The Coast of Utopia- La Sponda delle Utopie, la recensione

Risultato di una felice sinergia fra il Teatro Stabile di Torino, il Teatro di Roma e Zachar Produzioni dell’attrice Michela Cescon, è un kolossal corale e raffinato come The Coast of Utopia. Viaggio, Naufragio, Salvataggio, diretto da Marco Tullio Giordana, che ne firma anche la traduzione insieme a Marco Perisse. Vincitrice di ben sette Tony Awards, gli Oscar del teatro, questa trilogia, che Giordana ha deciso di suddividere in tre recite, attraversa trentacinque anni di storia russa, dal 1833 al 1868,  i cui protagonisti sono l’anarchico Michail Bakunin, il rivoluzionario scrittore e filosofo Aleksandr Herzen, il critico letterario Vissarion Belinskij e lo scrittore Ivan Turgenev. Nel Viaggio il racconto inizia in estate nella campagna russa di Premukhino, dove la ricca famiglia Bakunin possiede una grande villa. Si celebra il fidanzamento di Liubov, una delle quattro figlie di Alexander Bakunin, quando l’improvviso arrivo di Michael porta scompiglio in famiglia. Michael,  ribelle, romantico e carismatico, esercita una notevole influenza sulle sue sorelle, aprendo alle loro menti orizzonti filosofici infiniti. A differenza del carattere anticonformista di Michael, le sorelle sono attratte da desideri reali, leggono le novelle di George Sand , si innamorano, sposano uomini che non amano, fanno figli e soffrono per non riuscire ad amare come vorrebbero. Si discute sulla della servitù della gleba, divenuta istituto civile sotto Pietro il Grande e problema esacerbato da Caterina II, oltreché dell’esterofilia russa, che ha finito per causare la mancanza di una letteratura nazionale ad eccezione di Puskin.

Le storie private dei grandi intellettuali russi, protagonisti dell’epopea stoppardiana, si intrecciano con le filosofie del tempo (Schelling,Fichte, Kant ed Hegel),  progredendo in maniera dinamica e vigorosa, merito anche della regia di Giordana, che sceglie un’impostazione drammaturgica di impostazione cecoviana, a cui abbina una convincente messa in scena cinematografica.  A Gianni Carluccio dobbiamo una scenografia minimalista, ma molto elaborata con quinte scorrevoli, pannelli a specchio e velari, che, oltre ad essere molto raffinata, offre dei grandi spunti metaforici, come la stracitata ombra sul muro della caverna. Tra le muische, curate da Andrea Farri, ritroviamo con piacere un chiaro rimando cinematografico: il suond track  Time di Hans Zimmer, trattto da Inception, che concorre a conferire alla rappresentazione quella sua vocazione monumentale e universale, in cui è possibile ritrovare una spiegazione per qualsiasi azione, pensiero e sentimento umano. I costumi sfarzosi, realizzati da Francesca Sartori ed Elisabetta Antico, catapultano lo spettatore nell’atmosfera ottocentesca. Un grande spettacolo carico di vitalità, con una regia minuziosa, raffinata e a tratti visionaria, una recitazione ben gestita e commisurata (trentatré attori in scena, alcuni dei quali con doppio ruolo), rappresentato per la prima volta in Italia. Una vera sorpresa al termine della stagione teatrale, che restituisce un po’ di pace a Giordana, il cui ultimo film Romanzo di una strage, ha subito dure  critiche. Ieri sera è andata in scena al Teatro Argentina di Roma Viaggio, la prima parte di questa monumentale trilogia teatrale scritta nel 2002 da Tom Stoppard, noto al grande pubblico per aver sceneggiato Shakespeare in Love tra le altre cose. Il 17 e il 24 Aprile saranno proposte le due parti successive, Naufragio e Salvataggio. Per maggiori informazioni potete contattare il teatro al numero 06 684000311.