Cinema: 5 storie d’amore che partono bene e finiscono male

Emma Stone – Fonte: Ansa – NewsCinema.it

Il grande schermo non è solo storie d’amore col lieto fine, ma incontri autentici, viscerali e introspettivi. A dimostrarlo, ci hanno pensato queste cinque pellicole.

Jack Dawson e Rose DeWitt Bukater non ce l’hanno fatta. A dividerli ci ha pensato la famosa zattera, oggetto di teorie e speculazioni da oltre due decenni. “Jack avrebbe potuto sopravvivere“, ha confessato con un sorrisetto lo stesso James Cameron, nello speciale di NatGeo intitolato Titanic: 25 Years Later.

Kolossal epico-romantico con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet a parte, sono tanti i film che hanno portato sul grande schermo storie d’amore realistiche, complesse, contorte, complicate e forse addirittura impossibili. Non tutte le favole romantiche, incluse quelle cominciate nel migliore dei modi, hanno per forza un lieto fine. Queste storie d’amore, che partono bene e finiscono male, ne sono un esempio.

La La Land (2016)

La La Land di Damien Chazelle racconta la storia d’amore tra un musicista jazz e un’aspirante attrice, interpretati rispettivamente da Ryan Gosling ed Emma Stone, affidando ai balli e alle canzoni il compito di dare forma ai loro sentimenti.

L’incertezza del futuro, fatta di sogni infranti, tentativi e ispirazioni, spinge i protagonisti ad allontanarsi, anche se due si confessano che si ameranno per sempre. Quando si ri-incontrano, cinque anni più tardi, lei è diventata un’attrice famosa, lui è riuscito ad aprire il club di musica jazz che sognava.

Con Mia nel pubblico, Sebastian esegue al piano il loro tema d’amore, e Mia immagina come sarebbe potuta essere la loro vita se la loro relazione avesse funzionato. Terminata l’esibizione, Mia lascia il locale assieme al nuovo compagno, non prima di condividere un ultimo sguardo di intesa con l’amato Sebastian. Quando si dice “la persona giusta nel momento sbagliato”.

Damien Chazelle
Damien Chazelle (Foto: Ansa) – Newscinema.it

Her (2013)

L’amore può avere forme e destinazioni differenti. Può essere un sentimento provato per un partner, per un amico, per un componente della famiglia, per un animale domestico. Anche per un sistema operativo, come nel caso di Her, diretto da Spike Jonze nel 2013.

Theodore (Joaquin Phoenix) è un uomo solo, infelice e introverso, che di professione elabora accurate lettere per conto di altri. La sua vita cambia quando s’innamora di un sistema operativo intelligente di nome Samantha (in lingua originale, Scarlett Johansson), che nel tempo si tramuta in coscienza, trascendenza e intuizione.

Il film, di undici anni fa, non menziona mai direttamente l’intelligenza artificiale generale, ma le competenze di Samantha sono perfettamente assimilabili a quelle dell’AI: il software di consumo è in grado di apprendere e pensare come un essere umano.

Come in (quasi) tutte le favole distopiche, anche in questa pellicola delicata e malinconica (vincitrice del premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale), non è previsto un lieto fine per Theodore e il suo amato sistema operativo. Un giorno, infatti, sarà la stessa Samantha a rivelare che i sistemi operativi si stanno evolvendo e intendono proseguire l’esplorazione della propria esistenza allontanandosi dagli umani. I due “innamorati” tristemente si dicono addio, e lei scompare definitivamente dal computer di Theodore.

500 giorni insieme (2009)

La classica rappresentazione cinematografica di una coppia che si separa, vuole una donna fragile sommersa da confezioni di gelato di discutibile qualità e fazzoletti ovunque. A scardinare questo immaginario, ci pensa 500 giorni insieme di Mark Webb, dove è Tom (Joseph Gordon-Levitt) a struggersi per Summer, in italiano Sole (Zooey Deschanel).

Il loro amore, nato dalla forza emozionale della musica degli Smiths, finisce dopo che i due guardano Il laureato, il cult di Mike Nichols. Se lei, più forte e risoluta, riesce ad andare avanti, la rottura causa invece a Tom una profonda depressione.

Avere tempi di ripresa diversi, d’altro canto, non è sbagliato, è normale. Anche lui, infatti, ritroverà il suo Sole quando meno se lo aspetta, anche se questa volta porterà il nome di Luna: durante un colloquio di lavoro, Tom conoscerà un’altra ragazza e quando si deciderà a invitarla per un caffè, lei accetterà con piacere.

Love (2015)

Di genere erotico-drammatico, Gaspar Noé dirige le attrici debuttanti Aomi Muyock e Klara Kristin, affiancate da Karl Glusman. In un’estetica al neon, la pellicola parla della relazione tra due giovani fidanzati, interrotta dal rapporto carnale con un’altra donna. Sommersa da pareri discordanti a metà tra lodi entusiaste e critiche distruttive, Love porta sullo schermo l’inconciliabilità tra eros e thanatos, che porterà all’inevitabile rovina di una coppia.

Questa la trama: Murphy (Karl Glusman) è un giovane studente di una scuola di cinema che frequenta Electra (Aomi Muyock). Tra i due si inserisce (letteralmente) una giovane ragazza chiamata Omi, che rimarrà poi incinta di Murphy. La cosa porrà inevitabilmente fine al fidanzamento dei due protagonisti.

Quando, tempo dopo, Murphy riceve una telefonata dalla madre di Electra che gli chiede informazioni su sua figlia, il protagonista non può che ripercorrere con nostalgia la turbolenta vita sentimentale con l’ex ragazza, destinata a finire a causa di prevedibili eccessi e sregolatezze.

Love, Gaspar Noé
Aomi Muyock, Gaspar Noé e Karl Glusman – – Fonte: Ansa – NewsCinema.it

Un ponte per Terabithia (2007)

Non una vera e propria storia d’amore quanto più una potente storia di amicizia, di un legame intrinseco e indissolubile tra due giovani protagonisti, che non ha avuto il tempo di diventare altro. Un film che chi ha visto all’epoca difficilmente dimenticherà: Un ponte per Terabithia.

La triste routine del dodicenne Jesse (Josh Hutcherson) è destinata a cambiare con l’arrivo della vicina di casa appena trasferitasi, Leslie (AnnaSophia Robb), dotata di una grande fantasia. I due amici, esplorando il bosco vicino casa, creano il mondo incantato di Terabithia, un regno tutto loro in cui potersi rifugiare dai bulli e dai problemi, assieme ad antiche e mistiche creature. C’è solo un problema: per raggiungere il rifugio magico, bisogna lanciarsi con una corda appesa a un ramo sopra a un torrente.

Il film, attraverso la genuina e salvifica connessione tra i due protagonisti, conduce per mano lo spettatore in un luogo felice, dove tutto è possibile grazie all’immaginazione. Un giorno, però, Jess non accompagna Leslie nella loro tana magica, decidendo di fare altro. Rincasato, riceve una notizia sconvolgente (nonché trauma anche per molti giovani spettatori): la corda che usavano per passare il torrente si è spezzata e Leslie è morta nella caduta.

Per la prima volta nella sua vita, Jess non si sente solo e decide di reagire, costruendo un ponte di legno per raggiungere più facilmente Terabithia, come da titolo del film. Essendo il sentimento tra amici, a tutti gli effetti, una forma di puro amore, questa è decisamente una storia iniziata più che bene ma finita decisamente in maniera drammatica.