Venezia 75, Dragged Across Concrete: Mel Gibson e Vince Vaughn in un poliziesco lungo quanto essenziale

I film di S. Craig Zahler sono sempre un enorme preludio al loro finale. Anche Dragged Across Concrete non fa eccezione e dei suoi 160 minuti solo una ventina sono costituiti effettivamente da scene di azione o violenza. La restante parte è invece occupata da numerosi dialoghi che volutamente dicono molto con pochissime parole: i personaggi conversano spesso fra di loro ma ciò che si dicono si limita all’essenziale, ovvero a quello che loro ritengono opportuno dire in quel momento. Come già in Bone Tomahawk e Brawl in Cell Block 99 è proprio questa la parte migliore del film, quella che descrive a chi guarda i personaggi che inevitabilmente nel finale si troveranno coinvolti nell’esplosione di violenza annunciata didascalicamente nel titolo.

Zahler è uno dei pochi registi contemporanei ad essere capace di asciugare i propri film al punto di lasciare al loro interno solo quello che è strettamente necessario, pur realizzando opere che sono sempre estremamente lunghe. Non c’è quindi una sola scena superflua in questo poliziesco grigio che estremizza il conflitto fra protagonisti ed antagonisti, in cui si parla spesso di razzismo senza che questo aspetto diventi mai materia di discussione ideologica.

Dragged Across Concrete: il cinema asciutto e minimale di Zahler

Con pochissimi gesti Zahler riesce a rappresentare su schermo tutto quel mondo che altri film dello stesso genere (che siano western, prison movie o polizieschi come in questo caso) impiegano molto più tempo per descrivere con altrettanta efficacia. I poliziotti interpretati da Mel Gibson e Vince Vaughn mostrano un attaccamento alla propria famiglia che va oltre ogni cosa (vale lo stesso anche per alcuni dei criminali a cui danno la caccia) ed ogni azione che compiono è mossa dal loro desiderio di aiutare le persone a loro care in tutti i modi a disposizione. Il regista americano non entra mai nei dettagli di quelli che sono i drammi famigliari dei suoi personaggi, ma li descrive solo superficialmente riuscendo comunque a far appassionare chi guarda ad uno sforzo che è sempre tangibile e reale.

Rispetto ai suoi due precedenti lavori, Dragged Across Concrete inserisce nel cinema di Zahler un elemento inedito, ovvero una forma di ironia che per la prima volta emerge anche dalle battute taglienti dei protagonisti (non più esclusivamente cupi come quelli dei suoi film passati) e non solo dalla rapida ed esagerata escalation degli eventi. Nonostante ciò, Zahler dirige quella che potrebbe essere una sceneggiatura di Quentin Tarantino spogliandola completamente di qualsiasi gusto pulp, ma comunicando attraverso la messa in scena un senso di serietà che neanche gli scambi più divertenti fra i due protagonisti ed un finale quasi “coeniano” nella sua beffarda evitabilità riescono a scalfire.

Dragged Across Concrete: due attori in splendida forma

Se Vince Vaughn non era sempre a suo agio nel ruolo di protagonista nello scorso Brawl in Cell Block 99, in questa nuova veste di “spalla” si impegna ad intuire i tempi giusti per dialogare su schermo con un Mel Gibson che invece sembra interpretare un personaggio scritto apposta per lui. Sarà Ridgeman a farsi carico di un’ambiguità morale che non verrà mai davvero risolta e che permette al film di oscillare pericolosamente (ma con grande abilità) da scene in cui sembra trasparire una idea reazionaria alla Il Giustiziere della Notte ad altre in cui le condizioni sfavorevoli dei personaggi vengono imputate alla mancanza di una rete di assistenza sociale come nei più classici film progressisti. 

A Zahler però non interessa fare politica (che è forse la grande differenza che lo separa da un suo modello di riferimento, ovvero John Carpenter) ma solo raccontare la propria storia nella maniera a lui più congeniale, riuscendo sempre ad andare dritto al punto ed allo stesso tempo dilatare i tempi per far montare una tensione che culminerà in una conclusione vibrante quanto disperata. 

 

DRAGGED ACROSS CONCRETE: UN POLIZIESCO LUNGO QUANTO ESSENZIALE
4 Punteggio
Pro
Trama avvincente / Personaggi di spessore
Contro
Piccole sbavature nella regia
Riepilogo Recensione
Zahler racconta la storia nella maniera a lui più congeniale, riuscendo sempre ad andare dritto al punto ed allo stesso tempo dilatare i tempi per far montare una tensione che culminerà in una conclusione vibrante quanto disperata. 
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora