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10 film capolavoro che non hanno mai vinto un Oscar

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Le nomination degli Oscar, da quando esiste questo premio, non sono mai riuscite a convincere tutti. In molti sono arrivati a mettere in discussione la validità di questi riconoscimenti, sbalorditi da alcune assurde esclusioni o da presenze inopportune nelle liste dei candidati. Nel corso della storia, infatti, alcuni dei massimi capolavori del cinema non sono riusciti a vincere la tanto ambita statuetta, e in alcuni casi non sono arrivati nemmeno vicini alla candidatura. Quali sono gli esempi più clamorosi ? Eccone dieci.

Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnemann

Tantissime persone alla parola “cinema” associano il capolavoro del 1952 con Gary Cooper e Grace Kelly, una vera e propria rivoluzione per il genere western, nonché uno dei film più apprezzati anche a distanza di oltre mezzo secolo (Frank Miller lo ha definito il suo film preferito). A vincere l’Oscar come Miglior Film fu all’epoca Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. DeMille (un film altrettanto bello, ma che sicuramente ha lasciato un segno meno tangibile rispetto all’ enorme eredità di quello di Zinnemann).

Blow-Up di Michelangelo Antonioni

Antonioni è tra i registi italiani più apprezzati in territorio americano, e diversi tra i più grandi cineasti contemporanei lo hanno citato come massima fonte di ispirazione. È quindi inspiegabile che uno dei suoi maggiori successi, Blow-Up, non è riuscito ad ottenere la nomination per “miglior film”, ma solo quelle per la regia e la sceneggiatura originale. Il maestro italiano è rimasto a mani vuote fino al 1995, anno in cui la Academy ha deciso di rimediare, consegnandoli un Oscar onorario.

Blade Runner di Ridley Scott

Io ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi” è forse la frase più riconoscibile e citata del cinema contemporaneo. Il capolavoro del regista di Alien contribuì a riscrivere le regole del genere fantascientifico, portando la narrazione su tematiche adulte e dai forti connotati filosofici. Il film venne candidato solo in due categorie minori: quelle per migliore scenografia e migliori effetti speciali.

Il Mucchio Selvaggio di Sam Peckinpah

Forse anche per via delle sue posizioni ideologiche e politiche particolari, il maestro Sam Peckinpah non è mai stato preso in grande considerazione nella corsa alle statuette. Nonostante ciò, rimane assurdo come un film praticamente perfetto in ogni sua inquadratura come Il mucchio selvaggio non sia riuscito a portare a casa neanche un riconoscimento. Il capolvoro di Peckinaph non venne nemmeno nominato nella categoria “Miglior Film”, ma solo in quelle per la miglior sceneggiatura originale e miglior colonna sonora.

Taxi Driver di Martin Scorsese

Il 2017 non è certamente il primo anno durante il quale Martin Scorsese viene ignorato dai giurati della Academy (praticamente assente dalle nomination il suo nuovo Silence). Ancora più clamorosa è stata la sconfitta di un capolavoro come Taxi Driver. Nonostante a vincere la statuetta sia stato un altro film storico come Rocky, la struggente e inquietante vicenda di Travis Bickle rimane tra le storie più potenti mai raccontate sul grande schermo. Lo stesso anno a perdere contro il pugile di Sylvester Stallone ci furono altri capolavori come Tutti gli uomini del Presidente e Quinto potere di Sidney Lumet. Anche Toro Scatenato, altra perla scorsesiana, non ebbe fortuna nella corsa alla statuetta.

Psycho di Alfred Hitchcock

Tra i casi più clamorosi va sicuramente ricordato quello di Psycho, completamente ignorato dalla cerimonia degli oscar nel 1960. Nonostante la candidatura come miglior film e miglior regia, il capolavoro firmato Alfred Hitchcock non riuscì a portare a casa nessun riconoscimento. A mani vuote anche il compositore Bernard Hermann.

2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick

Incredibile ma vero. Neanche una pietra miliare come la pellicola fantascientifica di Kubrick riuscì nel 1968 a vincere il premio come miglior film. La statuetta andò invece a Oliver di Carol Reed. Il tempo è stato però galantuomo, e 2001 è oggi considerata una delle opere cinematografiche più importanti della storia. Una sorte ancora peggiore toccò a Shining, completamente ignorato dalla academy con zero nomination.

Apocalypse Now di Francis Ford Coppola

Il capolavoro firmato Francis Ford Coppola, tra i lungometraggi più studiati e apprezzati della storia del cinema, perse la competizione per la statuetta contro il Kramer vs. Kramer di Robert Benton. A distanza di diversi anni ancora in tanti si chiedono la motivazione di una decisione così impopolare. Anche in questo caso il tempo ha fatto il suo dovere, riconoscendo al film con Marlon Brando il giusto valore.

Quarto Potere di Orson Welles

Nonostante le ben nove nomination, Quarto Potere nel lontano 1941 riuscì a vincere solo il riconoscimento per la miglior sceneggiatura originale, scritta dallo stesso Welles con Herman J. Mankiewicz. Addirittura si dice che diversi fischi si levarono in sala quando venne pronunciato il titolo del film, a causa della enorme influenza esercitata negli ambienti americani dal magnate della stampa William Randolph Hearst (dalla cui vita si pensa sia ispirato parte del film).

C’era una volta in America di Sergio Leone

Sergio Leone è oggi considerato uno dei grandi maestri del cinema. Nonostante ciò, durante la sua carriera non riuscì mai a far breccia nel cuore della academy americana. Persino la sua gloriosa e meravigliosa epopea con protagonista De Niro non ricevette nessuna candidatura per la statuetta. Il lavoro di Leone però parla da sé, e ci dimostra che i riconoscimenti ufficiali spesso e volentieri sbagliano mira.

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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I 5 cattivi dei film horror che agiscono senza un movente

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Leatherface – Newscinema.it

Siete fan dei film horror? Qual è la vostra classifica preferita dei villain più malvagi e sadici? Questa è la nostra top five!

Con l’uscita di Scream 6, l’annuncio del reboot di So cosa hai fatto e del sequel de L’Esorcista, i film horror quest’anno stanno tornando di gran moda. Ne esistono tantissimi, di categorie diverse e con personaggi molto differenti tra loro, da sadici psicopatici a creature sovrannaturali uscite dal regno delle tenebre.

I cattivi dei film horror hanno obiettivi specifici e faranno tutto il necessario per raggiungerli. I motivi per cui fanno ciò che fanno aiutano a renderli avvincenti, coinvolgenti e, fino a un certo punto, riconoscibili. La loro storia passata aiuta a renderli più spaventosi, ma a volte non gli viene dato alcun vero retroscena o motivazione.

Nei casi di maggior successo, questi serial killer usano quel mistero a loro vantaggio. E, mentre sequel e riavvii possono fornire ulteriori spiegazioni, le incarnazioni originali dimostrano che la paura dell’ignoto è forse la paura più grande di tutte.

Boogeyman – Boogeyman

Se qualcuno ha paura del buio, allora non potrà sfuggire a Boogeyman, una creatura sovrannaturale che vive nelle tenebre e attacca chiunque lo tema, bambini e adulti. La caratteristica principale di questo mostro consiste nella sua non-esistenza: Boogeyman esiste solo se tu credi in lui… se hai paura di lui, allora, non hai scampo.

LeatherfaceNon aprite quella porta

Quella di Non aprite quella porta è una delle saghe horror più longeve e famose, iniziata negli anni 70. La famiglia Sawyers vive nelle campagne del Texas durante una grave carestia, ma si rifiuta di trasferirsi altrove. Decidono, quindi, di sfamarsi degli ignari turisti che capitano nelle zone, che vengono uccisi da diversi membri della famiglia. Il più famoso è senza dubbio Tom – detto Leatherface, Faccia di Cuoio – un uomo enorme, di quasi due metri, che nasconde il suo viso deforme con maschere di pelle delle sue vittime. Altro da aggiungere? Ah, certo: è armato di motosega.

michael myers newscinema

Michael Myers – Newscinema.it

Michael Myers- Halloween

Un’altra saga horror storica è Halloween, che ha reso famosissima Jamie Lee Curtis. Qui il villain principale è Michael Myers, un uomo assetato di sangue e violenza che cela il suo viso dietro a una inquietante maschera bianca che rende la sua espressione tanto impassibile quanto inquietante. Michael è un adulto sociopatico, che uccide senza un apparente motivo. La sua prima vittima è stata la sorella maggiore, quando era solo un bambino, “colpevole” di non averlo portato a fare “dolcetto o scherzetto” la notte di Halloween come gli aveva promesso. La sua arma è un coltello.

Jason Voorhees – Venerdì 13

Un altro personaggio molto simile a Leatherface e Michael Myers è Jason Voorhees, villain della saga di Venerdì 13. Anche Jason è un uomo enorme, che nasconde il suo volto deformato da un’anomalia genetica con una maschera da hockey. Jason, desideroso di vendetta per essere stato quasi lasciato annegare durante un campeggio, diventa l’incubo dei suoi ex compagni quando inizia a ucciderli uno a uno con un machete.

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I Firefly – Newscinema.it

La famiglia Firefly – La casa dei mille corpi

Se siete fan di Rob Zombie, non potete non conoscere la famiglia Firefly, protagonista di diversi film horror del regista. I Firefly si compongono di diversi componenti, ma i più famosi sono Otis, Baby e il Capitano Spaulding. Tutti e tre sono sadici e crudeli e vantano una tanto discreta quanto discutibile vena artistica, quando trasformano i cadaveri delle loro vittime in “opere d’arte”.

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Superman Wick incontra i Guerrieri della Notte | #MadVision

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John Wick 4 – Newscinema.it

Questa settimana per la rubrica #MadVision condivido la mia su John Wick 4, il film che ha incassato di più in questo weekend al cinema.

“La tavola non si fermerá mai, toglie la vita e dá la morte”. Ridondante, trascinato, a tratti divertente il nuovo episodio della saga action nata nel 2014, si affievolisce sempre più perdendo d’intensità.

La durata è eccessiva per la trama banalissima che pare sgretolarsi capitolo dopo capitolo, come un lenzuolo lavato allo sfinimento che ora in brandelli sfilacciati è giunto al termine della propria esistenza. Il focus è chiaro, reggersi su scene d’azione che siano incollate da un minimo di soggetto iniziale, volto a giustificarne la produzione ma utile soltanto come pretesto per inscenare ció che nel 1º film era grandioso, ma che alla lunga è divenuto ripetitivo.

Come villain Bill Skarsgård che risulta sopra le righe e piatto. Cambia d’abito manco fosse una valletta di Sanremo e opera in un contesto per nulla intimidatorio, proponendo la solita tiritera. Di seguito vi metto il post su John Wick 4 che ho postato sul mio profilo Instagram @MadRaine8 (potete seguirmi se ancora non lo fate e vi piacciono i contenuti che realizzo).

 

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Un post condiviso da Lorenzo Usai (@madraine8)

Spettacolare per le scene d’azione sicuramente, ma John Wick mi è sembrato più un supereroe rispetto ai film precedenti. Tra tutti i piani sequenza e gli infiniti ma seducenti balletti mortali, quello più riuscito è senza dubbio il momento di Hiroyu Kisanada dove il fascino orientale intriso di katane, difficilmente può essere raggiunto.

Un reparto sonoro ruvido e funzionante, la bocca di una ragazza al microfono di una radio e le ottime location notturne, chiudono invece il momento che più ho apprezzato, il persistente omaggio a I Guerrieri della Notte. Scalinate che sembrano non finire mai rispecchiano infine l’enorme ascesa verso la redenzione di John, quel cammino pieno di ostacoli verso il tramonto e la pace guadagnata.

Emotivamente poi non mi ha lasciato molto. E a voi? Nel post sopra potete scoprire qualche dettaglio in più della mia recensione di John Wick 4, e se vi va fatemi sapere la vostra sul film.

 

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Bruce Willis: i 10 migliori film dell’attore americano

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Bruce Willis in Motherless Brooklyn (fonte: IMDB)

Bruce Willis in Motherless Brooklyn (fonte: IMDB)

Bruce Willis, a cui è stata recentemente diagnosticata una demenza fronte temporale, ha festeggiato da poco i 68 anni circondato dall’affetto dei suoi cari. Per l’occasione, ricordiamo i suoi ruoli cinematografici più memorabili.

La folgorante carriera di Bruce Willis fu lanciata nel 1985 dalla romcom televisiva Moonlighting, prima che diventasse il re dei film d’azione grazie alla saga cinematografica di Die Hard.

Nel corso della sua filmografia, Willis ha dimostrato attraverso tantissimi ruoli diversi la sua versatilità nelle decine di film in cui ha recitato, prima di essere costretto a ritirarsi per motivi di salute. Ecco quali sono i suoi ruoli più memorabili.

John McClane in Die Hard

Considerato a ragion veduta uno dei ruoli più iconici dell’attore, Willis ha interpretato il detective della polizia di New York John McClane nella popolarissima serie di film Die Hard. La saga, che ha attraversato quasi due decenni, è basata sul romanzo di Roderick Thorp dal titolo Nothing Lasts Forever. Bruce Willis fu la sesta scelta considerata per il ruolo di protagonista. Prima di lui, infatti, erano stati candidati Arnold Schwarzenegger, Charles Bronson, Sylvester Stallone, Burt Reynolds e Richard Gere.

Una scena da Moonrise Kingdom (fonte: IMDB)

Una scena da Moonrise Kingdom (fonte: IMDB)

Malcolm Crowe ne Il Sesto Senso

Nel 1999, Willis ha conquistato il pubblico di tutto il mondo nel ruolo dello psicologo infantile Malcolm Crowe ne Il sesto senso. Il film, nominato per sei premi Oscar, fu prodotto con un budget di 40 milioni di dollari, ma subito si rivelò un successo enorme. Debuttò infatti al primo posto del botteghino nordamericano con un incasso di oltre 26 milioni nel suo primo weekend e divenne un vero e proprio caso di studio, incassando 293.506.292 nei soli Stati Uniti e 379.300.000 all’estero, per un totale di 672.806.292 in tutto il mondo. Fu il secondo più alto incasso di quell’anno dopo Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma.

Ernest Menville ne La morte ti fa bella

Nel 1992, Willis ha recitato al fianco di Goldie Hawn e Meryl Streep ne La morte ti fa bella di Robert Zemeckis: un film fantasy satirico che racconta la storia di due rivali in amore, interpretate da Streep e Hawn, che cercano di conquistare l’affetto del personaggio di Willis. Il film ha raggiunto il primo posto al box-office nel suo weekend di apertura ed è stato tra i primi film a utilizzare effetti avanzati generati al computer.

James Cole ne L’esercito delle dodici scimmie

Le scelte iniziali di Terry Gilliam per il suo cult fantascientifico erano Nick Nolte per il ruolo di James Cole e Jeff Bridges per quello Jeffrey Goines, ma la Universal obiettò. Il regista allora, che aveva incontrato Bruce Willis durante i casting del suo precedente film La leggenda del re pescatore (1991, il ruolo fu affidato in quel caso proprio a Jeff Bridges), lo richiamò per interpretare il personaggio principale di Cole, che, secondo la sua idea, doveva essere «forte e pericoloso, ma anche vulnerabile».

Bruce Willis ne L’esercito delle dodici scimmie (fonte: IMDB)

Bruce Willis ne L’esercito delle dodici scimmie (fonte: IMDB)

Capitano Sharp in Moonrise Kingdom

Uno dei ruoli più memorabili della carriera di Willis è sicuramente quello del capitano di polizia Sharp sull’isola immaginaria di New Penzance nel meraviglioso coming-of age diretto da Wes Anderson nel 2012. Willis riesce ad essere estremamente toccante nel suo malinconico ritratto di un “poliziotto triste e stupido”, come lo descrive brutalmente la piccola protagonista Suzy a sua madre. Moonrise Kingdom è il film che ha definitivamente dimostrato come Willis, così facilmente identificabile con i film d’azione, fosse capace di muoversi anche nell’ambito della commedia.

Frank Minna in Motherless Brooklyn

Motherless Brooklyn racconta la storia di Lionel Essrog, solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette, deciso a risolvere l’omicidio del suo mentore ed amico Frank Minna, interpretato proprio da Bruce Willis nella prima parte del film.

La scarsa autonomia sul set di Willis, già compromessa dai problemi di salute divenuti tragicamente ingestibili poco tempo dopo, non gli ha permesso di avere molte scene nel noir diretto da Norton, ma ugualmente la sua presenza, se pur fugace, comunica in pochi minuti allo spettatore tutte le ragioni per cui il personaggio di Lionel è così affezionato a lui.

Butch Coolidge in Pulp Fiction

L’incontro fatidico tra Quentin Tarantino e Bruce Willis avvenne a casa di Harvey Keitel, come rivelato dallo stesso regista: “Non lo avevo mai incontrato prima e quando scoprì che aveva amato il mio precedente film, Le Iene, rimasi davvero contento della cosa.

Dopo l’incontro, seppi che Bruce chiamò immediatamente il suo agente intimandolo di fargli leggere quel dannato copione di Pulp Fiction”. Oggi quello di Butch Coolidge, ex pugile nelle mani del boss Marsellus Wallace, è uno dei personaggi più iconici e amati del film.

John Hartigan in Sin City

Sin City è una città nera, dove la notte non tramonta mai, abitata da una schiera di personaggi più cupi della notte stessa. Tutti cattivi, ognuno a modo suo. Ispirato al Batman de Il ritorno del cavaliere oscuro, sempre scritto da Frank Miller, il detective di John Hartigan è un personaggio integerrimo e ligio al dovere, esempio di inflessibilità in un mondo di corruzione e criminalità dilagante. Anche in questo caso, però, quella di Willis non fu la prima scelta. Il ruolo di Hartigan, infatti, venne inizialmente proposto a Michael Douglas, che però rifiutò.

John Smith in Last Man Standing

Scritto e diretto da Walter Hill, Last Man Standing è il remake autorizzato di La sfida del samurai (1961) di Akira Kurosawa, di cui è una versione gangster ambientata negli anni del proibizionismo. Il film segue le vicende del vagabondo John Smith (interpretato appunto da Bruce Willis), un abile pistolero che si trova per caso in mezzo a una guerra tra due bande criminali nel 1932 a Jericho, città di frontiera tra il Texas e il Messico.

Lì la mafia italiana guidata da Fredo Strozzi (Ned Eisenberg) e quella irlandese capitanata da Doyle (David Patrick Kelly) competono per il controllo del mercato di contrabbando.

Una scena da The Last Boy Scout (fonte: IMDB)

Una scena da The Last Boy Scout (fonte: IMDB)

Joseph Hallenbeck in The Last Boy Scout

Scritto dallo Shane Black di Arma letale con la voglia di decostruire il genere – quello del buddy movie – che lui stesso aveva contribuito a consacrare, e diretto da Tony Scott, The Last Boy Scout presenta il Bruce Willis più stropicciato e perdente della sua intera filmografia, ma anche il più ironico e dissacrante.

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