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Com’è The Testament of Ann Lee con Amanda Seyfried, in concorso a Venezia 82

Un’opera matura, che racconta la vita di una delle poche leader religiose. Un musical crudo, diretto e reale, che concorre al Leone d’Oro

Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, The Testament of Ann Lee segna il ritorno dietro la macchina da presa di Mona Fastvold, che firma una delle opere più ambiziose e radicali di questa edizione.

Con un cast guidato da un’incredibile Amanda Seyfried e Thomasin McKenzie, il film porta sullo schermo la figura storica di Ann Lee, fondatrice del movimento religioso degli Shakers nella seconda metà del XVIII secolo.

Insieme a Brady Corbet, co-sceneggiatore, Fastvold costruisce un racconto che unisce epica, religione e musical, in un impasto visivo e sonoro che oscilla tra rigore storico e rivisitazione immaginaria.

Lungi dall’essere una biografia convenzionale, il film si propone come una favola speculativa, capace di trasformare la vicenda di Ann Lee in un’esperienza cinematografica immersiva, visivamente potente e attraversata da tensioni profonde, tra fede, utopia e desiderio di giustizia.

The Testament of Ann Lee: la storia della leader fondatrice dello Shaker Movement

The Testament of Ann Lee ricostruisce liberamente la vita e le profezie della donna che, nel tardo Settecento, diede origine al movimento degli Shakers. Ann Lee (Amanda Seyfried) appare come una figura carismatica e controversa, in grado di radunare attorno a sé un gruppo di fedeli che vedevano nella sua visione mistica la possibilità di un mondo diverso, fondato sulla purezza e sulla trascendenza.

Il film segue dunque il percorso della comunità nascente, mettendo in scena i rituali che caratterizzavano la loro devozione: canti collettivi, movimenti estatici e tremanti e danze che diventano atto di preghiera e insieme liberazione.

Intorno a lei si muovono giovani e anziani, uomini e donne, accomunati dal desiderio di sfuggire a un presente fatto di oppressione e ingiustizia, nella ricerca di un’utopia concreta.

Un musical religioso potente e radicale

Nonostante l’aura mistica, la narrazione non indulge nel lirismo: la storia di Ann Lee viene mostrata attraverso momenti di conflitto, sacrifici, violenze e incomprensioni, che testimoniano la difficoltà di incarnare un ideale radicale in un mondo ostile.

La dimensione spirituale si intreccia così a quella terrena, rivelando il prezzo della fede e della leadership. In questa prospettiva, The Testament of Ann Lee è al tempo stesso cronaca, parabola e leggenda.

Con The Testament of Ann Lee, Mona Fastvold realizza un film che colpisce per la sua audacia e per la forza visiva. Insolito e rischioso, si presenta come un vero e proprio musical religioso, un genere (quasi) inesistente, in cui i rituali degli Shakers si trasformano in sequenze corali di canto e movimento.

Non c’è leggerezza, però: l’opera è cruda, violenta e densa di tensione. Ogni immagine è costruita con precisione, sostenuta dalla fotografia immersiva di William Rexer e dalla colonna sonora evocativa di Daniel Blumberg, che amplifica il senso di inquietudine e trascendenza.

Il film ha un peso specifico alto, non cerca scorciatoie né indulgenze: racconta una storia dura con serietà e senza fronzoli, rifiutando qualsiasi forma di abbellimento retorico. L’aspetto più interessante è che a firmarlo sia una regista donna, che sceglie di raccontare la vita di una figura femminile non facile, leader spirituale radicale e visionaria in un contesto dominato dagli uomini.

Ne emerge un ritratto potente, al tempo stesso storico e contemporaneo, che parla di emancipazione, fede e resistenza. Certo, non è un film per tutti: la sua intensità, la lentezza e la serietà lo rendono un’esperienza impegnativa. Ma per chi sa accoglierlo, The Testament of Ann Lee è un’opera ambiziosa e matura, un affresco coraggioso che conferma la voce originale e determinata di Mona Fastvold.

Benedetta Pellegrini
Benedetta Pellegrini
Esperta di nuovi e vecchi media, scrivo principalmente di grande e piccolo schermo, come anche di sostenibilità, innovazione e sviluppo umano. Anagraficamente Gen Z, sono Millennial nella vita di tutti i giorni: fingo di saper usare TikTok, ma non ho mai abbandonato le agende cartacee.

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