Crazy For Football | la recensione del toccante film con Sergio Castellitto

Crazy For Football - Matti per il calcio
3.6 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Questa mattina è stato presentato durante la Festa del Cinema di Roma 2021, il film Crazy For Football Matti per il calcio diretto da Volfango De Biasi e con protagonista Sergio Castellitto insieme a Antonia Truppo, Lele Vannoli, Angela Fontana, Massimo Ghini e Cecilia Dazzi. Basato su una storia vera, questo lungometraggio è stato un modo per dimostrare quanto le diversità riescano a unire e a cambiare la vita delle persone. Il film prodotto da Rai Fiction e Mad Entertainment sarà trasmesso su Rai Uno il 1° novembre in prima serata.

La trama del film Crazy For Football – Matti per il calcio

Lo psichiatra Saverio Lulli si occupa da anni di decine di pazienti con gravi malattie mentali in un ospedale di Roma. Dopo averli sedati e tranquillizzati, il suo compito è di riabilitarli socialmente e di aiutarli a superare le difficoltà, le fobie e i disturbi ossessivo compulsivi. Affezionato e premuroso con tutti, come fosse il loro papà a prescindere dall’età, Saverio è determinato a realizzare un grande progetto sportivo. Il torneo internazionale di calcio a 5 diventa la sua unica priorità.

Nonostante le porte in faccia ricevute da chi avrebbe dovuto ma soprattutto potuto aiutarlo economicamente, Saverio riesce a trovare un mister per i suoi ragazzi: l’ex campione di calcio Zaccardi, rimasto solo con il suo carlino e fissato con il gioco d’azzardo. Titubante inizialmente, alla fine decide di accettare la proposta dello psichiatra. Dopo aver selezionato i migliori, la Nazionale italiana composta da ragazzi e uomini con problemi mentali e comportamentali è formata.

Saverio però non è solo un dottore, ma anche un uomo separato e alle prese con una figlia adolescente in cerca di attenzioni. Così come accade nelle migliori storie, anche dalle esperienze negative si può ricavare qualcosa di buono, e così lei diventa la social manager della squadra.
Grazie al passaparola, alla disponibilità anche della FGCI, il sogno di realizzare questo Mondiale diventa sempre più reale, fin quando però non accadranno degli eventi che metteranno tutto in discussione.

Leggi anche: Quentin Tarantino a Roma: il futuro del cinema e Kill Bill 3

Leggi anche: Fortunata, la recensione del dramma popolare di Sergio Castellitto

La recensione del film con Sergio Castellitto

Uniti si vince, non solo sul campo ma anche nella vita. Una frase che calza a pennello con la storia raccontata dal regista De Biasi e tratta da una storia vera. Amicizia, sport, problematiche mentali e spirito di sacrificio sono alcuni degli argomenti del film Crazy For Football – Matti per il calcio. Quello che traspare è un profondo senso di naturalezza tra Sergio Castellitto e gli attori che hanno interpretato i ragazzi con disagi mentali per esigenze sceniche. Guardando il suo modo di approcciarsi con loro, dalle piccole cose alle grandi, riesce a far entrare in empatia il pubblico con le storie di tutti i protagonisti.

C’è posto per tutte le emozioni. La commozione nel vedere la fragilità di uomini alti due metri e terrorizzati dalla loro ombra; il dispiacere e la rabbia nel vedere quanto un solo uomo sia stato in grado di smuovere una montagna, dopo essere stato lasciato da solo e ostacolato dal collega De Metris (Massimo Ghini).


E poi, fondamentale per la riuscita del film, il lato divertente della storia affidato all’attore comico Max Tortora, nel ruolo dell’allenatore Zaccardi. Il suo approccio determinato, i discorsi motivazionali e la comprensione nell’andare incontro alle difficoltà di ogni giocatore, lo hanno reso un grande uomo.
La sceneggiatura è molto equilibrata, permettendo al pubblico di emozionarsi ma allo stesso tempo di divertirsi grazie alla battute in romanesco di Tortora.

Il calcio e le attenzioni dello psichiatra e dell’infermiera rimasta sempre al suo fianco per aiutarlo, hanno dimostrato quanto sia fondamentale il lavoro di squadra. Quanto sia importante fargli vivere situazioni di normalità a questi uomini e donne ormai alla deriva sociale. Tenerli fuori dalla società, etichettati con parole come ‘diversi’ o ‘anormali’ non fanno altro che rallentare il loro processo di guarigione.