Feff 16: Aberdeen, il film onirico e coraggioso che ha aperto il festival

La sedicesima edizione del Far East Film Festival di Udine, si è aperta il 25 aprile con il film Aberdeen, diretto dal regista di Hong Kong Pang Ho-cheung. Dopo il recente Vulgaria, pellicola erotica e chiacchierata del 2012, Pang porta sul grande schermo del festival del cinema orientale più famoso d’Italia, un dramma borghese in cui si intrecciano diverse storie personali che ruotano intorno alla famiglia Wei-ching.

aberdeenMiriam Yeung, attrice che abbiamo visto già lo scorso anno al Far East nella commedia Love in The Puff, interpreta qui il ruolo drammatico di una donna tradita dal marito e consapevole della sua età, che soffre per un rapporto difficile con la madre, scomparsa dieci anni prima. Louis Koo è il fratello Tao, sposato con una modella, e padre di una figlia che lui ostinatamente considera brutta, tanto da farsene una malattia. Il patriarca Dong officia riti taoisti per i defunti e si è rifatto una vita con una nuova donna, nonostante la disapprovazione del figlio maschio. In questa numerosa ma poco unita famiglia, si nascondono alcuni segreti e omissioni che minano i loro rapporti, che si sviluppano sotto il segno dell’omertà e della poca fiducia l’uno nell’altro. A fare da sfondo a questa commedia drammatica raffinata è la città di Hong Kong, ritratta, per lo più, soffocata da ombre e durante le ore notturne. Anche la città, come la famiglia Wei-ching nasconde i suoi segreti e le sue debolezze, come una bomba della Seconda Guerra Mondiale che viene ritrovata nel cortile di un palazzo in pieno centro, o una balena tristemente spiaggiata sulle rive dell’Oceano che non riesce a tornare in acqua.

aberdeen filmPang Ho-cheung, aiutato da un cast convincente che offre interpretazioni naturali, realizza un film drammatico e riflessivo, moderno, e con molti riferimenti e citazioni alla cinematografia internazionale. Si percepisce, in alcune scene, la sua predilezione per la sfera surreale e onirica che ricorda i film di David Lynch Robert Altman, mentre il limite sottile tra il magico e il grottesco fa pensare anche ad un influenza di Fellini. Egli mescola tradizione e spettacolo per raccontare una storia composta da tante storie, di natura privata, ma che fuggono nella dimensione dell’immaginazione, quando alcuni dei protagonisti sognano, iniziando un viaggio in una dimensione altra, che strizza l’occhio al film di qualche anno fa, L’Arte del Sogno di Michel Gondry. La sceneggiatura è lineare e ben strutturata, la regia estrosa e originale, ma un ulteriore punto di forza è la colonna sonora raffinata e suggestiva, curata da Peter Kam. Dopo i toni più leggeri e provocatori dei suoi lavori precedenti, Pang Ho-Cheung sembra essere portato per film da ricordare, che permettono di fermarsi un attimo e riflettere sulle mille direzioni che la nostra vita può prendere, seguendo l’età che avanza, alla ricerca di un futuro frutto delle nostre scelte.

Trailer Aberdeen