Robot Festival 06 premia Dance Macabre di Boris Labbè

Arriva dalla Francia l’artista che si aggiudica il premio di 1.500€ – messo a disposizione da roBOt Festival grazie al sostegno della Fondazione Del Monte – per volare a Cape Town (ZA) e partecipare all’edizione sudafricana del Live Performers Meeting dal 13 al 16 novembre 2013. La commissione composta dalle due curatrici Federica Patti e Marcella Loconte e dal comitato scientifico – costituito da Andrea Sartori, esperto di tecnologie digitali applicate all’audio, Claudio Musso, critico e curatore e Valentina Tanni, giornalista specializzata nel rapporto tra arte e nuove tecnologie – ha decretato il nome del vincitore del premio, individuato fra i candidati attraverso il bando call4roBOt: Dance Macabre di Boris Labbè. Qui di seguito le motivazioni : “Dance Macabre è molto aderente al tema dell’ edizione 06 di roBOt Festival. Un lavoro formidabile, cesellato e di forte impatto.Strepitoso viaggio visionario tra iconografie differenti in cui eleganza e bellezza accompagnano personaggi grotteschi e inquietanti in un vero e proprio smarrimento digitale. La tematica della sesta edizione di roBOt è interpretata alla perfezione dall’opera di questo giovane autore. Il soggetto è notevole (la realizzazione ancora meglio), pesca da svariati immaginari, anche lontani nel tempo, riuscendo a congegnare un’opera ibrida che ha già le qualità di un vero e proprio genere.”

Una menzione d’onore va a Spiral Composition di Fake Samoa, accompagnata dalla riflessione dei giurati: “Declinazione originale e sorprendente dello scenario “techno”. Immagini e suoni maniacalmente puntuali che però richiamano alla mente la solitudine e lo stravolgimento emotivo di coloro la cui vita è scandita da una gestualità sempre identica ed alienante. Immagini davvero molto intense, fotografia impeccabile. È forte l’impatto ipnotico che richiama il tema “vertigine” declinandolo anche a livello sonoro. (forse paga lo scotto di non averlo giudicato dopo aver assistito al live). Più che cesellato, tornito… Bellissima la fotografia, e il suono industrial, che pur essendo fortemente didascalico risulta ben plasmato.”