“Non è necessario che le cose che si mostrano siano autentiche. Ciò che deve essere autentica è l’emozione che si prova nel vedere e nell’esprimere”
diceva Fellini in una intervista di qualche tempo fa.
Inviolata è un antico borgo situato in un luogo non ben definito. Un gruppo di contadini che sembrano usciti dal quadro Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, sono al servizio della Marchesa Alfonsina De Luna, interpretata da un’autoritaria Nicoletta Braschi. Tra loro si distingue Lazzaro, un ragazzo serafico e disponibile che lavora la terra dalla mattina alla sera, senza mai ribellarsi. L’incontro con Tancredi (Luca Chikovani), figlio della Marchesa, porta ad un’amicizia sincera fatta di complicità e confronto. I due ragazzi, così diversi uno dall’altro, ritrovano nel loro rapporto un modo per superare la loro estraneità dal mondo in cui vivono.
Lazzaro Felice: il film di Alice Rohrwacher che ha incantato Cannes 2018
Dopo Corpo Celeste e Le Meraviglie Alice Rohrwacher ha presentato a Cannes il suo nuovo film Lazzaro Felice, una storia di pura umanità, oltre il tempo e lo spazio, immersa in una dimensione rurale, tanto cara alla regista italiana. Ispirandosi ad un fatto realmente accaduto, secondo cui la Marchesa De Luna aveva ingannato i suoi “schiavi”, ignari dell’abolizione della mezzadria, la Rohrwacher firma una sceneggiatura brillante, portando sullo schermo l’avventura intima ed emozionante di un “uomo buono”. E lo fa nel modo che le riesce meglio, ovvero con un realismo magico raffinato che ha le sue radici profonde nel cinema italiano di Federico Fellini e, più recentemente, nell’opera di Matteo Garrone (tanti i richiami a Il Racconto dei Racconti).
La narrazione incontra il sogno, portando i personaggi all’interno di momenti onirici e surreali, pur mantenendo un legame viscerale con la terra. Una sensazione che lo spettatore riesce a vivere in prima persona dalla prima all’ultima scena, ipnotizzato dagli occhi innocenti e confortevoli di Lazzaro, e sorpreso dal suo cammino ricco di emozioni. Lui resta se stesso, mentre l’ambiente intorno a lui cambia, passando dal regno della natura ad un paesaggio urbano ostile e freddo.
Lazzaro Felice: la recensione del film
La prima parte presenta la pura vita di campagna, con i personaggi che si muovono tra aride montagne, piantagioni di tabacco, e freschi ruscelli, senza conoscere la realtà della società civilizzata a pochi km da Indiavolata. Nella seconda parte, invece, la scena si sposta in città, dove il gruppo di mezzadri viene portato, una volta che la Marchesa viene smascherata. Spaesati, dopo anni di sfruttamento, vengono catapultati in una quotidianità urbana veloce ed esigente, senza alcun indennizzo da parte dello Stato. Si trasformano così in rigattieri e truffatori improvvisati per riuscire a mettere qualcosa in tavola, mentre i ricchi finiti in bancarotta mantengono il loro egoismo fino alla fine. Un gioco di ruoli che sottolinea l’idea che la vera ricchezza è la capacità di essere umili e solidali con il prossimo, perché la fortuna gira per tutti.
In questo contrasto si comprende anche il sottotesto politico di Lazzaro Felice, con cui la regista vuole puntare i riflettori su un paese ingiusto e corrotto, carnefice delle seconde possibilità. Lazzaro, interpretato magistralmente da Adriano Tardiolo, é un ragazzo gentile e sensibile di cui tutti si approfittano. Attraverso la sua figura ingenua e dolce, che si mantiene immutata nel tempo, la Rohrwacher racconta una favola morale commovente e dalla forte connotazione spirituale, riflettendo sul martirio, un po’ come Ferzan Ozpetek aveva fatto con il suo Cuore Sacro.
Lazzaro Felice si conferma un manifesto di quel tipo di cinema che invita ad intraprendere un viaggio senza sapere dove andare, magari senza arrivare in nessun posto. Al cinema dal 31 Maggio con 01 Distribution.