Micaela Ramazzotti racconta le sue donne “storte” al Giffoni Film Festival

Alla 52esima edizione del Giffoni Film Festival, Micaela Ramazzotti arriva accompagnata dalla figlia Anna – la cui nascita è stata filmata nel film di Francesca Archibugi, Il nome del figlio.

Ospite della manifestazione campana, l’attrice di origini romane, in abito lungo e colorato, con un biondo che la rende ancora più luminosa, si racconta alla stampa, prima di incontrare i giurati di Giffoni.

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Micaela Ramazzotti a Giffoni | Perché amo interpretare donne “storte”

Ormai esperta di un certo tipo di personaggio, alla quale riesce sempre a donare una concretezza e una sensibilità particolari, la Ramazzotti spiega il perché delle sue scelte.

«I personaggi con peculiarità sono diventati la mia scelta. Come le donne che vivono mondi subalterni, donne “storte”, in contesti sociali difficili. Ho amato dar vita a questi personaggi.

Chi soffre è perché è più sensibile.

Ho frequentato tante strutture psichiatriche e gruppi per preparammi ai ruoli, e mi sono sentita capita. Bisogna sempre avere una rete di persone intorno a chi sta male. Poiché è difficile parlarne, continuerò a fare questi personaggi, è importante».

«Per noi donne dello spettacolo è un momento importante, abbiamo una grande possibilità, che ci sta dando la carica e l’entusiasmo – prosegue – Ma se mi giro e guardo mondi di sfruttamento, subalterni, credo che bisognerebbe puntare il faro lì. Per far in modo che il vantaggio arrivi anche dove c’è bisogno».

Tra Michele Placido e Carlo Verdone, cosa si aspetta da Giffoni

Per quanto riguarda invece la sua esperienza con due grandi mostri del cinema italiano, Michele Placido e Carlo Verdone, ricorda due momenti importanti della sua carriera. Il primo riguarda uno dei prossimi progetti, che la vede protagonista, al fianco di Riccardo Scamarcio e Louise Garrel, in L’ombra di Caravaggio.

«Ho interpretato la musa ispiratrice di Caravaggio, una prostituta che aveva sua figlia in braccio e in cui vide la Madonna».

Nel cinema la timidezza non c’è.

«Carlo Verdone mi ha dato il primo consiglio, che ancora oggi ricordo: “Vai e spacca tutto”. Mi aveva vista molto agitata, perché io sono emotiva ed ero agli inizi».

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A chi le domanda poi cosa si aspetti dai ragazzi di Giffoni, quale lezione vorrebbe dare loro, risponde con un candore e un’arguzia disarmanti: «Loro insegneranno a me, hanno combattuto in questi due anni e hanno sviluppato una grande sensibilità».