TFF38 | A better you e Operation Jane Walk, due corti imperdibili

Tra le variegate e interessanti proposte offerte dal Torino Film Festival in quest’anno così particolare, ci sono un paio di titoli a dir poco sorprendenti: A better you e Operation Jane Walk. Il fatto che siano entrambi cortometraggi dovrebbe far riflettere sulla qualità della kermesse piemontese, attenta a selezionare esclusivamente prodotti di grande valore. Ma passiamo a parlare nel dettaglio dei suddetti corti…

TFF38 | A better you di Eamonn Murphy

A better you del dublinese Eamonn Murphy è la storia di Douglas, un timido impiegato che ha una cotta per una collega ma non sa come farsi avanti. L’occasione si presenta nel momento in cui riceve due biglietti per una serata di gala e decide di invitarla. Ma la sua timidezza non gli permetterebbe mai di affrontare l’appuntamento da solo, per cui ordina una sua copia esatta e la addestra affinché conquisti la ragazza.

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Sean T. O Meallaigh in una scena di A better you

Presentato nella sezione in concorso Torino 38 Corti, A better you fa pensare tanto a Black mirror, del quale riprende le suggestioni e il mood, per raccontare una storia d’amore tra le più romantiche.

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L’ambientazione possiede tutte le caratteristiche di un futuro distopico, popolato da esseri umani più o meno simili a noi, alle prese con elementi tecnologici innovativi ma non necessariamente d’aiuto. Altro titolo a cui immediatamente ci si collega durante la visione è il romanzo di George Orwell 1984, ma sono davvero tanti i riferimenti per un’opera simile. La particolarità e l’indiscutibile valore stanno però nel saper concentrare in 15 minuti un racconto compiuto, emozionante, adorabile.

Se si potesse tradurre in letteratura, A better you sarebbe come una poesia, breve ma indelebile.

Douglas è un uomo semplice, sensibile, spesso vittima degli scherzi dei suoi colleghi. L’atto di coraggio finale lo spingerà a uscire dal guscio e chissà cosa si troverà davanti, quali sorprese la vita saprà riservargli. Tutta la parte in cui il protagonista lavora al suo “clone” è incredibilmente divertente, sebbene una leggera malinconia pervada l’intera narrazione.

TFF38 | Operation Jane Walk

Passiamo invece a un genere alquanto differente, sebbene altrettanto d’effetto. Presentato nella sezione TFFDOC/Paesaggio, Operation Jane Walk di Robin Klengel e Leonhard Müllner è una performance live-action.

Come se fosse un giocatore in prima persona, lo spettatore viene condotto all’interno dell’universo di The Division, videogame “sparatutto” creato da Tom Clancy. Ma attenzione, oltre ogni aspettativa, non c’è violenza alcuna, almeno non ricercata. Lo scopo dei gamer è quello di esplorare pacificamente una New York post-apocalittica, con la sua architettura simbolica e testimone dei tempi passati.

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Una scena di Operation Jane Walk

L’idea alla base da sola vale l’appellativo di capolavoro. Se non bastasse, dopo i primi 30 secondi si ha la reale percezione del lavoro dietro la progettazione. Man mano che ci si addentra ecco spuntare all’orizzonte, tra la foschia e il buio della notte, i vari edifici che hanno segnato un’epoca e un mondo.

Il nome di Le Corbusier ricorre spesso a indicare quanto la sua presenza sia stata determinante dagli anni del secondo dopoguerra in poi. L’architetto, definito rivoluzionario, aveva intenzione di radere al suolo New York e ricostruirla secondo i suoi piani. Cosa che in qualche modo fece, almeno sino a quando Oscar Niemeyer gli soffiò l’incarico del palazzo delle Nazioni Unite, aprendo la via a uno stile minimalista in vetro.

Nel frattempo si era svolto anche lo scontro tra le idee di Robert Moses, che voleva delimitare Manatthan con i viali e trasformò la Grande Mela nella città delle auto, e Jane Jacobs, che mise in dubbio i suddetti progetti. Infine viene citato Walter Gropius, al quale si deve l’edificio della Pan Am, massima espressione del capitalismo

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Dall’espansione urbanistica alla rete fognaria (tra le più grandi al mondo), dai brownstones agli stoops, sino ad arrivare alla Trump Tower, New York è uno spettacolo a tutti gli effetti, e in tutte le tinte. Impossibile non volerle rendere omaggio, e che omaggio!