Tratto da una travolgente storia vera, The Smashing Machine, il nuovo film con Dwayne Johnson, racconta l’intensa parabola di Mark Kerr, celebrato campione di lotta libera, Vale Tudo e MMA.
Dwayne Johnson è Mark Kerr nel nuovo film di Benny Safdie, in concorso al festival di Venezia 2025. Con un background da campione NCAA di lotta libera, Kerr lasciò la sua impronta anche nelle arti marziali miste entrando nella storia della UFC imponendosi in maniera netta nei tornei UFC 14 e UFC 15.
Vinse anche il torneo dei pesi massimi dell’organizzazione brasiliana WVC e per molti anni combatté nella promozione giapponese Pride, considerata al tempo la migliore al mondo per le MMA. Kerr vinse anche tre tornei ADCC Submission Wrestling World Championship di submission wrestling, due nella categoria sopra i 99 kg uno nella categoria Absolute.
L’attore, noto specialmente per i suoi ruoli d’azione, ha deciso di mettersi alla prova con un’interpretazione più intensa e drammatica, al servizio di uno dei due geniali fratelli dietro il successo di Diamanti Grezzi e Good Time.
Il film segna quindi il ritorno del cinema sportivo più viscerale e crudo e si preannuncia come un ritratto ruvido e potente, lontano anni luce dai blockbuster in cui spesso abbiamo visto “The Rock”.

La vera storia di Mark Kerr
Kerr è quindi l’icona dello sport cui Dwayne “The Rock” Johnson presta volto, fisicità e talento per un ruolo emotivamente intenso che promette di essere una svolta per la sua carriera. Un ritratto pubblico e privato del campione e dell’uomo che dietro la celebrità nasconde lati oscuri, sfide personali e insospettabili fragilità.
Al suo fianco, la moglie Dawn (Emily Blunt) con cui vive un rapporto intenso fatto di passione e di conflitto. Lo stile di combattimento senza esclusione di colpi di Kerr gli è valso il soprannome di The Smashing Machine, che dà il titolo al film.
La sua carriera è stata precedentemente raccontata nel documentario della HBO The Smashing Machine: The Life and Times of Extreme Fighter Mark Kerr: un docufilm che offre ai fan uno sguardo sui trionfi di Kerr come combattente, ma anche sulla sua relazione con l’ormai ex moglie e sulla sua dipendenza dagli antidolorifici, a causa dei quali ha rischiato anche di morire per overdose.
Kerr esordì in Pride il 15 marzo 1998, vincendo per squalifica dell’avversario contro il primo campione K-1 Branko Cikatić. Nello stesso anno superò anche i brasiliani Pedro Otavio e Hugo Duarte, portando il proprio record personale sul 10-0.
Nel 1999 allungò ulteriormente la sua imbattibilità sottomettendo Nobuhiko Takada al primo round e lo stesso anno affrontò Ihor Vovčančyn, che veniva da un impressionante record di trentadue vittorie al momento della sfida, per il titolo non ufficiale di peso massimo più forte del mondo.
Vovchanchyn vinse anche quell’incontro mettendo KO Kerr, ma successivamente il risultato venne cambiato dai giudici di gara in un No Contest in quanto da regolamento le ginocchiate sferrate dal lottatore ucraino ad un Kerr a terra non erano ammesse.
Il tramonto di Kerr
Nel 2000 prese parte al torneo Pride Grand Prix assieme a Mark Coleman, inserito nella parte opposta del tabellone rispetto a Kerr. Fu l’anno della prima vera sconfitta patita da Kerr nella sua carriera nelle MMA, benché ai punti, per mano di Kazuyuki Fujita, lottatore noto per la sua mascella di ferro. A causa di tale sconfitta Kerr venne quindi eliminato dal torneo, vinto alla fine da Coleman.
Da quel momento iniziò la fase del tramonto per quanto riguarda le prestazioni sportive di Kerr, che venne nettamente sconfitto prima da Vovčančyn e poi da Heath Herring, il quale nel successivo incontro affrontò Antônio Rodrigo Nogueira per il neonato titolo dei pesi massimi Pride.
A quel punto Kerr decise di prendersi una lunga pausa e tornò a combattere nel 2004, non riuscendo però a cambiare il trend negativo e venendo sconfitto da Yoshihisa Yamamoto finendo KO da solo, in quanto nel tentativo di portare l’avversario a terra con un takedown finì per sbattere la testa al suolo.
Dopo quella sconfitta Kerr lasciò il Pride. Kerr non riuscì più a riportarsi a livelli accettabili nemmeno in federazioni di minor caratura: venne infatti messo KO da Mike Whitehead nell’IFL e sottomesso da Mostapha al-Turk nella britannica Cage Rage.