In concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, nella nuova sezione chiamata Spotlight, e in sala dal 4 dicembre per 01 Distribution, Ammazzare stanca. Autobiografia di un assassino è la nuova pellicola firmata da Daniele Vicari.
Prendendo spunto dalla reale storia di Antonio Zagari – a cui presta magnificamente il volto e lo spirito Gabriel Montesi – il cineasta torna dietro la macchina da presa, a distanza di tre anni dal documentario Fela, il mio Dio vivente e realizza una commedia agrodolce su uno spaccato di vita poco noto ma molto interessante.
Ammazzare stanca: la trama del film presentato a Venezia Spotlight
Nato a metà degli anni Cinquanta a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, Zagari si trasferisce da bambino con la famiglia nel Nord Italia. Crescendo nelle zone intorno a Varese, il ragazzo parla con una cadenza che nulla a che fare con le sue origini, scatenando le ire del padre Giacomo (Vinicio Marchioni), boss della ‘Ndrangheta, che lo vorrebbe suo successore.
Sebbene lui e il fratello minore Enzo (Andrea Fuorto) partecipino agli affari di famiglia, sfidando le forze dell’ordine e mettendo alla prova la loro stessa coscienza, il genitore teme che Antonio possa non essere all’altezza.
In realtà lui rispetta le regole imposte, quelle con cui è stato allevato, nonostante la sua fobia per il sangue. Il giorno in cui una rapina va storta, finisce per ritrovarsi in carcere. Ma almeno ha tempo per dedicarsi alla lettura e, soprattutto, alla stesura delle sue memorie.
Un malavitoso come emblema
Ammazzare stanca racconta un personaggio particolare, atipico, che attraversa un preciso periodo storico e vi lascia, in qualche modo, il segno. Ed è così che l’Italia degli anni Settanta, in un momento in cui la ‘ndrangheta calabrese sta allargando il suo dominio, si palesa agli occhi dello spettatore. Mentre Zagari si macchia di qualsiasi crimine gli venga richiesto, compreso l’assassinio di chi considerava, se non proprio amico, almeno collega.
Dotato di un ottimo sguardo indagatorio, Vicari sceglie una figura emblematica. Quest’ultima diviene uno strumento ideale per riflettere su temi come le scelte di vita, le seconde occasioni, il significato dell’amore, il senso della vergogna. Registicamente cattura l’attenzione con dettagli all’apparenza banali, ma in realtà capaci di lavorare sul subconscio e sull’immaginario.
Il fascino del Male portato sullo schermo da grandi attori
L’unica cosa che sembra un po’ penalizzare la visione è la durata: qualche minuto in meno avrebbe probabilmente giovato. Resta comunque un progetto curioso, dal quale ci si lascia coinvolgere e intrattenere. Non a caso lo stesso regista ha dichiarato di essere rimasto colpito dal romanzo di Zagari, pieno di suggestioni da esplorare e portare sul grande schermo.
Prodotta dai Manetti Bros. e da Piergiorgio Bellocchio (che si ritaglia anche un suo piccolo ma cruciale ruolo), Ammazzare stanca, Autobiografia di un assassino vanta inoltre una serie di grandi interpreti.
Oltre a Montesi e Marchioni, continua a convincere la Selene Caramazza di The Bad Guy, qui in un ruolo femminile diverso ma sempre di polso. Perfette e d’impatto anche le performance di Thomas Trabacchi e di Rocco Papaleo, caratteristi d’esperienza e letteralmente al servizio della storia.