Il thriller Dead Man’s Wire diretto da Gus Van Sant verrà presentato fuori concorso in anteprima il 2 settembre 2025 nel corso di Venezia 82. Quello che non tutti sanno è che la vicenda è tratta da una storia vera.
L’82° edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia è ormai alle porte e il pubblico, la stampa e i fan, sono in trepidante attesa di prendere parte a red carpet e anteprime.
Con la direzione di Alberto Barbera, i giorni che renderanno incandescente il Lido di Venezia sono dal 27 agosto al 6 settembre 2025. Tra i titoli e i relativi attori e attrici che sbarcheranno, ci sono anche i protagonisti del film Dead Mans’ Wire.
Il regista Gus Van Sant sarà uno dei nomi più citati dagli addetti ai lavori e non solo, nel corso di quei giorni, anche in vista del premio che gli verrà consegnato. Il 2 settembre riceverà il Campari Passion For Film, assegnato dalla Biennale a coloro i quali hanno dato un grande contributo al cinema d’autore con grande passione.
Il thriller Dead Man’s Wire con Bill Skarsgård
A inizio anno il regista Gus Van Sant si è trovato seduto sulla sedia di regista, dopo un cambio di guardia, che inizialmente aveva previsto il coinvolgimento di Werner Herzog e Nicholas Cage.
A prendere parte a questo progetto, anche altri nomi illustri del mondo del cinema internazionale, quali Al Pacino, Colman Domingo e Bill Skarsgård. Questo film oltre a raccontare una storia vera, vede anche il ritorno di Van Sant alla regia di un film, dopo sei anni di silenzio.
Oltre a essere una storia ad alta tensione, perfetto per chi ama il genere thriller, questo film indaga anche la mente di Tony Kiritsis, mettendo lo spettatore in bilico tra ciò che è giusto e cosa sbagliato, tra vendetta e giustizia e su quanto, già negli anni Settanta, i media erano pronti a sfruttare il dolore della gente, per fare notizia.
La storia vera del film
A Indianapolis, l’8 febbraio 1977, Tony Kiritsis di 44 anni, fece irruzione nell’ufficio di Richard O.Hall, presidente della Meridian Mortage Company.
A portare Kiritsis a compiere questo gesto, il fatto di essersi sentito truffato da questo istituto di credito (o presunto tale). Preso in ostaggio, il suo rapitore lo tenne sotto minaccia per tre giorni con un fucile a canne mozze calibro 12.
Come se non bastasse, ad aggiungere altra tensione alla situazione, uno strano marchingegno chiamato “Dead Man’s Wire“. Kiritsis aveva collegato al collo dell’uomo, un filo di ferro, collegato a sua volta al fucile.
In cambio della sua vita, Kiritsis voleva 5 milioni di dollari, immunità e le scuse pubbliche di Richard O.Hall, per averlo truffato. Quando venne resa nota la vicenda, il popolo americano rimase con il fiato sospeso per tre giorni, attraverso le notizie dei media.