Abbiamo visto Testa o Croce a Cannes ed ecco cosa ne pensiamo in questa recensione completa.Testa o croce
(Head or tails), il nuovo film di Matteo Zoppis e Alessio Rigo De Righi, è stato presentato nella sezione “Un Certain Regard” alla settantottesima edizione del Festival di Cannes. All’inizio del Novecento lo spettacolo western di Buffalo Bill (John C. Reilly) arriva in Italia, raccontando le eroiche gesta dei cowboy e le battaglie con gli indiani, diffondendo il mito della frontiera americana come luogo di seconde opportunità e nuovi inizi.
Queste storie trovano terreno fertile nella vivace immaginazione di Rosa (Nadia Tereszkiewicz), una donna intrappolata in un matrimonio con un capitano che la controlla a vista e la reputa inferiore. Durante un rodeo tra cowboy americani e italiani, conosce Santino (Alessandro Borghi), del quale si innamora e con il quale decide di fuggire. Riusciranno i due a realizzare i propri sogni e a scappare verso l’America? Oppure il fato ha altri piani per loro?
La rinascita dello spaghetti western?
Matteo Zoppis
e Alessio Rigo De Righi riportano sul grande schermo lo spaghetti western, un sottogenere che dopo un iniziale successo tra gli anni sessanta e settanta, è quasi sparito dalla circolazione. Alessandro Borghi interpreta un convincente antieroe: come da tradizione non c’è una netta dicotomia tra bene e male, ma piuttosto una zona grigia in cui operano i personaggi.
Santino non è cattivo, è vittima delle circostanze che ha in parte contribuito a creare. È interessante notare la sua evoluzione nell’arco narrativo, che lo porta ad essere da semplice fantino ad assumere i tratti di un anti eroe che vive avventure più grandi di lui, non decidendo ma lasciandosi trasportare dagli eventi.
Testa o Croce: un western al femminile
Rosa è la protagonista assoluta di Testa o Croce. Il suo personaggio, interpretato magnificamente da Nadia Tereszkiewicz incarna il bisogno di emancipazione della donna in un mondo in procinto di cambiare. Una raffigurazione riuscita anche dalla metafora dei suoi abiti: quando indossa vestiti aristocratici, respira a fatica, per richiamare evocativamente il senso di soffocamento provato durante il matrimonio.
Quando scopre il suo lato “selvaggio e libero”, Rosa è finalmente consapevole di essere se stessa e di amare chi vuole. Durante la sua fuga con Santino la protagonista può sperimentare una condizione di vita nuova, provata solo fantasticando e ascoltando i racconti di Buffalo Bill.
Testa o Croce non include personaggi maschili che richiamano il “machismo” ma ribalta la semantica tipica del western mettendo il ruolo della donna al centro della narrazione. Come affermato dai registi durante l’attività stampa, il film pur affondando le proprie radici nei classici del genere, il film se ne distacca.
Il genere western è sempre stato contraddistinto dal suo essere un riflesso della società contemporanea e i registi hanno cercato di inserire con successo alcuni parallelismi storici. Un film brillante e coraggioso che omaggia un genere ormai dimenticato.