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È una della serie del momento, distribuita in esclusiva su Netflix e già in grado, in un tempo relativamente breve, di attirare un gran numero di spettatori. Stiamo parlando di I am not okay with this, adattamento per il piccolo schermo (contestualizzato alle dinamiche streaming) della graphic novel di Charles Forsman – già mente di un’altra recente produzione N di successo quale The End of the F***ing World – che ci propone uno sguardo inedito ad individui dotati di superpoteri, ben lontano dalle scorribande action dei moderni cinecomic.

La storia segue la diciassettenne Sydney (interpretata da Sophia Lillis), ancora sconvolta dalla scomparsa del padre, che un giorno scopre di aver sviluppato dei superpoteri. Ci troviamo davanti ad una vera e proprio origin story che mescola le tipiche dinamiche del romanzo di formazione adolescenziale, con la vita nelle aule scolastiche e le ovvie tribolazioni dell’adolescenza, con elementi fantastici più affini alle generazioni di pubblico moderne. I sette episodi che compongono la prima stagione lasciano con un sacco di dubbi e domande senza risposta, vediamo di analizzarne insieme alcuni con ovvia presenza di spoiler.

In che modo Sydney ha ottenuto i suoi poteri?

sophia lillis

Sophia Lillis

Le capacità della protagonista diventano evidenti anche per l’osservatore più scettico. Per gran parte della prima stagione la ragazza cerca di convivere con la sua nuova condizione e di trovare un sorta di controllo, ma non è ancora stata spiegata una causa chiara dietro l’origine di questi. La storia suggerisce che i poteri siano in qualche modo collegati alla recente morte del padre, visto che non si sono mai manifestati prima del funerale dell’uomo, e viene insinuato il dubbio che il genitore stesso fosse in possesso di abilità fuori dal comune, propendendo così per una trasmissione genetica. Tuttavia queste sono speculazioni visto che al momento nessuna risposta certa è stata data sulla questione.

Quali sono i limiti dei poteri di Sydney?

Nelle puntate viste finora i poteri dell’adolescente sembrano collegati alla telecinesi, ma alcuni di questi sono difficilmente inseribili in una categoria precisa. Di certo la Nostra può spostare oggetti in aria con la forza del pensiero, ma ci sono alcuni dettagli che esulano dal semplice sforzo mentale. Alcune possono essere semplici coincidenze, ma nell’epilogo di stagione quel che succede a Brad non può essere spiegato razionalmente, spingendo a chiedersi dove possano arrivare le capacità di Sydney e se siamo soltanto all’inizio di un’ulteriore evoluzione della protagonista.

Leggi anche: The Witcher, la recensione della serie Netflix

Qual è il rapporto tra Stanley e suo padre?

Vi sono molte cose che non sappiamo riguardo il personaggio di Stanley Barber, vicino di casa della protagonista. Nel corso della stagione scopriamo che il ragazzo ha diverse passioni, tra cui quella per la band Bloodwitch, per le videocassette, per il suo guardaroba anni ’80, per la marijuana e, ovviamente, per la stessa Sydney. Stanley ha un rapporto burrascoso col padre, un camionista che trascorre gran parte del tempo lontano da casa, e nelle rare scene in cui li vediamo assieme i due si insultano spesso a vicenda, ma quali sono i motivi dietro a tale astio?

Chi sta seguendo Sydney?

A circa metà della stagione, la protagonista sospetta che qualcuno la stia seguendo. La sua prima impressione è quella di essere osservata mentre si trova nella libreria della scuola e sente che qualcun altro sta causando dei problemi alle luci. La ragazza non scopre chi sia lo stalker e crede che questi sia scomparso nel nulla, suggerendo che sia dotato anch’esso di strani poteri. Anche Brad rientra nella lista dei sospettati ma, alla fine degli episodi, scopriamo come effettivamente qualcun altro fosse sulle tracce di Sydney: non ne vediamo il volto, ma il fatto che appaia letteralmente da una nuvola di fumo nel confronto con lei propende per l’ipotesi che avrà un ruolo significativo nei futuri episodi. In che modo la persona misteriosa è collegata a Sidney e a suo padre? Interrogativi che saranno probabilmente risolti nel prosieguo della serie.

Sydney diventerà una supereroina o una supercattiva?

sophia lillis è sydney

Sophia Lillis è Sydney

In diverse occasioni durante la prima stagione, Stan ritiene Syd una sorta di supereroina, con la ragazza che non accetta questo ruolo con il solo desiderio di essere normale come tutti gli altri suoi coetanei. Ma sul finire della stagione, quando Sydney uccide una persona, i dubbi vengono insinuati nello spettatore: I am not okay with this è l’origin story di un supereroe o di un supervillain? E il misterioso uomo di fumo comparso nelle fasi cruciali della narrazione condurrà la protagonista verso un sentiero oscuro o verso la luce? Un dubbio legittimo, e molto accattivante, che può porsi quale ideale traino per la continuazione della serie.

Appassionato di cinema fin dalla più tenera età, cresciuto coi classici hollywoodiani e indagato, con il trascorrere degli anni, nella realtà cinematografiche più sconosciute e di nicchia. Amante della Settima arte senza limiti di luogo o di tempo, sono attivo nel settore della critica di settore da quasi quindici anni, dopo una precedente esperienza nell'ambito di quella musicale.

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The Last of Us: recensione no spoiler della prima stagione | Tiriamo le somme

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La recensione di The Last of Us – Newscinema.it

La prima stagione di The Last of Us è giunta al termine con il nono episodio in onda su NowTv e Sky. Dopo averla vista tutta, settimana dopo settimana, vi diciamo cosa ne pensiamo in una video recensione.

Si è conclusa da poco la prima stagione di The Last Of Us, la serie targata HBO ispirata all’omonimo videogioco che ha riscosso un enorme successo in tutto il mondo. Suddivisa in nove episodi di durata variabile e ambientata in un mondo post-apocalittico, The Last of Us continuerà con la seconda stagione già confermata.

Noi l’abbiamo vista tutta e nella video recensione qui sotto potete scoprire cosa ne pensiamo. Analizziamo pro e contro, condividiamo il nostro punto di vista su vari dettagli della serie e vi mostriamo anche un curioso video in cui è montato il videogioco con la serie in modo alternato per sottolineare la fedeltà di questa con il materiale originale.

La video recensione della prima stagione di The Last Of Us

The Last of Us: di cosa parla la serie

La serie HBO si svolge 20 anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, uno scaltro sopravvissuto, viene incaricato di far uscire di nascosto Ellie, una ragazzina di 14 anni, da una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante attraverso gli Stati Uniti nel quale i due dovranno dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere.

Tra le star della prima stagione troviamo Pedro Pascal e Bella Ramseynei panni dei due protagonisti principali insieme a  Gabriel Luna, nel ruolo di Tommy, Anna Torv che interpreta Tess, Nico Parker è Sarah, Murray Bartlett è Frank, Nick Offerman è Bill, Melanie Lynskey è Kathleen, Storm Reid è Riley, Merle Dandridge è Marlene, Jeffrey Pierce interpreta Perry, Lamar Johnson è Henry, Keivonn Woodard è Sam, Graham Greene è Marlon ed Elaine Miles riveste i panni di Florence. Fanno parte del cast anche Ashley Johnson e Troy Baker (qui trovate la guida ai personaggi della serie).

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YOU 4: un professore che vive a South Kensington? | Gli errori dell’ambientazione inglese

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you 4 newscinema

La locandina di You – Newscinema.it

La seconda parte della quarta stagione di You comincerà il 10 Marzo su Netflix. In attesa dei nuovi episodi andiamo ad analizzare alcuni errori della sua ambientazione londinese. 

La quarta stagione di You è iniziata circa un mese fa e il 9 marzo riprenderà anche la seconda parte. Dopo aver lasciato gli Stati Uniti e la sua vecchia vita, Joe Goldberg (Pen Badgley) si è trasferito a Londra, dove ha rubato l’identità di un professore universitario. Tutta la nuova stagione si svolge, quindi, nella capitale inglese, ma i fan hanno notato diversi errori sull’ambientazione europea che non si vedevano dai tempi di Emily in Paris.

Joe “ama” camminare

Nella serie, Joe dichiara che non gli dispiace camminare un po’ per recarsi al lavoro. Tuttavia, la distanza tra l’università nell’East London e il suo appartamento nel South Kensington è semplicemente ridicola. Per arrivare da un punto all’altro camminando, infatti, occorrono due ore: quattro, se si considera andata e ritorno. Una persona che percorre quattro ore a piedi tutti i giorni per andare a lavorare non è molto realistico.

Un professore che vive nel South Kensington

Dopo essersi trasferito, Joe smette di essere un bibliotecario e si trasforma in un docente universitario molto stimato. Per quanto un professore universitario possa essere una professione redditizia, è altamente improbabile che uno stipendio del genere basti per permettersi un appartamento come quello di Joe.

Il South Kensington è uno dei quartieri più costosi di Londra, dove un trilocale costa in media tra i due e i tre milioni di sterline. In un’intervista a Wired, l’attore ha spiegato che Joe può pagare la casa grazie all’eredità di Love, ma appare comunque una cifra improbabile.

you newscinema

L’appartamento di Joe – Newscinema.it

Un camino in ogni angolo

Si può notare che praticamente ovunque vada, Joe si ritrovi in un luogo dove c’è un camino, quasi a volere restituire un’ambientazione londinese vittoriana. Tuttavia, oggi a Londra i camini nelle case non sono così tanti, quasi il contrario. A partire dal 1956, infatti, il governo ha iniziato una campagna per eliminarli, in modo da diminuire il tasso di inquinamento e fumo nelle zone pubbliche.

L’esagerazione dello slang

Senza dubbio, lo slang inglese è molto popolare ed esistono tantissimi meme e parodie sulle differenze tra l’inglese e l’americano. Tuttavia, gli scherzi e le incomprensioni nella serie su questo fatto sono semplicemente esagerate. Basti pensare alla scena in cui Joe si trova in aula e non capisce che cosa si intenda con la parola “pants“. Un’intuizione non così difficile da comprendere, considerato il contesto.

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Incastrati 2: la recensione della serie Netflix | Ficarra e Picone alzano l’asticella

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Ficarra e Picone nella serie Incastrati (fonte: Netflix)

Ficarra e Picone nella serie Incastrati (fonte: Netflix)

La seconda stagione di Incastrati, serie Netflix ideata da Ficarra e Picone, prosegue sulla strada tracciata dalla prima, ovvero quella di ironizzare sulla dipendenza fanatica da serie tv, ma stavolta affina i propri meccanismi narrativi e lascia più spazio ai comprimari per emergere.

Lo schema logico della seconda stagione di Incastrati è identico a quello della prima: partendo dall’irriverente premessa, comicamente insolente verso lo stesso formato (quello seriale) scelto per inscenare le solite vicende di paese e di criminalità più o meno organizzata, Ficarra e Picone innescano una lunga una catena di equivoci e disavventure che sono il pretesto per fare satira sulla ‘cupola’ mafiosa, sulle sue connivenze con la “società civile” e sui meccanismi grotteschi che regolano il mondo dell’informazione che deve raccontarla.

Una scena dalla seconda stagione di Incastrati (fonte: Netflix)

Una scena dalla seconda stagione di Incastrati (fonte: Netflix)

Salvo Ficarra, nonostante tutto quello che è successo nella prima stagione, è ancora “incastrato” da un prodotto televisivo di pura invenzione (estremamente semplicistico e dozzinale come la media dei prodotti su piattaforma). E anche in questa seconda stagione, la serie entra ed esce dalla fittizia centrale di polizia dell’ispettore Jackson, protagonista di The Touch of the Killer e poi del sequel The Look of the Killer, che sia Salvo che sua ex-moglie Ester (per sentirlo più vicino dopo la separazione) seguono assiduamente.

Stavolta questo sottotesto è ancora più esplicito, le due serie (quella finta e quella vera) dialogano in maniera molto più serrata e sono sempre più frequenti i momenti in cui Ficarra e Picone si fermano per riflettere sui tempi delle serie tv, per giocare sugli stereotipi di quel tipo di narrazione, sugli incroci spesso assolutamente inverosimili tra la trama poliziesca e le vicende sentimentali dei protagonisti.

E persino per scherzare sulle diverse tipologie di prodotto televisivo e i diversi target di pubblico a cui questi si rivolgono (Robertino, il figlio di Agata, è appassionato di The Body Language, un’altra serie tv, molto più moderna e sofisticata di quella di cui è appassionato Salvo).

Incastrati | il ritorno su Netflix di Ficarra e Picone

I due comici siciliani lasciano maggiore spazio agli attori secondari, facendo emergere pian piano, in poche ma fondamentali scene, i personaggi di Tony Sperandeo nei panni di Cosa Inutile, quello di Sergio Friscia nel ruolo del retorico giornalista locale Sergione e soprattutto quello del procuratore capo Leo Gullotta (la sua entrata in scena è il vero punto di svolta di tutta la stagione).

Approfondendo questi comprimari, la seconda stagione di Incastrati ne guadagna in complessità, spesso ribaltando il giudizio che su di loro gli spettatori avevano maturato nelle prime puntate (c’è sempre qualcosa di peggio in agguato) e liberando quelle che inizialmente erano solo maschere grottesche dalla loro bidimensionalità, lavorando invece di sfumature per renderle drammaturgicamente interessanti.

Una scena dalla seconda stagione di Incastrati (fonte: Netflix)

Una scena dalla seconda stagione di Incastrati (fonte: Netflix)

Come spesso è accaduto poi nella carriera di Ficarra e Picone, bravissimi nel mettere in scena senza sconti le piccolezze dei loro connazionali, anche in Incastrati ci sono scene che involontariamente dialogano direttamente con l’attualità e con la cronaca degli ultimi mesi (quasi profetica, ad esempio, tutta la sottotrama del medico che agevola la latitanza di Padre Santissimo), fino ad arrivare a un finale che sembra essere stato scritto appositamente dopo la cattura di Matteo Messina Denaro (e che, invece, è “solo” frutto della penna di due autori sempre più raffinati).

Ancora una volta, Incastrati trova il modo di collegarsi direttamente a quel cinema di Rosi, Damiani e Germi, che Ficarra e Picone consapevolmente citano e indicano come loro stella polare. Eppure, questa seconda stagione della serie Netflix, se pur non sempre eccellente nella fattura registica e nel ritmo della narrazione, fa emergere la maturazione autoriale di due comici che hanno ormai le idee chiarissime sul loro lavoro e sul tipo di racconto che vogliono fare.

Le nuove sei puntate di Incastrati dimostrano come l’incursione seriale di Ficarra e Picone non sia stata solo un “capriccio” per presentarsi come moderni e salire sul carro del vincitore (le serie sul cinema?), ma come sia in realtà un coerente nuovo tassello della loro poetica.

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