Danny Boyle è stato a Roma per presentare in anteprima il suo nuovo attesissimo film 28 Anni Dopo, terzo capitolo della saga iniziata con 28 Giorni Dopo e 28 Settimane Dopo. Ecco cosa ci ha raccontato.28 anni dopo
esce nelle sale italiane il 18 giugno 2025 e promette di essere un evento cinematografico di rilievo, capace di rinvigorire il genere post-apocalittico con una nuova prospettiva autoriale e visiva. Boyle ha raccontato alla stampa romana il desiderio di tornare in quel mondo narrativo creato oltre due decenni fa.
La scelta di realizzare 28 Anni Dopo nasce, secondo il regista, dalla forza iconica del primo film e dalla possibilità di affrontare nuovi temi, come la fragilità delle società contemporanee e l’impatto delle emergenze globali.
“Vengono spesso fatte proiezioni del primo film tipo queste con una sessione di Q&A a seguire, è sempre stato qualcosa che ha suscitato un interesse particolare e devo dire che con Alex Garland abbiamo parlato più volte della possibilità di realizzare un sequel. Abbiamo lavorato insieme a tutta una serie di idee, però soltanto quando è venuta fuori questa ci siamo caricati di energia. Ci interessava inserire nella storia la Brexit e i Teletubbies” ha detto Boyle.

I film horror sono anche per le donne
“Credo che il motivo per cui l’horror sia così interessante e così seguito, sia proprio perché attira il pubblico e le persone. Quando abbiamo realizzato il primo film era stato detto a chiare lettere che le donne non sarebbero mai andate vederlo, perché le le donne i film horror non li vanno a guardare. Oggi invece la situazione è molto diversa, è molto cambiata e sono molte le donne che vanno a vedere i film horror.
Anche quando abbiamo fatto le proiezioni di prova, di test in America, in particolare il gruppo delle donne che rimaneva a fine della proiezione faceva proprio sentire la propria idea circa quello che era il concetto dell’horror. E discutevano se era il caso di chiamarlo film horror o meno, perché sì, è un film dell’horror però è anche molte altre cose.
Quindi l’horror attira e piace, secondo me, perché è una ragione che ti spinge, non puoi fare almeno di andare al cinema e puoi esorcizzare le tue paure, il tuo disgusto, la tua versione per tutti gli orrori di gran lunga peggiori che invece sono reali che sono presenti nel mondo che ci circonda. Anche perché poi l’horror è un genere molto flessibile che tu puoi allargare per comprendere molte più cose.
Credo che ci stiamo liberando sempre più di quelle che sono le aspettative nei confronti delle donne: cosa le donne dovrebbero e cosa le donne non dovrebbero fare. Chi più delle donne conosce bene la sofferenza, il dolore, quindi perché no?”
Una nuova trilogia
Alla domanda se questo sarà davvero l’ultimo capitolo, Boyle ha dichiarato che la chiusura pensata per 28 Anni Dopo ha un valore simbolico e narrativo molto forte, ma ha confermato il secondo film già pronto e il terzo in programma. La saga potrebbe quindi evolversi ulteriormente.
“Vorremmo realizzare una trilogia, anche se ciascun film poi è autonomo e indipendente. Questo è il primo e abbiamo già girato il secondo, poi dovremmo fare il terzo per cui stiamo cercando di raccogliere i fondi. Il viaggio del ragazzino è fondamentalmente il viaggio del film, perché ci si aspetta che il ragazzino segua le orme del padre, segua quello che il padre ha fatto quello che che vuole fare e la comunità che guarda indietro all’Inghilterra del passato, all’Inghilterra degli anni 50 e questa è la Brexit.
Una comunità in cui i ruoli di genere sono ben definiti, ben separati, i maschi sono maschi, le femmine sono femmine, ai ragazzi si insegna cacciare, uccidere, a difendere, mentre le ragazze invece devono fare altro e questa è la vecchia Inghilterra. Mentre le decisioni che lui prende sono molto più formate dal progresso, dall’andare avanti, tant’è vero che lui non torna a casa. Va per la sua strada e questo rappresenta il progresso.

L’effetto Harry Potter
Circa vent’anni fa ho fatto il casting per il film Millions, e devo dire che la capacità di recitare dei bambini all’epoca, rispetto alla capacità di recitare dei bambini di oggi è veramente abissale, probabilmente per l’effetto Harry Potter. Oggi i ragazzini crescono con Harry Potter, lo guardano e si dicono: “perché non lo posso fare anche io?”. C’è un livello, una qualità di recitazione da tra i ragazzi che è veramente sorprendente. Quella prima scena di 28 giorni dopo che mostra una Londra completamente vuota è un qualcosa che è stato molto forte, molto presente. Con il COVID praticamente quell’immagine è diventata comune a tante altre città, come una impressionante rappresentazione di quello che era il pericolo e questo ovviamente ha spinto ancora di più il film. E la cosa interessante è stata che il virus si è adattato, è mutato, si è evoluto perché anche il virus ha cercato di sopravvivere e quindi anche gli infetti si sono organizzati e hanno cominciato a evolversi. Sono emersi gli Alfa e i lenti bassi che consumavano poche energie strisciando, quindi sicuramente il COVID ha avuto una forte influenza sulla scritt
ura.
Come è cambiata la rabbia
“Quando abbiamo fatto il primo film in realtà pensavamo a quella rabbia che si scatena quando sei al volante per strada. Poi però ci siamo resi conto che la rabbia era praticamente come l’impostazione di default della nostra quotidianità. Si va da zero a 100 senza passare per nessun stadio intermedio, senza una fase di frustrazione o delusione, si parte, si scatta e si va dritti alla rabbia. E credo che fondamentalmente la colpa di tutto ciò sia la tecnologia. Questa tecnologia che ci ha dato individualmente tantissimo potere e quindi abbiamo questo strumento che ci fa sentire importantissimi poi, però ci rendiamo conto di non essere la persona più importante del mondo, la cosa più importante al mondo, perché poi questo è quello che la vita ci dice. Poi alla fine andiamo tutti a finire nello stesso posto, che tu sia ricco, famoso, bello o l’esatto contrario, vai a finire nello stesso posto, come tutti gli altri. Io sono nemico del cinismo, perché sono un ottimista per natura, anche se faccio film molto dark. Sono fortunato perché sono una persona curiosa. C’è una detto secondo il quale l’unica cura per la noia è la curiosità, ma non esiste una cura alla curiosità, quindi perché la curiosità è una infinita ricerca, un continuo porsi domande, un continuo cercare quindi la mia infezione, quella che mi porto dentro non è la rabbia, ma la curiosità.A un certo punto si è pensato che la tecnologia potesse essere come un leader, una figura di riferimento che potesse guidarci, ma al momento la prospettiva sembra molto distante. Anche perché è molto complicato il fatto che l’intelligenza artificiale offra tante opportunità di business, ma questo va contro le libertà personali. O l’idea anche di poter avere delle informazioni di cui ci si possa fidare questa secondo me è una grandissima sfida. Credo che quello che ci manca siano appunto una figura e un luogo di cui fidarsi che possa essere guide e fonte di ispirazione”
“Credo nella BBC”
“Io credo molto nella BBC perché è un’emittente che fornisce informazioni, ma non è di proprietà di nessuno. Non si sa chi è il proprietario della BBC, ma in realtà sono le persone e quindi non ci sono azionisti della BBC. Per esempio la BBC è disprezzata da quelli che sono a destra perché la considerano troppo libera troppo liberale. Fornisce informazioni che non sono di parte che non sono affette da pregiudizio.
Secondo me questo è il luogo migliore che può offrire un tipo di resistenza che non è un tipo di resistenza ribelle, ma è comunque un luogo dove c’è un controllo fermo sulla autenticità, la verità delle informazioni, delle immagini, delle notizie, siano esse provenienti da per esempio il Presidente Trump o da qualche nefanda organizzazione russa.

La famiglia al centro
“Volevamo comunque che questo film fosse basato sui personaggi e sulla famiglia. Nel primo film Cillian Murphy e Naomie Harris formano una famiglia con Brendan Gleeson e volevamo ripetere questa esperienza. Volevamo che fosse un film che parlasse della famiglia, di cosa succede all’interno di una famiglia, di come le famiglie si consumano, di come un trauma ha un impatto sulla famiglia e di come alla fine, grazie all’amore della propria madre, il protagonista, il ragazzino si allontana, prende una strada diversa rispetto a quella del padre e segue la propria
“.
I veri mostri li scoprirete con il secondo film, perché sono i Jimmiy che vediamo alla fine. Che nel secondo film verranno fuori nella loro vera natura di mostri. Ovviamente noi abbiamo scherzato parlando dei Teletubbies all’inizio, ma in realtà loro sono la cosa più lontana che si possa pensare rispetto ai Teletubbies. Appartengono completamente a un altro mondo.