L’attrice Jenny De Nucci presenta al Giffoni Film Festival il cortometraggio Ti Respiro insieme a uno dei registi, Lorenzo Giovenga.
L’attrice italiana Jenny De Nucci è tornata per la quinta volta al Giffoni Film Festival, con un cortometraggio intitolato Ti Respiro. Una storia che vede come protagonista Mila, una giovane influencer, che torna a casa con ecchimosi e stampelle, dopo esser scampata da un grave incidente stradale, durante il quale il suo fidanzato ha perso la vita.
Per la De Nucci, che conta oltre 1 milione e 100 mila follower su Instagram, la vicenda vissuta dal suo personaggio ha anche una parte autobiografica. Presenti in conferenza stampa Jenny De Nucci e uno dei due registi, Lorenzo Giovenga. Ecco cosa hanno detto in esclusiva per NewsCinema.it.
Intervista a Jenny De Nucci
Quante volte al mese vorresti gettare il cellulare in una teca come nel corto ed essere un po’ offline?
A dire il vero, lo faccio almeno una volta a settimana. mi rendo conto che anche troppo l’interazione mentale, sebbene sia annessa al mio lavoro. Avere però il cervello continuamente stimolato da mail, messaggi e notifiche, ogni tanto arrivi a un certo punto dove dici ‘Ok, fermiamoci un secondo’.
Per questo motivo ho sempre il telefono sempre su ‘non disturbare’, soprattutto se sto studiando, se sto lavorando perché mi distraggo molto velocemente, appena mi arriva una notifica sto mezz’ora al telefono. Lo faccio anche come salvaguardia personale.
Perché hai deciso di interpretare Mila, una influencer in lutto che si isola completamente?
Non ho scelto di interpretare Mila, l’ho dato per scontato. Capisco cosa vuol dire chiudersi a casa, non voler parlare con nessuno e si vuole restare da soli. per me era importante interpretarla, perché avendo una community di ragazzi molto giovani, volevo che mi legassero a un tema del genere perché sanno che lo faccio nel mio privato e volevo che mi vedessero in maniera non disumanizzata. anche la scelta di farmi vedere in condizioni non perfette, era esattamente quello che volevamo.
Ti Respiro sembra sottolineare che il tuo lavoro nella vita reale comporti tanta attenzione pubblica, ma solitudine tra le mura di casa. Tu come gestisci le tue amicizie e relazioni facendo un personaggio pubblico molto seguito?
Secondo me la cosa che non mi fa friggere il cervello è che non esco con nessuno del mondo dei social e del cinema. Le persone con cui esco non sono fritte mentalmente. Con i pochi attori che frequento, non parliamo mai di lavoro, perché salvaguardia anche l’amicizia.
Il corto si svolge interamente in una sola location. Quali sfide e opportunità ha comportato questa scelta narrativa?
Una sfida è stato il coordinatore del condominio che non ci voleva far girare. Lo abbiamo dovuto implorare per poter girare e ci ha detto che potevamo farlo. Un’altra sfida il fatto che avessi due gatti in casa e ho dovuto mettergli il tira graffi nel bagno. Poi non mi è mai capitato di legare il luogo nel quale vivo con quello in cui sto lavorando. Andavo a dormire con tutte le attrezzature a casa e pensavo ‘oddio un po’ ansiogena come cosa’. Dico sempre che questo cortometraggio mi ha fatto perdere 25 anni. Però è stata un’esperienza incredibile e la farei altre mille volte.
Nel corto la pizza è la tua unica consolazione. Nella vita reale qual è un cibo che ti consola nei momenti difficili?
Sì, le patatine fritte. Momento difficile? Ordino le patatine fritte.
Il corto sarà disponibile su RaiPlay da oggi. Quali reazioni speri di suscitare tra il pubblico adulto e quello giovane?
Spero possano entrare nella visione di Mila, capire che è normale provare un certo tipo di emozioni che sono totalmente umane e non bisogna vergognarsi di provarle. Anzi, accettarlo è giusto accettarlo e poi si inizia anche a stare meglio una volta accettate e vale per grandi così come per i piccoli.

Intervista al regista Lorenzo Giovenga
Questo cortometraggio ci fa vedere in una versione inedita, come sopravvivere a un lutto. Com’è nata l’idea di girare questo corto?
L’idea è nata da Jenny, con la questione del fattorino che l’aveva importunata nella realtà. Partendo da quello spunto narrativo, da questa storia di stalking, ci siamo chiesti ‘qual è il momento nel quale una persona risulta essere più fragile?’ E abbiamo pensato al lutto. Svolgere il cortometraggio durante il lutto è un argomento interessante, soprattutto se a viverlo è una persona famosa che non ha voglia di condividerlo con il mondo esterno.
Voler raccontare qualcosa di intimo di andare a esplorare quella linea grigia di demarcazione tra lutto, dolore, senso di colpa e voglia di tornare a vivere e allo stesso tempo, di chiudersi dentro casa. Non c’è un modo corretto per vivere un lutto. In psicologia si parla delle cinqeu fasi del lutto, ma credo che la storia voglia raccontare in maniera libera e visionare, cosa avviene in una persona che perde il compagno in un incidente stradale.
Qual è il vero significato del corto? Secondo te estraniarsi dal mondo esteriore può essere un modo per affrontare e metabolizzare il dolore?
Stare da soli è necessario, non siamo abituati a farlo e abbiamo anche paura a farlo, ma restare da soli e riflettere con noi stessi, ci pul aiutare anche a stare meglio con gli altri.
Qual è il messaggio che vorresti venisse recepito dal pubblico?
In generale, non mi piace molto di parlare di messaggi legati al cinema, perché ognuno può interpretare la storia alla sua maniera. Spero che le persone possano empatizzare nei confronti della storia e notare com’è stato riposizionato il personaggio di Jenny e delle doti che non aveva mai mostrato in altri progetti. In qualche maniera essere interessato a un cinema che non ha il messaggio, ma racconta con la visione il tempo e i meccanismi attraverso un finale che ha un colpo di scena capire come interpretare il tutto.
Come mai avete deciso di inserire i messaggi misteriosi che riceve Jenny all’interno dei cornicioni della pizza?
Quando abbiamo pensato a come il fattorino poteva comunicare con Mila, abbiamo pensato al cornicione della pizza, come intuizione molto originale. Ci siamo rifatti ai Baci Perugina, ai biscottini cinesi, a quei cibi che comunicano. E poi, la cosa è proattiva, perché lei sapendo che i messaggi si trovano nei cornicioni, va quasi a caccia di quei messaggi c’è anche una componente di gaming.
Perché è stata scelta la mantide religiosa come animale?
Il fatto che Mila sopravvive a un incidente stradale, mentre il compagno muore, le fa venire dei sensi di colpa. L’animale che simboleggia questo stato d’animo è proprio la mantide religiosa, che durante l’accoppiamento mangia il partner maschile. In questo animale abbiamo trovato un grande alleato per raccontare l’interiorità di Mila, anche solo attraverso un inquadratura sull’animale.