Anche Io, il film inchiesta sul caso Weinstein e il MeToo | Recensione

Una scena del film She Said (fonte: Universal)
Una scena del film She Said (fonte: Universal)
Anche Io, il film inchiesta sul caso Weinstein e il MeToo | Recensione
3.8 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Conciso e lineare, Anche Io, il film di Maria Schrader sul MeToo, ripercorre la complessa inchiesta che ha permesso a due giornaliste del New York Times di svelare al mondo il vero volto di Harvey Weinstein.

Il 5 ottobre del 2017, il New York Times pubblica l’inchiesta di Jodi Kantor e Megan Twohey sui crimini sessuali di Harvey Weinstein, noto produttore cinematografico e fondatore della Miramax, che per tre decenni, sfruttando la sua posizione di potere, ha abusato di attrici e assistenti, spesso sotto lo sguardo complice di altri addetti ai lavori.

Zoe Kazan e Carey Mulligan nel film (fonte: Universal)
Zoe Kazan e Carey Mulligan nel film (fonte: Universal)

Se il titolo italiano traduce pedissequamente il famosissimo hashtag, quello originale, She Said, richiama l’odiosa espressione con cui sovente si liquidano le accuse di violenza, ridicolizzando o sminuendo l’attendibilità di chi denuncia.

Il film di Maria Schrader mette in scena la tenacia delle due giornaliste protagoniste, disposte ad andare fino alla fine del mondo anche solo per raccogliere una testimonianza utile a svelare la strategia impiegata da Weinstein per coprire i suoi abusi: ridurre le sue vittime al silenzio a colpi di grossi assegni e inestricabili accordi di riservatezza.

Se Anche Io funziona così bene è innanzitutto perché si pone fin dall’inizio una domanda fondamentale: come mettere in scena la violenza sessuale al cinema? Come The Assistant di Kitty Green (2019), altro film che evocava i crimini del fondatore della Miramax, Schrader sceglie di tenerli solo fuori campo o di comprenderli in ellissi.

Man mano che il film avanza i fuori campo diventano sempre meno frequenti, i salti in avanti si fanno sempre più corti, ma chi guarda non è mai spettatore diretto né degli attentati, né degli stupri, né del volto del loro autore.

Anche io | un film di grande rigore morale

Maria Schrader fa qui una scelta di messa in scena morale, ma soprattutto sostiene con il suo film la tesi che un’aggressione sessuale non debba mai essere rappresentata nel suo squallido accadere, bensì rivelata con scrupolo e cautela (prendendosi il tempo che serve) attraverso i segni che lascia sulle vittime.

Così Anche Io diventa un film meraviglioso sulla parola e su ciò che produce la sua assenza, in cui le inquadrature dei volti scavati dalla sofferenza del silenzio si fanno persino più dolorose dell’atto violento graficamente descritto.

Una scena del film (fonte: Universal)
Una scena del film (fonte: Universal)

Inizia come Tutti gli uomini del presidente, per poi allontanarsi sempre di più dalle sue due protagoniste (Zoe Kazan e Carey Mulligan) e assumere la forma di un film corale (una tecnica molto simile a quella utilizzata da Alice Diop nello splendido Saint Omer). Così asciutta e rigorosa, la narrazione per ellissi lascia un enorme spazio al coraggio delle donne di questa storia, che siano giornaliste o vittime del magnate di Hollywood e del sistema che lo proteggeva.

Anche se c’è solo Ashley Judd ad interpretare se stessa sullo schermo, percepiamo il film abitato da qualcosa di diverso dalla finzione cinematografica, attraversato da un’attinenza alla realtà che diventa sempre più pressante nella rabbia silenziosa e nella determinazione ferrea dei personaggi.

Come se Anche Io fosse riuscito a essere il catalizzatore di una rabbia e di un desiderio di giustizia che, come si vede dalle cronache, ha ancora mille ragioni per essere così forte e intransigente.