Cannes 74 | Flag Day, il nuovo film di Sean Penn dedicato a sua figlia

C’era grande attesa per il ritorno di Sean Penn al Festival di Cannes: lo straordinario attore di Colors, Carlito’s Way, Mystic River e Milk, il regista di film come Lupo Solitario e La promessa (quando in molti pensavano che il suo talento dietro la macchina da presa fosse persino maggiore di quello dimostrato davanti ad essa) fino a Into the Wild. Proprio sulla Crosiette, nel 2016, aveva presentato il pessimo L’ultimo sguardo: dozzinale dramma con Javier Bardem e Charlize Theron accolto in maniera talmente negativa che da quel momento il festival dovette cambiare le sue regole e gli orari delle proiezioni per la stampa così che le eventuali demolizioni non arrivassero prima della première ad inviti e tappeto rosso.

Ora a Cannes, nuovamente in concorso, Sean Penn torna con Flag Day, film che racconta la vera storia del rapporto tra una figlia prima adorante, e poi delusa, e un padre infantile, affascinante, bugiardo e criminale. La storia di Jennifer Vogel, raccontata da lei stessa in un memoir nel 2006 e qui adattata da Jez Butterworth, e che Penn ha portato al cinema affidando a sua figlia Dylan il ruolo di Jennifer e lasciando per sé quello di papà John.

Flag Day | Sean Penn torna alla regia

È la prima volta, in uno dei suoi film da regista, che Sean Penn si ritaglia per sé la parte di uno dei protagonisti principali della storia: il padre bugiardo e criminale di Flag Day non potrebbe però esistere su schermo senza il carisma e il fascino magnetico del suo interprete. È attraverso questi attributi (che sono quelli di Penn attore) che papà John riesce ad incantare la quotidianità dei suoi figli, Jennifer (Dylan Penn) e Nick (Hopper Jack Penn, fratello di Dylan), nonostante i debiti accumulati e l’abitudine di sparire regolarmente, abbandonando moglie e figli a loro stessi per diversi mesi.

C’è sicuramente qualcosa di molto seducente in un personaggio che continua a reiterare i propri errori come se fosse dipendente da essi, come se non conoscesse altro modo di intendere la propria libertà se non attraverso la delinquenza e la truffa. Questo padre egoista e ciarlatano riesce a rimanere simpatico proprio in virtù del suo fascino da divo, mentre la madre, devastata dalla separazione, inizia a bere e a circondarsi di persone sbagliate, perdendo così progressivamente la stima e la riconoscenza di sua figlia.

Un film per chiedere scusa

È però chiaro che la reale intenzione di Penn fosse quella di costruire un film attorno alla figlia, per utilizzarlo come veicolo per promuoverne qualità e farne conoscere il volto, favorendo così una sua eventuale carriera nel cinema. Obiettivo che riesce parzialmente: suo padre riprende Dylan nelle diverse fasi della sua adolescenza con look sempre differenti, cambiandone connotati e atteggiamenti per dimostrarne la versatilità attoriale. Ma è la sceneggiatura a non renderle sempre un buon servizio.

Se non mancano sequenze fascinose, scene indovinate (la finta telefonata di John al concessionario), il film è lungo, ripetitivo, perfino stucchevole nel ritratto del papà tanto amato, quanto irrecuperabile e maledetto: c’è di che compiacersi, qui e là, anche per lo spettatore, ma la terapia familiare avrebbe forse giovato di più alla famiglia Penn. L’avrà forse fatto per fare ammenda alle sue colpe di padre, questo film, Sean Penn. Ma avrebbe potuto scegliere altre strade, più private. La speranza, almeno, è quella di vedere presto Dylan Penn in ruoli migliori.

Cannes 74 | Flag Day, il nuovo film di Sean Penn dedicato a sua figlia
2.6 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora