I Pokemon sono un fenomeno globale da molti anni. Videogiochi, serie tv, manga, film d’animazione hanno raccontato tante storie di queste creature dall’aspetto bizzarro, mostruose o adorabili, dotate di poteri di ogni tipo. Il 9 Maggio arriva al cinema Pokemon: Detective Pikachu, il primo live action ispirato al franchise giapponese che sfrutta il successo della app Pokemon Go e la nostalgia degli appassionati, ormai cresciuti, che ricordano con emozione la loro infanzia passata a scambiare le carte con i propri coetanei o sfidando gli amici in una partita al Game Boy.
Robert Letterman, regista di film d’animazione come Mostri contro Alieni e Stark Tale, ma anche del più recente Piccoli Brividi, continua a prediligere il cinema per ragazzi, firmando un film per tutta la famiglia divertente e dinamico. Tim, interpretato da Justice Smith, deve scoprire che fine ha fatto il padre Harry Goodman quando la notizia della sua morte sembra non essere vera. Ci pensa il piccolo e determinato Pikachu ad aiutarlo in questa impresa, anche se parte della sua memoria sembra perduta. Durante la loro missione i due incontrano l’aspirante giornalista Lucy Stevens che in breve tempo si unisce alla causa insieme al suo Pokemon Psyduck, un personaggio passivo-aggressivo che deve cercare di mantenere la calma in ogni occasione per evitare di fare danni (la musica rilassante e un massaggio ai piedi aiutano).
Pokemon: Detective Pikachu sembra un noir junior sullo stile di Che Fine ha fatto Roger Rabbit? e le avventure di Scooby-Doo, in cui il mistery si unisce all’azione e al divertimento per dare vita a una visione forte e memorabile di un mondo popolato da Pokémon, un sogno che diventa realtà per chi è particolarmente affezionato a questi personaggi. La storia è ambientata a Ryme City, una metropoli in cui umani e Pokémon vivono fianco a fianco, anche se non riescono a comunicare tra di loro.
Per chi non lo sapesse Pikachu è una piccola creatura gialla e pelosa, capace di fornire potenti scosse elettriche quando la sua dolcezza viene messa in discussione. Quando incontra Tim per la prima volta si rende conto che il ragazzo è l’unico in grado di capire quello che dice come un Dottor Dolittle sci-fi. Nelle precedenti incarnazioni Pikachu era un fedele animale domestico che poteva solo dire: “Pika Pika!”; ora è una creatura di città spiritosa con un cappello da detective e una dipendenza da caffeina. Con la sua voce Ryan Reynolds porta al personaggio la stessa energia comica e il tempismo comico che ha avuto con Deadpool.
La combinazione del live action e CGI è molto ben calibrata e grande spazio è lasciato alla fantasia e al sentimento. L’amicizia tra Pikachu e Tim è costruita gradualmente con tenerezza, confronto e complicità, ma anche il legame tra gli esseri umani e i Pokémon è curioso e interessante, da approfondire. Letterman sceglie uno stile retrò portando sullo schermo un film esteticamente influenzato dal mondo dei videogiochi del passato, ma si preoccupa anche del contenuto, raccontando una storia semplice ma coerente, che coinvolge grandi e piccoli. I Pokémon assumono il ruolo di adorabili armi, ma anche di compagni fedeli che, se ben addestrati, possono offrire un valido aiuto per evitare il peggio e fermare i piani discutibili del villain Howard Clifford, interpretato da Bill Nighy. Quest’ultimo si ritrova su una sedia a rotelle dopo un brutto incidente e le sue finanze possono permettergli di sviluppare una tecnologia in grado di fondere insieme esseri umani e Pokémon per sempre.
Tuttavia, a parte i Pokémon principali direttamente coinvolti nella missione, si potrebbe contestare al regista un debole coinvolgimento degli altri numerosi Pokémon che popolano la scena ma spesso solo sullo sfondo, mentre la sceneggiatura avrebbe potuto essere più animata in caso contrario. Comunque sarà dura resistere all’impulso irrefrenabile di uscire dalla sala senza esclamare: “Pika,Pika!”