Biopic musicali che passione! | Curiosità su 5 film più amati dal pubblico

Se c’è un genere cinematografico che in questi anni sta dominando il box office di tutto il mondo è quello definito con il termine ‘biopic’. In altre parole, si tratta di un film basato sulla ricostruzione della biografia di un personaggio realmente esistito – in questo caso – nel mondo della musica. Film incentrati sulla vita di artisti tra eccessi, grandi successi e look studiati e diventati iconici nel mondo della moda.

Sebbene sia stato complicato scegliere solo cinque film da analizzare, sicuramente avrete visto almeno uno dei titoli che troverete in basso. Curiosità, aneddoti del backstage e racconti inediti, sicuramente vi faranno vedere questi biopic musicali con occhi diversi.

Ray (2004)

Ad aprire le danze è Ray scritto e diretto da Taylor Hackford con uno straordinario Jamie Foxx nel ruolo del cantante non vedente Ray Charles. Un’interpretazione magistrale che lo portò a conquistare un Golden Globe, un Bafta e il Premio Oscar come miglior attore protagonista. Sebbene Foxx non interpretò vocalmente i brani, tutte le canzoni presenti nel film come What I’d Say vennero suonate dall’attore.

Nonostante il grande successo, non fu semplice riuscire a portare al cinema questo film. Come raccontato dallo stesso Hackford, ci vollero ben 15 anni prima di trovare i finanziamenti necessari per la realizzazione del film. A trasformare questo sogno in realtà, ci riuscì Philip Anschutz con la Bristol Bay, riuscendo a completare il quadro finanziario.

Sebbene Ray Charles venne a mancare nel 2004, pochi mesi prima dell’uscita nei cinema, il cantante riuscì a leggere la sceneggiatura. Per agevolare la lettura, venne creata una copia in braille, così da poter essere modificata all’occorrenza. E secondo alcune testimonianze, il cantante fu in disaccordo solo per due scene. La prima riguardava la sequenza nella quale l’attore avrebbe dovuto suonare il piano con risentimento. E poi quando Ray avrebbe mostrato come assumere cocaina a una delle sue amanti.

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Judy ( 2019)

Un altro biopic che ha lasciato il segno nel mondo del cinema è Judy uscito a 50 anni esatti dalla morte della celebre artista. Diretto da Rupert Goold, l’incantevole Renée Zellweger ha avuto l’onere e l’onore di vestire i panni dell’indimenticabile Judy Garland. Performance rimasta nel cuore del pubblico, le ha permesso di vincere premi prestigiosi. In particolar modo, un BAFTA, un Critic’s Choice Awards, un Golden Globe e il Premio Oscar come miglior attrice protagonista.

La Zellweger per assomigliare il più possibile alla Garland è stata più di anno a lavorare sulla sua voce, affinché potesse avvinarsi all’originale. Lavoro riuscito egregiamente, grazie al lavoro svolto dal vocal coach Eric Vetro, portandola a esibirsi in performance impeccabili. Il make up curato da Jeremy Woodhead, per adattare i lineamenti del viso dell’attrice alla Garland, lo ha visto lavorare molto sulla forma del naso. Successivamente, il truccatore è ricorso all’utilizzo di lenti a contatto grigio scuro, per riproporre il marrone di Judy. E infine, una parrucca marrone e ramata, per completare l’outfit e nascondere la chioma bionda dell’attrice.

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Bohemian Rhapsody (2019)

Le curiosità intorno al film diretto prima Bryan Singer e poi da Dexter Fletcher sono tante e molto interessanti. Non tutti sanno che tra i produttori di questo biopic musicale entrato nella storia del cinema, compare il nome di Robert De Niro. Coinvolto anche nella produzione del musical We Will Rock You, ispirato sempre ai celebri brani dei Queen.

Incentrato sulla vita del cantante Freddie Mercury, il biopic musicale ha avuto un’accurata lavorazione durata ben 10 anni. A rallentare il primo ciak, furono due scogli molto grandi. Il primo riguardava la ricerca di un regista che fosse all’altezza e il secondo, un attore che potesse far brillare nuovamente il mito di Freddie.

Proprio quest’ultimo aspetto, per molti mesi portò le varie agenzie ad avanzare nomi, prontamente smentiti poco dopo. Prima di Rami Malek, il nome dato per certo ad interpretare Freddie Mercury, per molto tempo è stato quello di Sacha Baron Cohen. Il suo coinvolgimento fu talmente ampio, da essersi occupato anche del reclutamento di parte della troupe in vista delle riprese. Un interesse risultato troppo forte e prepotente, che mostrò anche la volontà dell’attore di dare al film una connotazione artistica particolarmente audace. Una caratterizzazione che non solo venne bocciata dai componenti storici di Queen, ma vide l’abbandono al progetto di Cohen nel 2013.

La parola impossibile non esiste…

E con l’ufficialità di Rami Malek nel ruolo del cantante della band inglese, la musica cambiò totalmente. Il lavoro svolto in simbiosi tra l’attore e la coreografa Polly Bennett, ha reso impeccabile la performance di Malek nel biopic musicale. Eppure, anche lui trovò delle difficoltà nell’interpretare Freddie. L’utilizzo di una protesi dentaria importante – che custodisce gelosamente ancora adesso – è riuscito a metterlo in difficoltà durante le riprese. Di fronte a una performance del genere, consegnargli l’ambita statuetta d’oro dell’ Oscar come miglior attore protagonista, fu una pura formalità.

Un’altra complicazione rivelatasi più ardua del previsto fu la ricostruzione di parte dello stadio di Wembley. Luogo simbolo nel quale venne organizzato il concerto del Live Aid nel 1985 con Bob Geldof. E così, i produttori e gli scenografi, per cercare di rendere la location più simile all’originale, decisero di occupare una parte dell’aeroporto di Londra. Un lavoro talmente ben eseguito, da aver ricevuto il plauso del regista che si occupò della regia del concerto evento.

Rocket Man (2019)

Curioso come il nome del regista Dexter Fletcher sia presente nuovamente nella regia di un altro biopic musicale. Rispetto agli altri titoli citati precedentemente, Rocket Man ha fatto i conti con il giudizio del diretto interessato, Sir. Elton John. Il cantante noto per i capelli rossi e i look stravaganti, si dimostrò entusiasta di questo progetto dal primo giorno. Battezzato come Reginald Dwight, il baronetto ha visto portare sul grande schermo la sua vita e la sua carriera tra gioie e dolori.

Come negli altri casi, anche per Rocket Man il primo attore che sembrava essere a un passo dalla firma, fu Tom Hardy. Un nome dato per certo, che ben presto venne scalzato da un giovane attore e molto somigliante con il giovane Elton. Tuttavia a far cambiare idea ai produttori, fu la voce di Taron Egerton. Grazie al film d’animazione Sing, sulle note del celebre brano di Elton John: I’ll Still Standing, venne chiamato e confermato a bordo di uno dei biopic musicali più attesi di sempre.

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L’affiatamento artistico tra Egerton e John fu immediato, tanto che quest’ultimo non si risparmiò nel dare consigli su come affrontare questa dura prova. “Non imitarmi in maniera troppo perfetta, dai al pubblico la tua interpretazione, fagli vedere l’artista com’è evoluto nel corso del tempo”. Sodalizio reso ancora più forte dalla capacità di Taron Egerton di interpretare tutti i brani presenti nel biopic. Compresa una canzone inedita (I’m Gonna) Love Me Again, scritta da Elton John per duettarla con il suo alter ego contemporaneo nel film.

Il lavoro svolto dall’attore è stato molto intenso, soprattutto dal punto di vista vocale. Le tre ore al giorno, per cinque giorni a settimana e con una tempistica di circa otto settimane, lo hanno visto prepararsi in vista delle 22 canzoni inserite nel film. Rocket Man resta uno dei film migliori di Egerton, tanto da aver conquistato il suo primo Golden Globe come miglior attore in un film commedia o musicale.

Elvis (2022)

Dopo anni di silenzio, il regista Baz Luhrmann è tornato a conquistare le sale cinematografiche di tutto il mondo, in grande stile. Girato in piena pandemia, questo atto d’amore verso il Re del Rock, intitolato Elvis ha visto finalmente la luce lo scorso 22 giugno.

A conquistare il pubblico, l’interpretazione del giovane attore Austin Butler, nei panni dell’affascinante e provocatorio Elvis Presley. Non particolarmente noto al grande pubblico, Butler è riuscito a catalizzare tutta l’attenzione su di lui, proprio come fece Elvis ai suoi tempi. Ma prima di lui, chi venne preso in considerazione? Due furono i nomi che fino all’ultimo vennero dati per i più papabili: il cantante Harry Styles (Dunkirk) e il talentuoso Miles Teller (Top Gun: Maverick). Ma dato il successo di entrambi, nessuno dei due era all’altezza delle aspettative del regista, determinato a scegliere qualcuno ancora da plasmare.

A convincere Luhrmann a scegliere il biondino dalla faccia da bravo ragazzo fu una risposta che diede Butler durante il provino. Alla domanda quale aspetto lo facesse sentire vicino a Elvis, il giovane rispose la morte della madre avvenuta quando aveva 23 anni. Un tragico evento, avvenuto anche nella vita del cantante di Memphis.

E parlando della famiglia, l’unico vero amore della vita di Elvis, l’ex moglie Priscilla Presley, è stata tra le maggiori sostenitrici di questo biopic. Una presenza fondamentale per il regista, tanto da averla fatta partecipare alle diverse fasi di realizzazioni del film.

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Austin Butler è il nuovo Elvis Presley 2.0

Gli altri elementi che portarono Luhramann a scegliere con estrema convinzione Austin, la sua predisposizione e conoscenza dello strumento della chitarra. Tra movimenti di bacino e le movenze diventate un cult di Elvis, ha visto l’attore lavorare vocalmente in maniera quasi ossessiva. A seguito della scarsa qualità audio delle canzoni degli anni ’60, il regista decise di mixare la voce di Elvis con quella di Austin, per dar vita a un risultato quanto più simile all’originale. Un esperimento rivelatosi talmente ben riuscito da essere stato applicato a tutti gli altri brani presenti nel film.

A contribuire al successo del biopic musicale Elvis, sono state alcune esperienze vissute dall’attore e dal regista. In primis, le ore trascorse in sala prove per studiare accuratamente i movimenti del re del movimento pelvico, da riportare in scena. In seconda battuta, la possibilità di aver vissuto per ben 18 mesi a Graceland, la storica tenuta di Elvis. E la possibilità per entrambi di visitare lo storico studio di registrazione del cantante a Nashville.

Se c’è un aspetto che colpisce immediatamente, oltre alla somiglianza di Austin con Elvis, sono i costumi curati da Catherine Martin, quattro volte premio Oscar e moglie del regista. Grazie ai video dell’epoca e al suo estro artistico, sono stati disegnati e realizzati 90 costumi indossati da Austin Butler nel corso del film.