Amleto | Al Teatro Argentina un adattamento innovativo e immersivo

Dal 15 novembre al 4 dicembre 2022, al Teatro Argentina di Roma, torna l’Amleto di Giorgio Barberio Corsetti. Il celebre artista ne firma la regia e l’adattamento, mentre a vestire i panni del tragico eroe shakespeariano ritroviamo il bravissimo Fausto Cabra (L’estate d’inverno, DAnnunzio: l’uomo che inventò se stesso – disponibile su RaiPlay).
Si tratta di una produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale.

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Amleto, una tragedia immortale ma rinnovata al Teatro Argentina

Tra le opere più famose, amate e riprese del Bardo, Amleto rivela, in questa versione, un punto di vista diverso, innovativo, rivoluzionario. Per quanto immortali siano i temi affrontati dalla tragedia, non va sottovalutato il potere della modernità e del riadattamento. A partire dall’abbattimento della quarta parete, che permette (e quasi spinge) al pubblico di percepire e sperimentare sulla propria pelle.

Il dolore di Amleto diventa quello della platea, la sua sofferenza si fa tangibile, oltre che completamente visibile. Le luci accese in sala uniscono, in più di un’occasione, chi è sopra il palco e chi è seduto sulla poltrona. Il protagonista è un giovane trentenne alle prese con una perdita e un tradimento incalcolabili, che vanno ad aggiungersi al peso dell’eredità del trono.

Lo stile contemporaneo che emoziona

Scontroso, frustrato, incontenibile nella sua ricerca di verità, Amleto non fa prigionieri. E, alla fine, la scontano tutti. Nel mare di caos in cui vertono i personaggi, ognuno di loro subirà le conseguenze di azioni funeste, crudeli e istintive.

L’opera di William Shakespeare ha un potenziale pressoché infinito. Ecco perché, dinanzi alla versione di Giorgio Barberio Corsetti, si resta ammaliati da come queste vengono declinate. L’utilizzo di uno stile contemporaneo, tra camicie hawaiane e giubbetti di pelle, insegne luminose e vernice spray, tapis roulant e fiori di plastica, si riflette spesso anche nel linguaggio, regalando un’esperienza unica e incancellabile.

Per oltre due ore si viene trasportati dentro un luogo altro, magico e attraversato da sensazioni così potenti e varie da perdersi al suo interno.

Quando la recitazione è vita

Ogni singolo elemento contribuisce a creare questa atmosfera, dalla scenografia, asciutta ma di grande impatto, a cura di Massimo Troncanetti, alle incantevoli musiche di Massimo Sigillò Massara (giusto per citarne alcuni). Ma lo straordinario effetto finale, con tanto di catarsi, lo si deve all’incredibile compagnia di attori sul palcoscenico.

In primis Cabra, di un’intensità fuori dal comune, abile e coraggioso nel farsi letteralmente attraversare (se non, addirittura, possedere) dal suo Amleto. Le lacrime che versa sono vere, salate, pungenti. La voce spezzata, il respiro affannato, la follia necessaria. Sorprendente immaginare come riesca, sera dopo sera, a sostenere una simile performance.

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Accanto a lui, si distinguono Mimosa Campironi nelle vesti di Ofelia, oltre che in quelle di musicista all’occorrenza – canta a cappella e suona in scena vari strumenti – e Francesco Sferrazza, che dona una preziosa umanità al suo Orazio.