Un testamento inedito di Gianni Agnelli riapre la battaglia sull’eredità di famiglia, mettendo al centro Edoardo Agnelli, il figlio scomparso che potrebbe avere diritto a una quota significativa del gruppo Exor.
Un nome che evoca mistero, eredità negate e un destino spezzato troppo presto. Edoardo Agnelli, unico figlio maschio dell’Avvocato Gianni Agnelli, è tornato al centro dell’attenzione mediatica a oltre vent’anni dalla sua morte.
A riaccendere i riflettori su di lui è un testamento inedito datato 1998, emerso nelle scorse ore durante un’udienza al tribunale di Torino, e al centro dell’aspra battaglia legale tra Margherita Agnelli e gli eredi Elkann.
Secondo quanto depositato dai legali di Margherita, il documento olografo – fino a oggi mai reso pubblico – attribuiva a Edoardo Agnelli il 25% delle quote della “Dicembre”, la holding che controlla il cuore finanziario della famiglia, dal gruppo Exor alla Juventus.
Una disposizione che, se autentica e valida, smentirebbe la precedente “lettera di Monaco” del 1996, in cui Gianni Agnelli indicava come successore il nipote John Elkann. Ma chi era davvero Edoardo Agnelli, l’uomo che avrebbe potuto cambiare il volto del potere economico italiano?

L’anima inquieta della dinastia Agnelli
Nato a New York il 9 giugno 1954
, Edoardo Agnelli era molto diverso dall’immagine che il padre Gianni aveva in mente per il suo erede. Intellettuale, introverso, attratto dalla spiritualità e dalla filosofia orientale, Edoardo non mostrò mai un reale interesse per il mondo degli affari e dell’industria.
Dopo aver studiato a Torino, frequentò la prestigiosa università di Princeton, negli Stati Uniti, e si laureò in Lettere e Filosofia. Negli anni Ottanta si convertì all’Islam sciita, assumendo posizioni critiche verso l’Occidente e il capitalismo, e intrattenendo contatti culturali con l’Iran rivoluzionario di Khomeini.
La sua conversione e il suo rifiuto delle logiche aziendali crearono una frattura evidente con la famiglia, in particolare con il padre, che lo escluse progressivamente da qualsiasi ruolo operativo nel gruppo Fiat.
Edoardo conduceva una vita appartata, più vicina al mondo della meditazione e del pensiero che a quello dei consigli d’amministrazione. Si interessava di religioni, viaggiava spesso in Medio Oriente e non mancava di esprimere pubblicamente posizioni scomode anche su temi politici.
La sua figura, non allineata e scomoda, restava però una presenza simbolicamente potente: era l’erede designato, ma mai accettato fino in fondo.

La morte, il silenzio e oggi il ritorno nel cuore della contesa
Il 15 novembre del 2000, Edoardo Agnelli morì tragicamente precipitando da un viadotto sull’autostrada Torino-Savona, nei pressi di Fossano. Aveva 46 anni. La versione ufficiale parlò subito di suicidio, anche se negli anni non sono mancate le teorie alternative, in particolare da parte della madre Margherita.
La morte di Edoardo lasciò un vuoto, ma anche una linea di successione aperta: con lui si estingueva la possibilità di una continuità diretta tra Gianni Agnelli e i suoi eredi naturali.
Ed è proprio questo punto che oggi viene riaperto dal testamento del 1998, secondo il quale l’Avvocato avrebbe assegnato a Edoardo un quarto della cassaforte di famiglia.
Dopo la sua morte, secondo i legali di Margherita, quella quota sarebbe dovuta passare agli eredi legittimi di Edoardo, ovvero la stessa Margherita e la madre Marella Caracciolo. Una ricostruzione che, se accolta dai giudici, potrebbe rimettere in discussione l’attuale struttura del potere in casa Agnelli-Elkann.
Una figura simbolica più viva che mai
La risposta della controparte non si è fatta attendere: gli avvocati della famiglia Elkann sottolineano che il testamento è solo una fotocopia, senza valore legale, e che Edoardo era già deceduto al momento della morte dell’Avvocato nel 2003, rendendo la disposizione inapplicabile. Inoltre, ricordano che un accordo transattivo nel 2004 ha chiuso la successione in modo definitivo.
Eppure, la comparsa di questo documento alimenta l’eco di una figura mai del tutto scomparsa dal cuore del pubblico italiano. Edoardo Agnelli, il figlio-filosofo, il ribelle gentile, torna a far parlare di sé proprio nel luogo da cui era stato estromesso: il centro del potere economico e familiare.
La vicenda, ancora lontana dalla conclusione, mostra come le eredità non siano mai solo una questione di beni materiali, ma anche di simboli, memorie e ferite mai del tutto sanate. E forse, oggi più che mai, il nome di Edoardo Agnelli rappresenta tutto questo.