Cannes 2012: Holly Motor, recensione

Spesso in un festival si può trovare un film che ha il preciso intento di spiazzare il pubblico, raramente se ne vede uno che ci riesca in maniera convincente, senza sembrare gratuito. Holly Motor di Leon Carax, nella Competition del 65esimo Festival di Cannes, fa parte dei rari casi. Sperimentale sul piano narrativo, si muove su quella china tra “fuffa” (prendendo il termine in prestito da un amico) e genio. O lo ami o lo detesti. Di sicuro è estremamente divertente. La trama è delinearla solo per sommi capi. In una limousine bianca, Oscar attraversa la città di Parigi ( no, non è Cosmopolis. Bisognerà aspettare qualche altro giorno) fermandosi di tanto in tanto per vivere/interpretare un personaggio, una situazione.

Un gioco di identità in cui per poche ore sarà un mendicante, un elfo feroce, un anziano sul punto di morire, un padre che rimprovera la propria figlia. Una prova d’attore vera e propria che vede protagonista il bravissimo Dennis Lavant. Una continua trasformazione divertente, giocosa, che nasconde, un amaro retroscena. Per nulla banale, il film diventa una riflessione su noi stessi commovente. Ad affiancare Lavant, in un episodio Kylie Minogue che si esibisce un un momento da musical. Carax, mette molta carne sul fuoco, travolgendo lo spettatore, e dividendo la critica e il pubblico di questo festival. Non resta che sperare in un improbabile distribuzione italiana.