ROMA TARANTELLA ORCHESTRA IN CONCERTO IL 13 OTTOBRE. L’intervista a Valerio Filippi

Un omaggio a una terra del Sud dai profumi e dai sapori forti, la Calabria, per allargare gli orizzonti e gli scambi culturali attraverso la musica e tutto ciò che ruota intorno ad essa. Con questo spirito nasce nel 2009 la Roma Tarantella Orchestra, diretta da Valerio Filippi, che il 13 ottobre vedremo in concerto a Roma al RisingLove, in una performance dal titolo “Morsi dalla taranta”, nell’ambito del progetto Scartamondo, evento che insieme alla Agape onlus presenta manufatti realizzati da ragazzi del Mozambico con materiali riciclati. L’Orchestra è anche il fulcro di un Festival annuale gemellato con il Kaulonia Tarantella Festival, che ha visto la direzione e la partecipazione, in recenti edizioni, di Eugenio Bennato e Mimmo Cavallaro.

Valerio Filippi, ci racconta la storia dell’Orchestra e il suo amore per la musica popolare. “La storia dell’orchestra é molto affascinante. Un gruppo di amici, nato e cresciuto assieme e rimasto unito per più di trenta anni sotto il nome Canto D’inizio. Nel 2008 mi avvicinai a loro per delle collaborazioni musicali, ne rimasi affascinato dalla semplicità, nella loro professionalità, nella voglia di portare avanti un progetto musicale con tutte le difficoltà del caso, quando non si e’ inseriti in circuiti professionali ma semplicemente solo per la voglia e per lo spirito del Sapere, quanto più possibile, sulle culture orali e musicali del nostro parere, che non sono nient’altro che la nostra radice culturale.  

Roma Tarantella Festival è un omaggio al Sud fatto di musica, mostre, libri, e danze legate alla cultura di quella “terra di contrasti” che è la Calabria. Un modo, forse, per riscattare l’immagine di una terra tanto preziosa quanto ferita. Come Direttore del Festival e dell’Orchestra, pensi di aver raggiunto questo obiettivo?

Si, il Festival è un vero e proprio omaggio, sia a livello culturale sia a livello economico. E’ un contenitore a 360 gradi, le mostre le danze i libri sono una piccola parte di quello che racchiude il festival. La vera essenza dello stesso e’ andare contro tendenza a quelli che sono i canoni e gli  standard di altri Competitor. Roma Tarantella Festival ha legami con tantissimi altri festival, proprio a dimostrazione che si può apprendere e migliorare scambiando idee. No, non parlerei di riscatto e di ferite da parte della Calabria, lascio spazio a media e chi del settore, che tanto amano riempirsi la bocca parlando di mafie, di briganti di soprusi nei confronti di questa terra. Non ne parlo in quanto per ogni regione d’Italia dovremmo citare un mafia locale, da non nord a Sud la ferita e’ unica. Probabilmente la Calabria e’ un capro espiatorio per un sistema malato con intenti ben chiari. Per quanto riguarda l’obiettivo, per ora riesco a vederlo, e questo e’ già un traguardo, ma chissà quanti calici di sale dovrò riempire ancora per toccarlo fisicamente.

Il fermento culturale insito nel festival ha portato anche al gemellaggio della città di Caulonia con la 1a circoscrizione di Roma, nonché del Kaulonia Tarantella Festival con quello di Roma. Quale  valenza dai a questo traguardo?

Il gemellaggio è un punto di partenza veramente importante, a molti può sembrare superficiale o un semplice atto amministrativo, in realtà va visto come uno scambio di culture, di abitudini, di dialetti che può riuscire ad aprire visuali in ogni campo culturale. Castelvetere, oggi Caulonia,  ha un importanza storico filosofico culturale non meno importante di quella di Roma, come del resto tutta la Regione Calabria. Ci basti pensare che molti di questi paesi sono stati eretti su vecchi insediamenti dell’Antica Grecia, madre del pensiero filosofico e artistico, determinante per l’intera nazione.  

Come e quando è nato il tuo amore per la musica popolare?

Il mio amore per la musica popolare nasce prettamente attraverso l’amore. L’amore per una donna, la mia attuale moglie. Il mio avvicinamento a questa musica e’ proprio quello che accennavo prima sul gemellaggio, ovvero avvicinandomi alla sua cultura ho saputo apprezzare e capire quelle che sono le loro radici musicali. Ci sono paesi in tutta la Calabria dove si può ancora respirare la non globalizzazione, amo citarne uno in particolare, Cataforio, sempre in provincia di Reggio Calabria dove il tempo sembra essersi fermato, dove giovani da tutta Italia vanno ancora per vedere un mastro suonatore. Lo scambio culturale abbatte ogni barriera e pregiudizio.

Quale strumento ti rappresenta?

Lo strumento che più sento mio, che più mi rappresenta è la nostra chitarra Italiana. Strumento dalla fattura e animo nobile, un tempo utilizzato dai contadini durante le ore di riposo nei campi o semplicemente per raccontare, attraverso la musica, il loro dolore e dissenso su quella che era la loro vita. Abbiamo, tra le altre cose. in Calabria la dinastia De Bonis, liutai per eccellenza di importanza e calibro mondiale.

 Enzo Gragnaniello e Roma Tarantella Orchestra, come nasce questo connubio?

Il connubio con Enzo Gragnaniello nasce semplicemente sulla scia di iniziative ormai intraprese da qualche anno a questa parte con il cantautorato, l’orchestra ha una versatilità straordinaria, si miscela con ogni situazione dando un valore aggiunto a quello che già è patrimonio della nostra straordinaria terra, come il cantautorato Partenopeo, matrice mondiale nel campo della musica. 

 Progetti futuri dell’Orchestra e del Festival?

Per il momento abbiamo solo la crescita a livello professionale e personale, la strada è lunga e non facile ma siamo sicuri che la passione e l’impegno daranno i loro risultati, e gli stessi saranno immensi come immenso era l’amore e la passione per la musica di un amico e maestro scomparso, Giandomenico Caramia, un uomo che con la sua semplicità ha saputo catturare amore in tutti i lembi di terra, che ha saputo ridare, o meglio ancora, che ha saputo valorizzare un progetto a lui caro, I cantori di Villa Castelli. E’ a lui che dedico questa mia.