libanesi, e guadagnando inoltre,  grande successo anche a livello internazionale.

Cosa significa essere musicisti  indipendenti a Beirut? 

Per meci spiega  significa produrre musica da solo, con un computer portatile, una scheda audio e molti strumenti,  stampare i miei dischi dal pirata di periferia, distribuirli gratuitamente agli amici o venderli consegnandoli  a domicilio in bicicletta (nessuno va più a comprarli nei negozi), fare concerti nei bar della città, non passare nelle playlist di radio e televisione, non ricevere il copyright, filmarsi i video con la telecamera di un amico o con un telefono o una fotocamera, lavorare moltissimo con i social network, offrire alla gente una musica in grado di trasmettere delle idee un po’ più spinte delle solite ‘ti amo, io non più’, del pop arabo. Significa sognare, sperare, puntare sull’emancipazione di un paese molto promettente.

Vissuto a Parigi dall’86 al ’92,  è questo il periodo in cui conosce la musica dei Doors, di artisti francesi e hip hop e dei Beatles che influenzeranno in particolare uno dei gruppi da lui fondati nel 2004, i Government,  ribatezzati nel 2006 New Government per l’instabilità politica e gli omicidi che stavano colpendo il Libano. Dai Lombrix, primo gruppo da lui fondato nel ’94, ai Soapkills , creato nel’97 con la cantante Yasmine Hamdan,  fino agli attuali ShiftZ e  Zeid and the Wings, il percorso artistico del musicista ha subito un’evoluzione che lui stesso ci racconta: I Lombrix sono stati il mio primo gruppo,  suonavamo molto male, stonavamo ma la stampa era stata unanime e ci aveva presentato come la speranza musicale della generazione del dopoguerra, abbastanza da convincere me e Yasmine a dedicarvi la  vita. Quanto ai Soapkills, all’inizio ero soltanto innamorato di Yasmine e non pensavo ad altro che a scriverle canzoni da farle cantare. Quando lei mi ha fatto scoprire la musica araba classica, per me  è stato un punto di  svolta importantissimo, ho avuto l’impressione di aver trovato il mio posto su questa terra. Un cammino musicale appagante artisticamente e sentimentalmente, ma, come accade quando si eccede, ci siamo stancati l’uno dell’altro e il gruppo ha cominciato a farci soffrire. Con i New Government ho ritrovato un’energia immensa. Questo gruppo rappresentava soprattutto la risposta agli Scrambled eggs, che all’epoca monopolizzavano la scena rock alternativa (di buon gusto). Li ammiravo e volevo far loro concorrenza,  ho fatto delle audizioni ad alcuni musicisti, ho formato il gruppo e ho lanciato l’assalto alla scena musicale. Abbiamo fatto dei bei concerti, delle belle avventure, in seno al gruppo c’erano elementi di grande talento. Ma alla fine, guerre, affari e  disavventure con il visto, hanno avuto la meglio su di noi. Così sono stato licenziato dal mio gruppo, da Jeremie e Timothee, che hanno potuto sviluppare le loro carriere e il gruppo Haussman tree. Non ho alcuna  amarezza, né rimpianti, Timothee e Jeremie sono degli artisti eccezionali che mi hanno insegnato tantissimo sull’arte di melodie e ritmiche inaspettate. Ero troppo sdolcinato musicalmente per loro, ma per me restano degli amici e dei mentori. ShiftZ resta il mio spazio preferito in cui miscelo musica elettronica e araba e mi permette di produrre dei cantanti arabi come Hiba Mansouri, Danny Balady e, recentemente, Mariam Saleh. E’ uno spazio esaltante, e poi sono davvero  poche le cose fatte nella musica araba a livello di reggae, electro e altri stili che adoro. Vorrei ricordare anche la musica africana che occupa un posto immenso nel mio cuore e che si è concretizzata attraverso il mio incontro con Kandjha Kora in Guinea. Abbiamo fatto un disco travolgente, “La Guinea”, che ancora oggi  risuona nelle mie orecchie. E’ un progetto che certamente si svilupperà. Infine i Wings. La voce sono io, per una volta, con le mie imprecisioni, i miei testi e i miei amici più cari . Mi soddisfa in tutti i sensi e mi assomiglia”.

Quanto alla scelta di essersi orientato verso l’underground per esprimersi musicalmente e alle contaminazioni che caratterizzano la sua musica, Zeid chiarisce: Non mi sono orientato da nessuna parte, la gente mi dà questa etichetta ma io ho sempre avuto l’impressione di fare una musica molto pop e facile da digerire per tutti. Mi sono autoprodotto con i mezzi che avevo a portata di mano e questo può avermi conferito uno stile ‘underground’, ma  nel mio ambiente passo per un eccentrico. In Europa sarei stato catalogato come artista pop. Suono e compongo negli stili musicali che amo di più, fossilizzarmi su un solo stile mi annoierebbe molto, sarebbe come mangiare ogni giorno lo stesso piatto. Io amo variare e esplorare .  Comunque lo si voglia definire, pop, eccentrico, o underground, Zeid Hamdan sa ben scegliere i semplici strumenti che ha a portata di mano, non ultimi la lingua araba e inglese, due idiomi molto diversi fra loro che riescono, tuttavia, a tradurre e a trasmettere al pubblico, non solo arabo, le emozioni dell’artista libanese :“ Proprio come i 20 milioni di Libanesi sparsi nel mondo,  – ci spiega – a contatto con  molte culture, anche io mi pongo molte domande sulla mia identità araba. Mi sforzo veramente di scrivere l’arabo, spesso mi dicono che i miei testi sono vuoti ( un’amica in particolare) eppure io non posso accettare di scrivere solo in inglese, voglio esprimermi in questa lingua, la trovo magnifica anche se  penso  in inglese e francese e la mia musica è d’ispirazione occidentale. Forse questo contrasto dona  un tocco di  universalità alla mia musica.

Il 27 luglio 2011, la libertà d’espressione di Zeid viene improvvisamente messa in pericolo da un episodio davvero inaspettato: il cantante viene arrestato con l’accusa di aver offeso il Presidente Michel Suleiman nel suo brano “General Suleiman”, con la frase “General Suleiman go home!”. Il pezzo era già uscito da 18 mesi e il video era stato realizzato dal regista Gigi Roccati. Mi hanno voluto arrestare per aver detto ‘go home’ alla fine della canzone, – racconta – è come se Sarkozy mettesse in prigione un cantante che gli dicesse ‘vattene a casa’.  Fortunatamente la mia famiglia e i miei 2000 amici  si sono mobilitati subito (Beirut è un piccolo villaggio) e sono stato liberato nel giro di 8 ore”. La mobilitazione fu imponente anche su Facebook e Twitter, dove migliaia di fans ne reclamavano la libertà. Zeid però non si è lasciato spezzare le ali e alla domanda se questo episodio possa in qualche modo aver condizionato  la sua creatività, così risponde: “Assolutamente no, mi ha semplicemente reso un po’ più popolare”. Definito in passato la Svizzera del Medio Oriente, il Libano è ora un paese profondamente segnato dalla guerra civile e per un artista non è certo facile esprimersi tra censura e instabilità politica. Ma Zeid chiarisce:Io devo la mia carriera alla guerra civile e ai problemi che caratterizzano il mondo arabo. L’ho vissuta come un’opportunità, la gente vuole incontrare e capire un artista che viene da ambienti problematici. Credo che la vera sfida consista nel coinvolgere e interessare la gente facendo riferimento soltanto alla forza del proprio lavoro. Io sono questo genere di artista? Non credo, ma lavoro duramente per arrivare ad esserlo”.

 Zeid Hamdan suonerà in Francia,  a Saint Denis, il 3 e 5 aprile nell’ambito del festival ‘Metis’, insieme a Mariam Saleh e Danny Balady. Oltre ad aver composto le musiche del film siriano “Rehleh”. di prossima uscita, per la regia di Meyar el Roumi,  Zeid ha composto anche la colonna sonora del film di Daniel Arbid ‘Beirut Hotel’, previsto in uscita il 19 gennaio 2012 ma che invece la censura ha bloccato in Libano perché evocherebbe l’affaire Hariri mentre le indagini sono ancora in corso. “Voglio organizzare a Beirut una proiezione non autorizzata del film ‘Beirut Hotel’ – dice Zeid–  con dei concerti, per porre l’attenzione sulla censura in Libano. Bisogna fare qualcosa per  fermarla”. Interessante il punto di vista di Zeid sul contributo degli artisti a quel fenomeno che ha attraversato il mondo arabo nel 2011 e che è stato definito ‘Primavera araba’. Il musicista si mostra critico:”A parte forse El General in Tunisia, – sostiene – direi che gli artisti non hanno contribuito in nulla, hanno soltanto cavalcato l’onda, prima erano ignorati e trattati come cani e poi sono divenuti eleganti portavoce della rivoluzione e girano il mondo per parlarne, d’altronde io giro con loro! E’ la gente che non aveva più niente da perdere che ha provocato la primavera araba, essi stessi ascoltavano e contribuivano al successo degli artisti ben radicati, avendo rinunciato a ogni impegno politico. La primavera araba appartiene ai popoli, ai miserabili, ai militari opportunisti che hanno saputo girare le loro armi nella giusta direzione, al momento giusto”. Nel gennaio 2011 l’artista libanese è stato protagonista del Beirut love attack tour, un tour in tre date con il quale ha fatto conoscere in Italia non solo la musica ma anche la letteratura libanese, attraverso la scrittrice Zena El Khalil che in quella occasione ha presentato il libro Beirut I love you, frutto della sua attività di blogger durante i bombardamenti israeliani del 2006.

Nel luglio 2011, a Londra,  Zeid, aprendo il concerto del Festival “Shubbak”, primo festival della cultura araba contemporanea, patrocinato dal sindaco di Londra, aveva augurato la libertà a tutti i popoli oppressi. Ma per il suo Libano, Zeid Hamdan quale futuro vede profilarsi all’orizzonte? “Non conosco il futuro del Libano fortunatamente. Con gli anni ho capito che il mio paese è anche la Siria, la Giordania, la Palestina, l’Egitto, la Francia, gli Stati Uniti, ovunque io abbia degli amici. Il concetto di frontiera mi annoia, è superato e permette le peggiori atrocità. Spero che sparisca presto”.

 

GENERAL SULEIMAN

 

THE ASFEH 


 

 

 

 

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Il regista premio Oscar incontra Papa Francesco e annuncia: “Farò un film su Gesù”

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Papa Francesca incontra il famoso regista – Newscinema.it

Il famoso regista premio Oscar è in tournée in Italia dopo essere stato al Festival di Cannes e, vista la sua nota devozione religiosa, ha incontrato Papa Francesco e fatto un importante annuncio.

Ho risposto all’appello del Papa agli artisti nell’unico modo che conosco: immaginando e scrivendo una sceneggiatura per un film su Gesù” ha annunciato il famoso regista durante una conferenza a Roma in Vaticano lo scorso sabato. Secondo diverse fonti sta per iniziare le riprese di questo nuovo progetto che potrebbe essere il suo prossimo film.

Il suo ultimo lavoro è stato presentato in anteprima al festival di Cannes pochi giorni fa, ma prima di partecipare alla conferenza – intitolata “The Global Aesthetics of the Catholic Imagination” il regista e sua moglie hanno incontrato Papa Francesco durante una breve udienza privata in Vaticano.

Il regista incontra Papa Francesco

Il convegno è stato organizzato dalla rivista gesuita La Civiltà Cattolica e dalla Georgetown University. Antonio Spadaro, direttore del periodico religioso, ha dichiarato sul sito della testata che durante la loro conversazione Martin Scorsese ha alternato riferimenti ai suoi film e aneddoti personali e ha spiegato “Come l’appello del Santo Padre ‘a farci vedere Gesù’ lo ha commosso”. Egli ha detto.

Per quanto riguarda i riferimenti cinematografici, durante la conversazione Scorsese ha citato la sua ammirazione per Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Scorsese ha anche parlato del significato del suo poema epico del 1988 L’Ultima Tentazione di Cristo e del “successivo passo nella sua ricerca sulla figura di Gesù” rappresentato dal suo dramma su scala ridotta del 2016 Silence sulla persecuzione dei cristiani gesuiti nel Giappone del XVII secolo.

Quel film è stato proiettato nel 2016 in Vaticano. Francesco è il primo papa gesuita ed è noto per essersi unito all’ordine dei gesuiti sperando di diventare missionario in Giappone. Il manager di Scorsese, Rick Yorn, non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento riguardante il nuovo progetto religioso del regista. Killers of the Flower Moon ha riscosso un discreto successo a Cannes 2023.

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Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador | Giuria e novità

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premio mattador

Locandina del Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador

La 14esima edizione del Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador entra nella sua fase finale. Annunciata la Giuria che decreterà i vincitori del Premio dedicato ai giovani talenti del cinema, nelle giornate del 23 e 24 giugno a Trieste e del prossimo 17 luglio al Teatro La Fenice di Venezia.

Sono ben 203 i progetti presentati quest’anno (in aumento dall’ultimo concorso), che la Giuria – presieduta da Minnie Ferrara – dovrà valutare. Tra questi, saranno presi i migliori lavori per ogni categoria, precedentemente selezionati da un gruppo di Lettori scelti.

Le sezioni del Concorso presentano una novità: al consueto Premio Mattador alla miglior sceneggiatura, Mattador al miglior soggetto e Premio Dolly alla miglior storia raccontata per immagini, si aggiunge il Premio Mattador Series al miglior progetto di serie TV.

La prima selezione dei lavori spetterà ai 56 Lettori, chiamati al difficile compito di vagliare i progetti giunti tramite la piattaforma web. Dopo aver scelto i migliori elaborati per ogni sezione, si metterà al lavoro la Giuria speciale, che decreterà i vincitori dei premi come ogni anno.

A presiederla quest’anno ci sarà Minnie Ferrara, Direttrice della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti, insieme al fumettista Mario Alberti, la scrittrice e sceneggiatrice Paola Mammini, lo sceneggiatore Luca Mastrogiovanni (nonché vincitore Premio Mattador 2016 e 2018) e la regista Sophie Chiarello.

Tutto pronto per il Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador

Come detto, sarà un’edizione con nuovi premi. Rimangono le sezioni Premio MATTADOR alla migliore sceneggiatura per lungometraggio (5.000 euro, per cui concorrono 34 lavori), il Premio MATTADOR al miglior soggetto (borsa di formazione e 1.500 euro, in concorso 114 soggetti), il Premio DOLLY “Illustrare il cinema” alla migliore storia raccontata per immagini (borsa di formazione e 1.000 euro in base al risultato del percorso, per il migliore tra i 15 lavori).

Si aggiunge il Premio MATTADOR Series al miglior progetto di serie TV (borsa di formazione e 1.000 euro, in concorso per la prima volta 40 progetti). Da questa edizione, infatti, il Premio CORTO86 alla migliore sceneggiatura per cortometraggio (borsa di formazione e realizzazione del corto) è diventato biennale: il relativo bando uscirà nella 15a edizione.

Cosa aspetta i partecipanti e i vincitori

Il mondo Mattador si prepara così ad accogliere i nuovi giovani partecipanti, per continuare ad imparare, studiare e apprendere il migliore uso degli strumenti del cinema. Tutti i partecipanti, infatti, accederanno a lecture, masterclass e convegni dedicati al cinema e alla sceneggiatura.

In più, i vincitori avranno l’opportunità di partecipare a percorsi formativi dedicati e saranno affiancati da professionisti del settore. Alcune tra le sceneggiature premiate avranno la possibilità di essere pubblicate nei volumi della collana Scrivere le immagini. Quaderni di sceneggiatura (Edizioni EUT/Mattador).

Non ultimo, con spirito di promozione e diffusione di iniziative legate all’arte contemporanea anche tra i più giovani, ai vincitori verrà donato il rituale Premio d’Artista Mattador come riconoscimento del loro valore e ulteriore incoraggiamento per continuare a credere in quello che fanno, proprio come ci ha creduto ogni giorno Matteo Caenazzo, a cui il concorso è dedicato.

La Premiazione del 14esimo Concorso MATTADOR si svolgerà lunedì 17 luglio 2023 a Venezia nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice.

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Fast X premiere a Roma: vi portiamo con noi all’evento con Vin Diesel (VIDEO)

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Fast X premiere Roma

Fast X premiere Roma – Newscinema.it

Il 12 Maggio Roma ha accolto Dom Toretto e il suo team per l’anteprima mondiale di Fast X e noi abbiamo seguito gli eventi e vi raccontiamo e facciamo vedere come è andata.

Fast X ha travolto per una settimana la capitale con una serie di eventi a tema per annunciare l’uscita del decimo capitolo della saga a tutta velocità al cinema dal 18 Maggio. La stampa ha potuto vedere in anteprima il film il 10 Maggio con una proiezione introdotta da un favoloso buffet al Cinema Barberini ormai completamente ristrutturato.

E venerdì 12, sempre lì, si è svolta la conferenza stampa con Vin Diesel e tutto l’incredibile cast del film tranne Jason Momoa unico assente. Charlize Theron, Helen Mirren, Jason Statham, Michelle Rodriguez, John Cena, Brie Larson, Scott Eastwood, Rita Moreno, Terese Gibson e non solo hanno incontrato la stampa prima di partecipare alla premiere con il pubblico e tanto di red carpet la sera stessa.

Alla premiere di Fast X a Roma con noi

In questo vlog qui sotto abbiamo montato una serie di momenti della nostra esperienza Fast X a Roma, in particolare delle attività stampa che hanno avuto luogo nel corso della settimana. La prossima settimana poi uscirà sempre sul nostro canale YouTube MADROG CINEMA una video recensione del film.

Un Vin Diesel euforico non riusciva a stare seduto durante la conferenza stampa e ha ringraziato spesso tutti gli attori del cast: “Voglio che le persone si godano uno dei cast più incredibili e ampi della storia. Tutti hanno portato molto alla saga, a questa mitologia. Godetevi questo cast incredibile e impossible!” ha detto.

Charlize Theron vs Michelle Rodriguez

Tutti hanno parlato di famiglia e di come ci si sente parte di una comunità a far parte di questa saga che va avanti da così tanti anni. Curioso vedere Charlize Theron e Michelle Rodriguez una di fianco all’altra così diverse. Theron vestito blu, composta e fine, mentre Rodriguez verace e goliardica come i suoi personaggi con una risata sincera e contagiosa di pancia. Entrambe hanno alcune scene di combattimento in Fast X che hanno raccontato tra allenamenti in palestra e coordinamento.

“Sento che dovrebbe essere dato più affetto e riconoscimento al mondo degli stunt, anche agli Oscar, perchè rischiano la loro vita per intrattenere gli altri. Di questi combattimenti mi piacciono le coreografie, abbiamo controfigure che volano, saltano e per me è fantastico. Quando li riguardo sono contentissima” ha detto Rodriguez, scherzando con la collega a un certo punto: “Mentre giravamo il catfight pensavo: ‘oddio, sto combattendo con Charlize Theron”.

Jason Statham e Tyrese Gibson a Roma

Jason Statham e Tyrese Gibson a Roma – Newscinema.it

Jason Statham premio Oscar per i fan

Mia mamma mi ha sempre detto: non adagiarti mai, ti devi svegliare e fare quello che ami e, se riesci a farlo devi viverla come una benedizione. Essere qui a Roma su questo palco e vedere così tanto talento intorno a me, è bellissimo” ha detto Gibson, mentre Jason Statham ha speso alcune parole sul suo personaggio: ” Shaw è un cattivo dall’inizio ma, dal punto di vista della famiglia nel corso del viaggio che fa con Dom e gli altri, Shaw stesso non è più come era originariamente percepito. Un uomo di principi che sa distinguere bene dal male, gli interessano la famiglia e le persone vicine e credo che strada facendo diventi uno che si allinea al suo ragionamento. Si uniscono tutti per un bene comune, contro un nemico comune”.

L’attore è stato l’unico all’uscita dalla conferenza stampa a non sgattaiolare in macchina come i colleghi e spendere un po’ di tempo con i fan, firmando autografi, scattando foto e rispondendo ai complimenti che gli arrivavano da ogni parte. ”

Fast X cast – Newscinema.it

Brie Larson e le veterane Helen Mirren e Rita Moreno

Volevo stare con queste persone da sempre. Gli amici e la mia famiglia sono sono mai stati così coinvolti in quello che ho fatto come con questo film. Sono abituata a 9 mesi di lavorazione ma mi hanno detto ‘sono solo due settimane’, ho incontrato la famiglia di Vin Diesel a casa sua e mi squadravano chiedendomi cosa avrei portato alla saga. I suoi figli mi hanno dato tanti consigli, divertenti e intelligenti” ha detto Brie Larson.

Una delle cose più belle è che ho potuto fare improvvisazione, per esprimere le emozioni in un modo che non mi aspettavo. C’è una scena in cui ci abbracciamo io e Vin e pensavo tutto il tempo “mio dio milioni di donne vorrebbero essere al mio posto” ha scherzato Rita Moreno. “Siamo una famiglia disfunzionale ma affettuosa, ci tiene insieme l’amore per il mestiere ed è una cosa straordinaria che Vin ha creato. Non c’è una cosa simile nel cinema” ha sottolineato Helen Mirren.

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