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“Solo un assaggio può bastare”: i pericoli nascosti dei formaggi a latte crudo dopo il caso di Belluno

Mangiare formaggi prodotti con latte crudo può esporre a gravi rischi per la salute, soprattutto nei bambini piccoli, nelle donne in gravidanza e nelle persone immunodepresse.

L’’ultimo episodio avvenuto nel Bellunese dimostra il pericolo di consumare formaggi a latte crudo. Un bimbo di 15 mesi è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Padova con una diagnosi di sindrome emolitico-uremica (Seu), una malattia rara ma molto pericolosa che rappresenta la principale causa di insufficienza renale acuta in età pediatrica.

Il caso di Belluno

Il piccolo, in condizioni serie ma stabili, sarebbe stato contagiato dopo aver consumato formaggi freschi, probabilmente a base di latte crudo, insieme ai genitori. Si tratta del secondo caso in provincia di Belluno nel 2025 e del terzo in meno di un anno: numeri significativi per un territorio con circa 200mila abitanti.

Per i bambini molto piccoli bastano cariche batteriche non elevate, anche in piccole quantità di alimento contaminato” ha spiegato Sandro Cinquetti, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 1 Dolomiti. Le analisi sono in corso per individuare con precisione l’alimento responsabile, ma l’ipotesi principale rimane legata a derivati del latte crudo.

Cos’è la sindrome emolitico-uremica (Seu)

La Seu è provocata da particolari ceppi di Escherichia coli (Stec) produttori di tossina Shiga. Colpisce soprattutto i bambini nei primi anni di vita e può portare a insufficienza renale acuta, anemia emolitica, complicanze neurologiche gravi.

In Italia vengono segnalati circa 80 casi all’anno, il 15% dei quali collegati al consumo di latte crudo e suoi derivati.

I formaggi a latte crudo pericolosi

I formaggi di malga o d’alpeggio, e in generale tutti quelli prodotti con latte crudo non pastorizzato, possono veicolare batteri pericolosi. Tra i più noti:

Fontina,
Taleggio,
Pecorino Toscano,
Roquefort,
Brie de Meaux,
Camembert de Normandie.

La legge impone di indicare in etichetta l’uso di latte crudo, ma il rischio è ridotto nei prodotti stagionati oltre 60 giorni. Restano invece particolarmente pericolosi i formaggi freschi e molli a base di latte crudo, sconsigliati non solo ai bambini ma anche alle donne in gravidanza (per il rischio di listeriosi) e alle persone fragili.

Più controlli e informazione

Secondo Paolo Chiandotto, presidente dell’associazione Progetto Alice, che da anni si batte per la prevenzione della Seu, servono test di sorveglianza in tutte le regioni italiane, un’etichettatura più chiara e una campagna informativa nazionale.

Un intervento precoce può essere decisivo – sottolinea Chiandotto – Oggi solo poche regioni eseguono analisi specifiche per la shigatossina. Sarebbe necessario avvisare chiaramente i consumatori più a rischio che il consumo di certi formaggi non è consigliato.

Come tutelarsi

Per ridurre i rischi, gli esperti raccomandano di preferire formaggi pastorizzati, leggere sempre l’etichetta, evitare il consumo di formaggi a latte crudo freschi in gravidanza e nei bambini piccoli, prestare attenzione anche a carne poco cotta e verdure non lavate, altri veicoli noti di infezione da E. coli.

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