Henri Cartier-Bresson, tra immagini e parole a Roma

 

 

Fotografare è trattenere il respiro quando le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l’immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale. Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere.” Leggere queste parole dal libro dedicato ad Henri Cartier-Bresson da Contrasto nel 2004, l’anno in cui il fotografo francese morì il 3 agosto a L’Isle-sur-la-Sorgue, significa entrare nel mondo di uno dei padri del fotogiornalismo. Leica e Magnum: sono questi i nomi che risuonano nella vita di Cartier-Bresson. Nel 1932 comprò la sua prima macchina fotografica, appunto una Leica 1, dopo aver visto una fotografia di Martin Munkacsi, tanto che “è stata quella foto a dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l’obiettivo”. Quindici anni dopo aver scoperto la bellezza dell’atto fotografico, fondò l’agenzia Magnum, insieme ai più grandi fotografi del suo tempo, Robert Capa, George Rodger, David Seymour e William Vandivert. Da questo momento, Cartier-Bresson si spingerà in moltissimi luoghi, dalla Cina al Messico, dal Canada agli Stati Uniti a Cuba, dal Giappone all’Unione Sovietica. Sempre con la macchina fotografica al seguito.
Dallo scorso 20 gennaio fino al 6 maggio, Palazzo Incontro, nel centro di Roma, ospiterà una mostra interamente dedicata allo straordinario talento fotografico di un maestro della fotografia e dell’immagine.  Henri Cartier-Bresson. Immagini e parole, organizzata da Contrasto, Magnum Photos e Fondation Cartier-Bresson, propone quarantaquattro scatti in bianco e nero del fotografo da sempre attratto dalla pittura, accompagnati  dalle parole di scrittori, artisti, architetti e intellettuali. Ogni fotografia è accompagnata dalle parole suggestive, piene di affetto e di stima, di alcuni amici che hanno voluto omaggiare Henri dei loro pensieri: tra le penne, solo per fare qualche nome, si annoverano quelle di Pierre Alechinsky, Ernst Gombrich, Leonardo Sciascia, Ferdinando Scianna. La poesia del bianco e nero, la forza icastica delle immagini, la realtà esplicita delle pose e dei soggetti, la luce analitica: questo è il mondo di Henri Cartier-Bresson. “Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento”. Il momento decisivo, come intitolò il suo libro più famoso, colto da una macchina fotografica capace di “mettere sulla stessa linea di mira il cuore, la mente e l’occhio”.