Top 5 This Week

Related Posts

Jay Kelly, recensione: George Clooney assapora la malinconia della celebrità

All’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Noah Baumbach presenta Jay Kelly, il nuovo film con George Clooney protagonista. Ecco la nostra opinione direttamente dal Lido.

3.4 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Empatico, pungente e capacissimo a dirigere gli attori dove vuole lui, il regista statunitense Noah Baumbach quest’anno ci porta per mano lungo un terreno di amarezza. Dopo titoli entusiasmanti come Storia di un matrimonio (sempre Netflix e sempre presentato a Venezia) arriva, a tre anni di distanza dal suo ultimo lavoro, con questo Jay Kelly una storia agrodolce e delicata.

In uscita il 14 novembre al cinema e dal 5 dicembre su Netflix, la nuova opera in concorso a Venezia 82 è una lettera romantica e sincera al cinema e a quello che significano le star per chi è fuori dallo schermo e le guarda ammirato.

Scritto a quattro mani da Baumbach stesso e Emily Mortimer, che il regista ha conosciuto sul set del suo ultimo Rumore bianco, questo Jay Kelly siamo certi che insaporirà l’ultima parte del 2025 come saprebbe fare soltanto un’ottima cheesecake (capirete perché vedendolo).

Cosa racconta Jay Kelly

Jay Kelly racconta il viaggio attraverso l’Europa del celebre attore omonimo e del suo fedele manager Ron, in un percorso che si rivela sorprendentemente profondo. Durante il tragitto, i due si trovano a riflettere sulle decisioni prese nel corso della vita, sulle relazioni con le persone a loro più vicine e sull’eredità emotiva e morale che lasceranno alle generazioni future.

Oltre all’amicizia tra i due e a tutti i personaggi che troveranno lungo il cammino, il film indaga sulla più intima natura di un uomo, partendo dall’ego della giovinezza fino a giungere alle insidie della mezza età.

Ci si interroga dunque sulle scelte compiute, sui sacrifici fatti, sui traguardi raggiunti e sugli errori vissuti. Il film solleva una domanda universale: quando diventa troppo tardi per cambiare il corso della nostra esistenza?

George Clooney in Jay Kelly
George Clooney in Jay Kelly (Foto: Ufficio stampa) – Newscinema.it

Attraverso la figura di Jay Kelly, il film esplora proprio questo senso di amarezza che ti pone davanti a un bivio vitale, in cui solo tu puoi scegliere se soccombere o cambiare.

Un film perfetto per il grande pubblico

Sicuramente non raffinato come altri lavori precedenti di Noah Baumbach, Jay Kelly è però un film da cinema, da masse di persone che cercano coinvolgimento ed emozione. Toccante nel suo svolgimento, abbraccia una storia di decadenza e destrutturazione, in cui la figura della celebrità viene scomposta e analizzata.

George Clooney è adattissimo in questo, tanto che il film sembra parlare proprio di lui. Non stanca, non disturba, semmai ti avvicina sempre più, minuto dopo minuto. In Jay Kelly risiede l’anima che anche il protagonista cerca e col suo morbido procedere, si chiede e ci chiede: siamo all’altezza dell’immagine che abbiamo costruito o siamo ancora in cerca di chi potremmo essere?

Ecco dunque che l’eroe di scena viene smascherato ed è costretto a misurarsi con l’uomo che lo ospita, quello reale. Siamo quindi al punto di svolta dove la profonda e istantanea presa di coscienza, trova una vena malinconica e finalmente umana.

Adam Sandler e Greta Gerwig in una scena di Jay Kelly
Adam Sandler e Greta Gerwig in una scena di Jay Kelly (Foto: Ufficio stampa) – Newscinema.it

Amicizia, solitudine e tanta Italia

L’enorme cast comprimario, formato da una piramide di star che parte da quelle hollywoodiane al vertice, come Adam Sandler, Laura Dern, Billy Crudup e Greta Gerwig, fino ad arrivare ai talenti nostrani come Alba Rohrwacher e Giovanni Esposito, forma un reticolato artistico coeso e spontaneo.

Jay Kelly è infatti un viaggio di maturazione e umiltà che percorre strade e scuote l’anima. Aerei, auto, treni low cost che attraversano città e nazioni ma che, al tempo stesso, portando a guardarsi dentro in una costante ricerca d’identità.

Famiglia, relazioni personali, carriera e quel sottile ma determinante confine tra l’essere amico o datore di lavoro. Il nuovo film firmato Baumbach ha un sapore autentico e puro, forse non così ricercato ma investito comunque di fascino ed eleganza.

Quando il divario tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare sembra ampliarsi, c’è sempre una possibilità di riflessione. È inevitabile a un certo punto della propria esistenza fare un bilancio, d’altronde il tempo che passa è come una data di scadenza, porta spontaneamente a chiedersi cosa dia realmente valore alla nostra vita.

Lorenzo Usai
Lorenzo Usai
Contraddistinto da una passione cinefila quasi maniacale, cresciuta in me come una vocazione, cerco ogni giorno che passa di scoprire sempre di più, farmi esperienza, parlare e scrivere di questo magico mondo. Fin da piccolo sono sempre rimasto incantato dal cinema, la sala, l’enorme schermo davanti a me e tutte le storie che mi portano dentro ad infiniti mondi, vivendo esperienze come in prima persona. Insomma i film emozionano, insegnano, confortano, incoraggiano, divertono, sono una potenza reale e concreta, per me non sono un passatempo ma un vero stile di vita.

Popular Articles