Un legame proibito tra una insegnante e il suo studente diventa il cuore amaro di La Gioia, film intenso di Nicolangelo Gelormini.
Alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia c’è spazio anche per le storie più scomode, quelle che scavano nel cuore della provincia italiana. La Gioia è il nuovo film di Nicolangelo Gelormini, in concorso alle Giornate degli Autori e racconta il legame proibito tra un’insegnante solitaria, Gioia (Valeria Golino), e il suo studente Alessio (Saul Nanni).
Una relazione che nasce fragile e disperata, con radici in una vicenda reale: l’omicidio di Gloria Rosboch, avvenuto nel 2016, che ha segnato profondamente l’opinione pubblica. Il regista, senza cedere al sensazionalismo, sceglie di trasformare quella cronaca nera in una riflessione sulla vulnerabilità, sull’amore e sull’impossibilità di riscatto.
Con La Gioia, Gelormini propone un cinema che affronta il dolore e il desiderio di redenzione, ma anche la durezza di un ambiente cinico, dove ogni sogno sembra destinato a schiantarsi. Un’opera che segna il ritorno di Golino a un ruolo intenso e drammatico.
La Gioia: la sinossi del film
Gioia (Valeria Golino) è un’insegnante di liceo che non ha mai conosciuto davvero l’amore. Vive ancora con i genitori, da cui riceve solo attenzioni opprimenti, e passa le giornate immersa nei libri, lontana dal mondo reale.
La sua vita cambia quando incontra Alessio (Saul Nanni), uno dei suoi studenti. Il ragazzo, costretto a fare i conti con la precarietà e con una madre in difficoltà economiche (Jasmine Trinca), si prostituisce per racimolare denaro e sopravvivere.
Tra i due nasce un legame inaspettato, proibito, fragile e insieme vitale: Gioia vede in Alessio la possibilità di un sentimento autentico, mentre il ragazzo trova in lei un rifugio diverso dalle logiche di compravendita del corpo.
Ma quel desiderio di riscatto che lo divora dentro – la rabbia verso la sua condizione sociale e la voglia di un futuro diverso – si trasforma in veleno.

La fragilità come condanna
In La Gioia la fragilità non è soltanto un tratto dei personaggi, ma diventa la materia stessa della narrazione. Gioia è una donna che ha vissuto protetta e isolata, incapace di confrontarsi con la brutalità del mondo esterno, e che si lascia travolgere da un amore impossibile.
Alessio, invece, incarna l’urgenza di chi vuole fuggire a ogni costo dalla povertà e dal degrado, anche a prezzo della propria dignità. L’incontro tra i due non poteva che trasformarsi in collisione.
Gelormini costruisce un racconto che parla di provincia come luogo claustrofobico, fatto di figure meschine, feroci e incapaci di compassione. È un universo che divora i suoi abitanti, impedendo ogni possibilità di redenzione. Lo stesso regista ha spiegato:
«L’irruzione di Alessio nella tranquilla esistenza di Gioia, che non conosce la vita se non attraverso i libri e l’amore attraverso Flaubert, non può che produrre un’irreversibile collisione. Gioia e Alessio sono due personaggi ricreati nella fantasia per dare corpo al sentimento di isolamento che caratterizza il nostro presente».
Il film funziona grazie a un cast solido: Golino, intensa e trattenuta, regala a Gioia un volto fragile e dignitoso. Nanni sorprende invece per maturità interpretativa, mentre Jasmine Trinca dà corpo a una madre che vive di piccoli sacrifici.
L’insieme restituisce una storia amara, in cui l’amore diventa sacrificio laico, atto di resistenza contro il cinismo di un mondo che sembra condannare chiunque tenti di salvarsi attraverso i sentimenti.