Fare o non fare, è questo il problema. Ed a scatenarlo ci ha pensato David Hockney, uno dei più influenti artisti del XX secolo. Già, il buon Hockney, artista britannico dalla fama indiscussa, settantaquattro anni suonati e la carica di un giovinetto, si sarebbe scagliato contro Damien Hirst, quarantaseienne artista di Bristol. La causa: secondo Hockney, protagonista di una mostra personale alla Royal Academy of Arts di Londra che verrà aperta alla fine di gennaio, Hirst avrebbe una pecca da non sottovalutare se di mestiere fai l’artista. Il capofila del gruppo YBAs non creerebbe lui stesso le proprie opere ma le lascerebbe realizzare ai suoi assistenti. Non a caso sul poster che pubblicizza la mostra di Hockney ci sarebbe scritto: “Tutte le opere sono state create dall’artista stesso, personalmente”. Direte voi, cosa c’entra Hirst con questa affermazione? Ebbene, apparentemente, questa frase potrebbe risultare un’innocente riflessione di un amabile artista. Ed, invece, non è così. Perché Hockney, in un’intervista alla rivista Radio Times, ha confermato che quelle parole avevano un destinatario preciso: Damien Hirst.
“Credo rappresenti un insulto alle capacità ‘artigianali’ dell’artista, alla sua perizia”, aggiungendo “una volta dicevo che a scuola ti possono solo insegnare il metodo, non la poesia. Ma ora cercano di insegnarti la poesia, non più il metodo”. Certo, nulla depone a favore di Hirst che, nel 2007, parlando dei suoi dipinti a dischi dichiarò: “Appena ne vendevo uno, usavo i soldi per pagare chi me li faceva. Loro erano meglio di me. Io mi annoio, divento molto impaziente”. Peraltro, per la retrospettiva che gli verrà dedicata alla Tate Modern dal prossimo aprile, Hirst avrebbe “incaricato” i suoi prodi assistenti per realizzare opere nuove, da affiancare alla sua opera più blasonata, il teschio di platino e diamanti, For the Love of God, venduto nel 2007 per cinquanta milioni di sterline e, anch’esso, opera di terzi.
A questo punto una riflessione è necessaria: l’arte è l’idea o il fare? Oscar Wilde disse: “Il pensiero e il linguaggio sono per l’artista gli strumenti della sua arte”. Se mancasse la materia da plasmare, l’azione per plasmarla, l’arte rimarrebbe solo un’idea.