Jennifer Aniston
ha rinunciato al Lido, ma Owen Wilson e la simpatica Kathryn Hahn hanno raggiunto il Festival di Venezia per presentare la commedia She’s Funny That Way, insieme al grande regista Peter Bogdanovich. Sullo sfondo di una New York magica e idealizzata, il film racconta la storia di Arnold Albertson, un regista teatrale e televisivo che desidera mettere in scena la sua ultima produzione a Broadway. La protagonista è la moglie, ma la prima sera che passa nella Grande Mela, Arnold cerca la compagnia di una escort e conosce la bella Isabella, interpretata da Imogen Poots, e le offre di diventare attrice e cambiare vita, con un aiuto di 200 mila dollari. Il cast e il regista hanno incontrato la stampa in occasione della presentazione del film a Venezia, ed ecco cosa hanno raccontato.
Owen Wilson: Non credo di aver dato un grande contributo alla sceneggiatura. E’ stato entusiasmante lavorare con Peter e far parte di un suo film.
Questo personaggio ricorda l’ingenuità del tuo ruolo in Midnight in Paris? Cosa ne pensi?
Owen Wilson: Sì, credo che le affinità tra i due personaggi siano chiare. In entrambi c’è qualcosa di me, e anche le sensazioni sui due set sono state simili. Sia Peter che Woody sono gentiluomini nel loro lavoro, danno sostegno all’attore e ti senti sempre sotto controllo, senza avere paura o andare di fretta. Facendo la parte di un regista di Broadway nel film, ho fatto affidamento su Peter.
Peter Bogdanovich: Owen è molto modesto, perché deve ricordare che ha cominciato la sua carriera come sceneggiatore. Ha dato un grande contributo al film. La maggior parte delle scene sono in un taxi e le battute sono nate anche spontaneamente.
Cosa ne pensa di questa New York protagonista, rappresentata in un modo diverso dal solito?
Kathryn Hahn: La storia è ambientata in una New York contemporanea, sentivo una nota di nostalgia trasparire da tutto il film. Una New York bellissima, con un taxi sempre disponibile che aspetta nella luce del sole, una città romantica e idealizzata che amo moltissimo. C’è qualcosa che dà una nota di nostalgia a tutto il film, c’è un sapore di ricordi.
Peter Bogdanovich: Sono nato e cresciuto a New York nei primi anni di vita. Ha una sua magia, molti dicono che è cambiata, ma secondo me è sempre la stessa, una fonte di ispirazione ricchissima. Fa la differenza girare un film lì.
Le piacerebbe lavorare in Italia?
Owen Wilson: Ho lavorato a Cinecittà con Wes Anderson, abbiamo girato 6 mesi e ci siamo divertiti molto. Mi ricordo mio padre che ha portato me e mio fratello a vedere Amarcord quando ero piccolo, un film che mi piaceva molto. Mi piacerebbe sicuramente lavorare in Italia.
Cosa ci può dire delle difficoltà di produzione e la sua capacità di fare film con poco?
Peter Bogdanovich: Ho cominciato con Roger Corman che ha prodotto il mio primo film e ho imparato a fare film rubando riprese, location etc… Ho imparato da Roger Corman come fare film senza spendere troppo e in poco tempo. Questo film l’ho fatto in 30 giorni, ma ci è bastato, con un cast e produttori straordinari che lo hanno permesso.
Come hai vissuto il set e il tuo ruolo dietro e davanti la macchina da presa?
Owen Wilson: Non sapevo se sarei stato bravo per questo tipo di commedia, ho parlato con Roger della sceneggiatura, e alla fine il risultato è una commedia spiritosa con lo stile del passato. Il set era vissuto come un evento sportivo, aspettando che entrasse in scena l’altra persona.
Peter Bogdanovich: Lo hai reso più realistico, le idee esagerate le hai abbassate di tono e lo hai riportato con i piedi per terra. Mi hai aiutato a rendere ildilm più sofisticato, fondamentali per la qualità del film.