33 TFF: Moonwalkers, un allunaggio pop a tinte pulp

Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità“. Sono passati oltre trent’anni dal primo atterraggio sulla Luna nel 1969, e sono state avanzate molte teorie riguardo la veridicità o meno di questo evento storico che ha segnato un vero e proprio traguardo per l’essere umano. Moonwalkers non  la commedia inglese diretta da Antoine Bardou-Jacquet presentata in anteprima al Torino Film Festival, gioca sulle varie leggende nate intorno a questo evento straordinario, realizzando un film divertente, creativo ed originale.

Il governo americano ha bisogno delle riprese di un falso allunaggio per battere sul tempo i russi e manda a Londra un agente della Cia traumatizzato dal Vietnam perché convinca Kubrick a girarlo. Ma si mette in mezzo lo spiantato manager di un gruppo rock, e finiscono per ingaggiare un auteur sperimentale. Scritto da Dean Craig (Funeral Party, Tre Uomini e una Pecora), Moonwalkers immerge lo spettatore in un’atmosfera hippie nei colori e nella personalità delle figure coinvolte. Rupert Grint, lo storico amico di Harry Potter nella celebre saga, affianca un solido ed ironico Ron Perlman per dare vita ad un’avventura spassosa e a tratti surreale, che sorprende e coinvolge dall’inizio alla fine in un vortice di malintesi e situazioni ai limiti dell’assurdo, che alimentano una comicità irresistibile. 

moonwalkers recensione

Le opere di Andy Warhol sembrano fondersi alle visioni oniriche di Johnny Depp in Paura e Delirio a Las Vegas grazie alla fotografia di Glynn Speeckaert e il film diventa un’esplosione di colori pop con ritmi pulp. Infatti se da un lato Moowalkers ricalca la formula vincente di quelle commedie indie inglesi perfettamente riuscite, come Frank o Snatch – Lo Strappo, in molte occasioni il regista si lascia andare ad inseguimenti e scontri tra bande criminali presentate in una versione di cui andrebbero fieri Quentin Tarantino e Guy Ritchie. Momenti splatter e violenti contribuiscono tuttavia all’umorismo dilagante che persiste sullo sfondo di una Londra anni ’60 con echi della Guerra del Vietman e fortemente allucinata.

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