Venezia 80: Priscilla | La sottomissione della donna dietro l’ingombrante icona dell’amore

La recensione di Priscilla – Newscinema.it

Presentato in concorso all’80esima edizione del Festival di Venezia, Priscilla è scritto e diretto da Sofia Coppola con Cailee Spaeny e Jacob Elordi protagonisti. Qui la nostra recensione.

Con una durata di 110 minuti Priscilla si pone come adattamento cinematografico delle memorie Elvis and Me (1985), scritte da Priscilla Presley e Sandra Harmon. Il film racconta la storia della coppia Priscilla-Elvis, dal loro incontro fino al declino finale.
 I primi scambi di battute, la convivenza, il matrimonio e la separazione, ma al centro di tutto questo vedremo esplorato il loro amore tanto quanto le dipendenze e i fallimenti.

Non siamo di fronte ad un biopic su Priscilla né tantomeno su Elvis, questo è un biopic sul loro rapporto, dal primo istante all’ultimo. Sofia Coppola, senza rinnegare neanche un attimo il suo stile, sceglie di esporci un ritratto intimo seppur distaccato di questa fase vitale della coppia, dalla piacevole origine alla disastrosa dipartita.

La genesi di un amore destinato a finire

Parte come una romantica storia d’amore d’altri tempi che trasuda puro romanticismo (quello da apertura della portiera al primo appuntamento insomma), ma tra colori, sfarzosi costumi, sgargianti location e divertenti dialoghi, la Coppola ci racconta questo tracollo esistenziale. Per farlo opera su un’ammirevole gestione del montaggio, scegliendo stacchi che rendono ritmata l’esposizione e asciutto il contenuto.

Ciò che però funziona maggiormente dunque è proprio la costruzione della distruzione, un distacco difficile da maturare in Priscilla ma essenziale per lei. Senza particolari picchi espressivi Cailee Spaeny veste i panni della protagonista, lasciando invece ampio margine di manovra ad un Jacob Elordi, capace di esporsi senza mettere in ombra la figura femminile. Nascosto dietro scuse fuorvianti o al forte peso dell’alta posizione iconica che ricopre, l’arrogante Elvis entra in un vortice assurdo di manie, regole, rigidi complessi e privazioni che scatena su Priscilla, investendola sempre più di obblighi morali.

Una donna innamorata e una star egocentrica

Negazione dell’indipendenza, dell’autonomia sia come donna che come essere umano, continua oppressione decorata di zuccherosa e privilegiata sottomissione. Le cose s’incrineranno sempre più per questa ragazza infatuata e in parte raggirata fin da subito, finché arriverà ad accorgersi che l’unico modo per affacciarsi sulla libertà è imboccare una strada differente.

Si sceglie saggiamente di mostrare anche gli albori delle dipendenze che un giorno costeranno la vita alla star, tra pillole e malsane abitudini quotidiane. Questa però è solo una parte del peso che Priscilla si trova a dover affrontare, vittima di un maschilismo incancrenito e di un’egomania dilagante. Decide tutto lui, quando ci si dichiara al mondo, quando ci si sposa, quando è arrivato il momento giusto per fare sesso. Prima lo fa addolcendo la pillola, poi man mano che il tempo passa e l’inibizione si sveste, non si fa neanche più grossi problemi e si appella alla rabbia e all’aggressività.

Elvis e Priscilla

Determinante è una scena durante la prima metà del film, in cui lei gli porta la colazione, mentre lui le regala una pistola. Un parallelismo chiaro, un gesto immediato che fa da eco al loro rapporto, da un lato il candido bisogno di amore e tenerezza, dall’altro la prepotenza di chi vuole ottenere senza clausole.

Priscilla – Newscinema.it

“Non sai giocare senza vincere.”

Non potevo attingere dalle canzoni originali del Re del rock ‘n’ roll, Sofia Coppola ha dovuto dunque pescare altrove, riuscendo sapientemente a trovare le musiche adatte, al fine di esaltare il contesto su cui la sua narrazione voleva camminare. Qualche nota nascosta di Elvis risuona in sottofondo però, giungendo via via ad una chiusura secca, utile a proiettare lo spettatore verso un futuro più roseo, aprendo prospettive di indipendenza e libertà.

La Coppola dunque riesce a stabilire un rapporto simbiotico col pubblico, raccontando con estrema energia una mutazione relazionale e forgiando un film non perfetto ma di certo valido.