Giornata Mondiale della Terra: cinque film sul tema ambientale da vedere

Da ormai cinquantadue anni, il 22 aprile è la Giornata mondiale della Terra, istituita dalle Nazioni Unite nel 1970 per stimolare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema della conservazione delle risorse e della salvaguardia dell’ambiente naturale. L’idea di istituire una giornata mondiale dedicata alla Terra è da rintracciare nel disastro ambientale avvenuto a Santa Barbara del 1969. Era il 29 gennaio quando una piattaforma petrolifera della Union Oil – localizzata a 200 chilometri dalle coste di Los Angeles – esplose per la forte pressione provocata dal trivellamento del fondale marino. In quell’occasione, si riversarono in mare più di 10 milioni di litri di petrolio.

Per celebrare la Giornata Mondiale della Terra 2022, abbiamo deciso di proporvi cinque film dedicati alle tematiche ambientali, ai temi dell’ecologia e della sostenibilità.

Voyage of Time

L’universo e i suoi misteri si dispiegano nel documentario di Terrence Malick prodotto da Brad Pitt: un viaggio cinematografico che spinge lo spettatore ad esplorare il passato del pianeta e ad immaginare il futuro dell’umanità. Malick racchiude nel suo documentario 14 miliardi di anni e ricostruisce il passato, il presente e il futuro della Terra. Si racconta così la violenta geologia del pianeta ai suoi albori, la nascita delle prime cellule, la comparsa di animali, foreste, dinosauri e degli esseri umani. Per realizzare questo inno unico alla natura, alla vita, all’universo, il leggendario regista statunitense ha ideato una nuova forma espressiva in cui immagini di archivio, effetti speciali tradizionali ed effetti digitali all’avanguardia si compenetrano. Il progetto fu annunciato da Terrence Malick, col titolo provvisorio Q, agli inizi degli anni Settanta descrivendolo come “uno dei suoi più grandi sogni da realizzare”, cioè narrare le origini della vita sul pianeta Terra. Adesso, finalmente, questo sogno si è realizzato.

I am Greta

Quando la quindicenne Greta Thunberg cominciò a saltare la scuola per sedersi sul marciapiede fuori al parlamento svedese, con in mano un cartello che recitava “Sciopero scolastico per il clima”, il regista Nathan Grossman era lì a filmarla, inconsapevole del fatto che quella giovanissima attivista sarebbe diventata il fulcro di un movimento mondiale per chiedere risposante concrete e veloci al problema dei cambiamenti climatici. Il documentario di Grossman si apre proprio con le immagini di una giovane ragazza svedese con le treccine che, in completa solitudine, si siede davanti al parlamento svedese in segno di protesta. Sembrano immagini irreali, girate dopo tutto ciò che è accaduto per risalire all’origine di un movimento che ha portato nel mondo milioni di giovani durante i Fridays for Future. E invece sono le immagini originali registrate dal giovane regista quando neanche lui poteva immaginare che ciò che era nato come un minuscolo progetto (magari un cortometraggio) su questa testarda e determinata ragazzina sarebbe diventato un lungometraggio da presentare alla Mostra del Cinema di Venezia.

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Avatar

James Cameron, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, ha trovato in Avatar il veicolo perfetto per mettere in scena le violenze delle popolazioni sugli ecosistemi che li ospitano e la loro estrema fragilità. Nel 2010, in occasione dell’uscita del film in Dvd, Cameron si recò personalmente in Brasile per supportare una battaglia portata avanti dalla popolazione locale contro il progetto di costruzione di una diga da undici miliardi di dollari sul fiume Xingu, nella foresta amazzonica. “È la versione nella vita reale di quello che è successo in Avatar”, aveva affermato il regista mentre si recava ad una dimostrazione pubblica davanti al Ministero dell’Energia brasiliano. Gli ambientalisti hanno fatto proprio il messaggio del film di James Cameron e hanno sfruttato la risonanza mediatica della sua presenza per denunciare le disastrose conseguenze dell’intervento umano sull’ecosistema, che avrebbe costretto 40.000 persone ad evacuare e abbandonare le proprie abitazioni. Cameron, inoltre, ha sempre affermato il dovere che Nord America e Europa, a causa delle loro colpe sull’inquinamento globale, hanno nei confronti del Paese sudamericano, che deve essere aiutato nel preservare l’integrità della foresta amazzonica, una delle più grandi difese del pianeta contro il riscaldamento globale.

WALL-E

La Terra è completamente ricoperta di immondizia e l’inquinamento ha raggiunto un livello altissimo. Una grande azienda commerciale ha quindi deciso di utilizzare un esercito di robot per fare pulizia e impacchettare i rifiuti sotto forma di cubi. Purtroppo qualcosa va storto e il robottino Wall-E rimane l’unico sulla Terra ormai desolata. L’uomo ha distrutto l’ambiente e sfruttato tutte le risorse portando ad uno spaventoso aumento della spazzatura che a sua volta porta ad una drastica diminuzione dello spazio vitale degli essere viventi. Wall-E ha letteralmente speso 700 anni lavorando affinché tutta la spazzatura prodotta dall’uomo fosse compressa e organizzata in enormi “grattacieli” di rifiuti. Il film Pixar va oltre la semplice rappresentazione di un amore romantico fra robot, mostrando anche quale sarà il futuro dell’umanità senza un cambiamento di rotta e ispirando il pubblico a modificare le proprie abitudini verso un modo di vivere più sostenibile.

La quinta stagione

Cosa accadrebbe se all’improvviso l’unica stagione possibile fosse l’inverno, e la natura (le piante, gli animali) smettessero di dare nutrimento agli uomini? Lentamente la civiltà tornerebbe indietro, il patto sociale di tolleranza e solidarietà fra gli esseri umani verrebbe meno e comincerebbe un’era di barbarie. Ultimo capitolo di una trilogia dedicata al conflitto tra uomo e natura creata dalla coppia di registi Peter Brosens e Jessica Woodworth, il film racconta la progressiva decadenza degli abitanti di un piccolo villaggio belga in cui l’inverno sembra non voler finire. Le api scompaiono, il terreno diventa sterile e gli alberi cadono uno dopo l’altro. I galli si rifiutano di cantare e le vacche non producono più latte. I paesani, sempre più annichiliti dalla disperazione, fanno ricadere la colpa sull’ultimo arrivato, ovvero Pol, e ignorano il consiglio dell’apicoltore che saggiamente vorrebbe dividere le scorte di cibo rimaste in modo da garantire la sopravvivenza di tutti.

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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