Steve McCurry, nuovo fotografo per il calendario Pirelli

Voglio ritrarre donne che non siano svestite e siano sensuali al tempo stesso“. E’ con questo presupposto che Steve McCurry si avvicina al nuovo progetto che gli è stato affidato dalla Pirelli che, per il proprio calendario, ha scelto l’obiettivo di uno dei fotografi di guerra più stimati ed apprezzati al mondo. Una scelta a dir poco inaspettata dal momento che McCurry non è certo un fotografo dal taglio mondano solito a ritrarre topmodel bellissime o celebrità internazionali. Nonostante ciò il sessantaduenne fotografo statunitense è un maestro nel ritrarre la bellezza delle donne e dei volti su cui sono scalfiti i tratti della memoria di ciascuno di noi. Quando ritrae Sharbat Gula la immortala come moderna icona della spiritualità orientale che si fonde con la curiosità occidentale. Ci vorranno diciassette anni prima che McCurry riesca a rintracciare quella giovane ragazza dagli occhi profondi e onesti pieni di rassegnata speranza che aveva ritratto in un campo profughi a Peshawar, in Pakistan. Quell’immagine è divenuta non solo il simbolo della National Geographic, ma soprattutto il modello per una diversa osservazione della donna. “Se aspetti, le persone riusciranno a dimenticare la macchina fotografica e la loro anima verrà alla luce”. Prendersi il proprio tempo, il tempo dell’osservazione, della contemplazione: è questo il segno che contraddistingue lo stile di McCurry.

Da Richard Avedon a Peter Lindbergh, da Bruce Weber a Herb Ritts, da Peter Beard a Patrick Demarchelier, da Terry Richardson a Mario Testino ad Annie Leibowitz, per il calendario Pirelli si sono susseguiti nomi ed occhi straordinari. E certo l’indicazione del fotografo di Newtown Township avrà un rilievo non indifferente nel modo di concepire l’immagine stessa. Scenario del calendario sarà il Brasile, dove McCurry intraprenderà questa nuova esperienza per portare a termine gli scatti entro maggio. Nel frattempo Roma celebra il fotografo americano con una mostra, intitolata semplicemente Steve McCurry, negli spazi espositivi della Pelanda al Macro Testaccio fino al 29 aprile, che riunisce oltre duecento fotografie scelte dal suo inestimabile patrimonio fotografico costituitosi nell’arco dei trent’anni di carriera. Una macchina può essere un limite. Ma nell’arte, i limiti non esistono. Esistono, invece, delle piccole poesie da scrivere attraverso uno strumento, delle armonie da orchestrare seguendo uno spartito, delle fotografie da scattare attraverso il proprio occhio. Steve McCurry, fotografo dell’anima.