Venezia 77 | PADRENOSTRO, la difficoltà di essere figli durante gli anni di piombo

Il primo film italiano in concorso alla 77esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è PADRENOSTRO, lungometraggio in cui Claudio Noce mette in scena la sua vicenda personale e quella di suo padre Alfonso, che, nel dicembre del 1976, fu vittima di un attentato da parte dei Nuclei Armati Proletari. L’uomo rimase ferito, mentre un poliziotto e uno dei terroristi trovarono la morte sull’asfalto di Roma. Il piccolo Noce all’epoca dei fatti non aveva ancora compiuto i due anni di età, ma adesso decide di romanzare quella vicenda per renderla un film che cerca in tutti i modi di confondere lo spettatore facendosi credere ciò che non è. 

PADRENOSTRO | l’infanzia durante gli anni di piombo

Quello messo a punto da Claudio Noce è un complicato ed ambizioso gioco con le aspettative dello spettatore, che dopo l’incipit “terroristico” si aspetta da PADRENOSTRO ciò che PADRENOSTRO, fino alla fine, non sceglierà mai di essere, ovvero il racconto di un uomo ricercato dai terroristi che fugge in Calabria con la propria famiglia dopo essere miracolosamente sopravvissuto ad un attentato.

Noce, ponendo al centro del racconto il giovane Valerio, si rifà a Bellocchio (che invece il racconto degli anni di piombo lo ha preso più volte di petto, rendendolo il fulcro della narrazione e non semplicemente il contesto in cui si svolge un altro tipo di storia) nella maniera in cui squarcia il suo film con lampi di lirismo che suggeriscono allo spettatore la presenza di qualcosa che non si vede o, di riflesso, cercano di nascondere in tutti i modi quello che invece è sotto gli occhi di chi guarda. Così PADRENOSTRO sembra in ogni momento qualcosa di diverso da ciò che è, cambiando continuamente e repentinamente protagonisti e perno del racconto. 

Padri e Figli

Pierfrancesco Favino, che interpreta Alfonso, figura anche come produttore (come aveva fatto per Senza nessuna pietà, opera d’esordio di Michele Alhaique, presentata nel 2014 in Orizzonti) di un film che lo ha immediatamente affascinato fin dalla lettura delle sceneggiatura, in grado, secondo l’attore, di analizzare in maniera profonda ed efficace la complessa relazione tra un padre e il proprio figlio.

Favino è bravissimo nel caratterizzare con pochissimi minuti in scena un personaggio che, per essere punto di riferimento incrollabile, è costretto a nascondere le proprie paure. Nel momento in cui compare in scena Favino è sempre in grado di accentrare nuovamente la narrazione su di lui e le sequenze in cui è presente sono sufficienti a renderlo fondamentale anche nelle sequenze (molto più numerose) che non lo riguardano direttamente.

58636 padrenostro actor pierfrancesco favino 1

La Pacificazione

Compiendo un processo esattamente speculare a quello de L’Infanzia di un Capo di Brady Corbet, in cui le conseguenze private di un avvenimento storico (la firma del trattato di Versailles) determinavano la degenerazione di un bambino, Claudio Noce compie con il suo film una definitiva pacificazione tra persone all’epoca così giovani da aver subito, senza mai aver effettivamente vissuto, il fenomeno del terrorismo e la divisone politica e sociale di quegli anni.

La possibilità di “trasformazione”, quella del film di Corbet, viene immediatamente negata perché “laica” è la generazione del protagonista rispetto a quei fatti della Storia d’Italia, mai direttamente coinvolta e quindi cresciuta con la possibilità di guardare al passato con uno sguardo distaccato. Una generazione che si è sentita persino in colpa del proprio dato anagrafico, schiacciata dal peso di non poter prendere una posizione. Con PADRENOSTRO, Claudio Noce, che di quella “generazione laica” fa parte, racconta gli anni di piombo nell’unica maniera forse possibile per chi ha oggi la sua età: marginalizzandoli. 

Venezia 77 | PADRENOSTRO, la difficoltà di essere figli durante gli anni di piombo
3.5 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora