Berlinale 74: Gloria! | Margherita Vicario firma un convincente esordio alla regia

Una scena del film Gloria! (fonte: Berlinale)
Una scena del film Gloria! (fonte: Berlinale)

In concorso alla 74esima edizione della Berlinale è arrivato il secondo titolo italiano, Gloria!, esordio alla regia di Margherita Vicario, attrice e cantautrice.

Berlinale 74: Gloria! | Margherita Vicario firma un convincente esordio alla regia
3.3 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Alla sua prima esperienza da regista, Margherita Vicario scrive, insieme ad Anita Rivaroli, un racconto al femminile ambientato secoli fa ma contaminato, specialmente nel gusto musicale, dalla contemporaneità, in uno stranissimo – a tratti affascinante – debutto che esprime tutta la gioia di questo passo, suggellato da una storia di rivincita femminile contro secoli di oppressioni maschili (e nel quale si inserisce anche un interessante discorso di “classe”).

Galatea Bellugi, Carlotta Gamba, Veronica Lucchesi (aka La Rappresentante di Lista), Maria Vittoria Dallasta e Sara Mafodda sono un gruppo affiatato, sempre credibile, in grado di dare al film la leggerezza che serve e di muoversi con leggiadria tra i cambiamenti che i loro personaggi devono affrontare. Ma sono le scelte di cast più “azzardate” a sorprendere positivamente per intuizione: Elio, Natalino Balasso e specialmente Paolo Rossi.

Il comico, nei panni di Perlina, uomo e prete umanamente deprecabile, caratterizza il suo personaggio con tutti i tic e le nevrosi della sua esperienza teatrale, ma riesce a regalargli anche una profondità tutt’altro che scontata: un senso di inadeguatezza e incapacità che ce lo rende vicino nonostante tutto.

Una scena del film Gloria! (fonte: Berlinale)
Una scena del film Gloria! (fonte: Berlinale)

Gloria! è quindi un film che racconta di una sorellanza femminile tenuta insieme dalla passione per la musica, messa in scena con l’esuberanza pop di film come Jeannette. Due delle ragazze protagoniste – il “primo violino” e la serva – arriveranno persino a confrontare due idee diverse di musiche: quella rigorosa, studiata per anni e composta seguendo tutte le regole, e quella che nasce visceralmente, la musica “da strega” che fa saltellare le dita sulla tastiera, producendo sonorità tra il jazz, il blues e il pop, in anticipo sui tempi di più di un secolo rispetto al tempo del racconto.

È qui che, forse, il film della Vicario getta la spugna un po’ troppo velocemente. Anziché approfondire la dialettica tra queste differenti sonorità, spiegare come si possa arrivare pazientemente ad un punto di incontro e come la contaminazione possa essere salvifica, sceglie una strada probabilmente più facile, quella della musica leggera spinta a forza in un’opera che avrebbe beneficiato forse di un po’ più di sofisticazione e che finisce invece per alienare lo spettatore nei momenti “cantati”, tanto sembrano poco in linea con il tono predominante in tutto il resto del film.

Una scena del film Gloria! (fonte: Berlinale)
Una scena del film Gloria! (fonte: Berlinale)

Ma sono comunque problemi minori di un debutto che in ogni caso afferma un’idea precisa di ciò che si vuole fare con il proprio cinema: dare voce a coloro che non ne hanno avuta nella storia, perché tenuti in disparte, vessati, costretti a rinunciare ai loro desideri.

Vicario dimostra un grande amore per questi personaggi, che nel film emerge chiaramente e arriva con successo allo spettatore. Il suo è un cinema popolare, pensato per il grande pubblico (specialmente quello più giovane), che siamo sicuri troverà la propria strada in sala (e, perché no, tra i riconoscimenti di questa Berlinale).