Venezia 75, Opera senza autore: un dramma vecchio che mescola arte e amore

Opera senza autore, il nuovo film di Florian Henckel von Donnersmarck, vorrebbe raccontare tre diverse epoche di storia tedesca attraverso le vicende personali del giovane artista Kurt Barnert, ragazzo che finirà per innamorarsi della studente di moda Elisabeth, figlia dell’ambiguo e misterioso Professor Seeband. Il suocero, disapprovando la scelta della figlia, farà di tutto per porre fine alla relazione tra Kurt ed Elisabeth (anche usando la violenza). Il passato di Barnert si rivelerà però indissolubilmente legato ad un terribile crimine commesso proprio da Seeband decenni prima, di cui lui però non è ancora a conoscenza. Si tratta di un dramma in costume che segue una narrazione che ricorda quella degli sceneggiati più vecchi ed anacronistici (non invece quella delle serie tv moderne, che spesso fanno della ricostruzione storica precisissima il loro assunto di partenza).

Il regista tedesco mette quindi in scena questa storia che mescola arte e amore, sentimenti e misteri, nella maniera più semplicistica possibile, rinunciando a quella sofisticazione che invece si richiede a film così ambiziosi (e lunghi) e che pure è un elemento fondamentale dei serial contemporanei, in grado di ricreare con la massima precisione un luogo appartenente al passato e di far appassionare lo spettatore ai fatti che si svolgono in quel contesto storicamente e visivamente accurato.

Opera senza autore: dramma che non rinuncia ai toni più leggeri

A differenza del suo protagonista, alla costante ricerca di uno stile artistico personale che possa emanciparlo dalla palude del realismo socialista e farlo emergere come un pittore moderno, Florian Henckel von Donnersmarck non sembra interessato a realizzare un film dalle particolari velleità autoriali, ma invece sceglie una narrazione che proprio per il suo basso peso specifico scorre veloce, non rinunciando ai toni più leggeri anche nei momenti drammatici (alcune delle battute del Professor Seeband, il personaggio più spregevole e meno giustificabile del film, riveleranno una ironia che non ci si aspetterebbe in una storia così tragica).

Opera senza autore, anche per via della sua durata così dilatata, sembra quindi una miniserie televisiva fuori tempo massimo solo successivamente adattata a film. Man mano che ci si avvicinerà alla conclusione, il tema del processo creativo occuperà sempre più spazio, sino quasi ad oscurare la relazione amorosa fra i due protagonisti. La figura di Ellie perderà quasi del tutto la sua importanza e persino il rapporto fra lei e i propri genitori verrà messo inspiegabilmente da parte. 

Il regista non sfrutta mai davvero il mezzo cinematografico per parlare di arte (o di amore) andando al di là del resoconto didascalico degli eventi. Così anche quando si arriverà alla scena che dovrebbe giustificare il titolo del film, dando un senso a tutto ciò che si è visto, sarà difficile non rimanere delusi dalla superficialità della sceneggiatura e dalla illogicità della spiegazione. Nonostante ciò, Opera senza autore possiede tutti gli ingredienti (la love story, le digressioni artistiche, il melodramma) per riuscire ad arrivare a quella fetta di pubblico disposta ad accettare le sue lungaggini.