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Amore, politica e solitudine: ecco perché La Grazia di Sorrentino è imperdibile

Venezia 82 ha aperto in grande stile con La Grazia di Paolo Sorrentino, lo abbiamo visto ed ecco cosa ne pensiamo in questa recensione sincera.

Il dilemma morale è un motore narrativo formidabile” ha dichiarato Paolo Sorrentino in conferenza stampa a Venezia 82 per presentare il suo nuovo film La Grazia che ha dato il via alla celebre Mostra del Cinema 2025.

Il nuovo film di Paolo Sorrentino è un’opera che conferma ancora una volta la capacità del regista napoletano di intrecciare ironia, riflessione e un’estetica raffinata in un racconto che colpisce al cuore.

Di cosa parla La Grazia

Mariano De Santis, interpretato da un magnetico e carismatico Toni Servillo, è un uomo di potere alla costante ricerca della verità. Un politico giusto, onesto e attento, che ha fatto per anni il suo dovere in veste di Presidente della Repubblica italiana.

A pochi giorni dalla fine del suo mandato, tuttavia, avverte il peso della solitudine, le ferite del passato ancora bruciano e il futuro si fa avanti minaccioso. Come se non bastasse deve affrontare due scelte cruciali: concedere o meno la grazia a due detenuti e firmare una legge sull’eutanasia.

Tutto questo mentre continua a fare i conti con il ricordo della moglie Aurora, l’unico grande amore della sua vita, che lo ha tradito lasciando un segno indelebile. Al suo fianco, la figlia, interpretata da una brava Anna Ferzetti, con la quale costruisce un rapporto intenso, fatto di contrasti ma anche di una complicità profonda. La loro alchimia sullo schermo rappresenta uno dei cuori pulsanti del film.

Sorrentino Venezia 82
Sorrentino a Venezia 82 (Foto: Ufficio stampa Venezia) – Newscinema.it

La grazia non è solo uno strumento giuridico nei mani del Presidente della Repubblica, ma una sorta di atteggiamento nei confronti nel mondo e della vita. Ho pensato che questo Presidente sotto l’aspetto rigoroso e serio fosse in realtà una persona innamorata della moglie, della figlia, ma anche del diritto e di una serie di valori che la politica dovrebbe incarnare ma raramente lo fa“.

Una storia d’amore “struggente”

La Grazia è un film potente, emozionante e a tratti commovente. La sceneggiatura si basa su dialoghi brillanti, un’ironia pungente e una scrittura acuta. Sorrentino firma un’opera che va oltre i confini del genere politico per raccontare l’essere umano nella sua fragilità e nella sua forza.

In una cornice raffinata trovano respiro inquadrature poetiche e suggestive in cui il regista gioca tra luci e ombre, nebbia e uno sguardo ampio su location suggestive. Ogni scena sembra costruita con una precisione pittorica che cattura e ipnotizza, senza mai risultare sterile.

Nonostante il tema politico sembri centrale, La Grazia non è solo un film sulla politica o il solito biopic politico. È soprattutto un film sull’amore, su come la passione e il dolore possano orientare le scelte di un uomo. Il coraggio, la perdita, la fragilità dell’umanità nel provare emozioni, c’è tutto in questo film.

Ragione e sentimento

Il conflitto tra razionalità e umanità emerge potente: Mariano è oppresso dal senso di responsabilità. Straordinario il dialogo con la figlia, quando lei dice: “Dovremmo vedere la verità da vicino, mentre il diritto te la mostra sempre da lontano”. Una battuta che riassume perfettamente il cuore del film: il confronto tra legge e vita, tra istituzione e sentimento.

La Grazia recensione
La recensione del film La Grazia (Foto: Ufficio stampa Venezia 82) – Newscinema.it

Come resistere a Coco? E al rap

A illuminare il racconto c’è il personaggio di Coco Valeri, la cara amica irresistibile e dirompente di Mariano, che porta leggerezza e ironia nella tensione narrativa. E infine una colonna sonora che mescola elettronico e rap, un contrasto moderno e spiazzante, perfetto per accompagnare i dilemmi morali e affettivi del protagonista.

Da non dimenticare il cameo di Guè Pequeno, provocatorio e divertente. E da notare il parallelismo del Presidente con un astronauta, apparentemente distante ma che vive anch’esso la solitudine, seppure in un contesto diverso. Un tocco visionario che aggiunge profondità alla narrazione e amplia la dimensione metaforica del film.

 

 

 

 

Letizia Rogolino
Letizia Rogolino
Il cinema e la scrittura sono le compagne di viaggio di cui non posso fare a meno. Quando sono in sala, si spengono le luci e il proiettore inizia a girare, sono nella mia dimensione :)! Discepola dell' indimenticabile Nora Ephron, tra i miei registi preferiti posso menzionare Steven Spielberg, Tim Burton, Ferzan Ozpetek, Quentin Tarantino, Hitchcock e Robert Zemeckis. Oltre il cinema, l'altra mia droga? Le serie tv, lo ammetto!

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