Grazie Ragazzi | la recensione della nuova commedia con Antonio Albanese

Riccardo Milani torna, dopo Corro da te con Favino e Miriam Leone, a maneggiare un’opera altrui, con il remake dell’acclamata commedia francese Un triomphe (da noi Un anno con Godot, disponibile su Sky).

Antonio Albanese, bravissimo con quel suo essere un po’ dimesso, nel classico personaggio che vive di rimessa, è un attore di teatro alla frutta, che ha ormai rinunciato ai sogni di gloria e si è ridotto a campare con i doppiaggi dei film porno. Si fa convincere dall’amico e collega Bentivoglio, più scaltro e fortunato di lui, a organizzare un laboratorio teatrale per detenuti. Dopo le iniziali difficoltà, ecco l’idea geniale: far loro recitare Aspettando Godot, la pièce perfetta per essere metafora dell’eterna attesa della ritrovata libertà.

Una scena di Grazie Ragazzi
Una scena di Grazie Ragazzi (foto di Claudio Iannone)

Con la benevolenza della direttrice del carcere, una Sonia Bergamasco nuovamente nel ruolo della donna inflessibile che rappresenta le istituzioni (e la burocrazia), il protagonista decide di allestire un vero e proprio tour, durante il quale il gruppo di detenuti coinvolti nel programma teatrale scopriranno delle doti e delle qualità che non pensavano di possedere. Insomma, la classica storia programmaticamente retorica che alterna disillusione, ironia e tenerezza, che forse solo la mano salda di Milani in regia riesce a trasformare in una commedia dal passo piacevole, in cui tutte gli elementi potenzialmente fastidiosi vengono tenuti a bada.

Lo squattrinato Antonio ha poi qualcosa in comune – non solo il nome! – con l’attore che lo interpreta, diventato un attore comico per necessità e per mantenersi all’Accademia, che ha trovato nella recitazione e nel teatro la seconda possibilità di una vita che per lui (giovane impiegato in fabbrica) sembra aver apparecchiato tutt’altro.

Grazie ragazzi non prende in giro chi guarda e mette in chiaro fin da subito cosa è: un film sulla vita che viene salvata dal teatro, sulla capacità dell’arte e della cultura che migliorano gli esseri umani e tutto quello che di retorico si può dire sull’argomento. Eppure, ancora una volta, il regista di Come un gatto in tangenziale, riesce a rendere vitale questo remake lavorando sugli attori (specialmente sulle “seconde linee”) e concentrandosi su volti e corpi inusuali, misteriosamente affascinanti e per questo perfetti per il suo cinema.

Grazie ragazzi | una commedia libera di pretenziosità

Milani non finge mai di avere per le mani qualcos’altro che un “crowd pleaser”, ma si concentra sullo svolgere al meglio il proprio compito, ovvero confezionare un film destinato al grandissimo pubblico, disegnato per andare incontro al gradimento degli spettatori senza troppe sofisticazioni. Dunque evita inutili digressioni filosofiche e vezzi autoriali per mettersi a servizio del racconto con onestà e mestiere, fino ad arrivare ad un finale abbastanza intelligente che da solo giustifica l’intera operazione.

Antonio Albanese nel film
Antonio Albanese nel film (foto di: Claudio Iannone)

Il tema di Grazie Ragazzi è quello trattato magistralmente dai fratelli Taviani con Cesare non deve morire, ma ovviamente il tono è quello classico del duo Milani-Albanese, immediatamente a loro agio in un contesto che è quello del “cinema sociale” francese, di cui è massimo esponente Robert Guédiguian, che non a caso del film originale è produttore.

Alla fine del film capiremo perché la recitazione significhi così tanto per coloro che sono tagliati fuori dal mondo, ma più profondamente ci renderemo conto di come sia profondamente sbagliato considerare “irrecuperabile” chi, semplicemente, non ha mai avuto l’occasione di dimostrare il contrario.