I peccatori esce nelle sale italiane il 17 aprile, grazie a Warner Bros. Pictures, e riporta sulla scena una coppia ormai affiatata e di successo, formata dal regista Ryan Coogler e il suo attore feticcio Michael B. Jordan.
A distanza di circa tre anni dal secondo capitolo del film Marvel, Black Panther: Wakanda Forever, lo statunitense Ryan Coogler, classe 1986, torna in cabina di regia e confeziona un’opera che farà molto parlare di sè. Il motivo? Semplice: si parla di vampiri ma anche di razzismo. E, per farlo, si affida a una sua personale conoscenza, Michael B. Jordan, con cui lavora dal lontano 2013, anno in cui uscì l’apprezzato Prossima fermata Fruitvale Station.
I due artisti mettono insieme le forze e danno vita a qualcosa di originale, potente, fascinoso. Affondando le radici in quella che è la storia degli afroamericani, I peccatori regala più di due ore di puro intrattenimento, coronato da una colonna sonora trascinante e imprescindibile. Tra ritmi tribali, musica dell’anima e stornelli irlandesi, ogni nota e ogni parola posseggono un preciso significato, oltre che una forza inarrestabile.

I peccatori, Michael B. Jordan in un doppio ruolo
Una leggenda circola tra le comunità del Delta del Mississippi. Esistono persone in grado di squarciare il velo tra vita e morte, richiamando spiriti del passato e del futuro, ma attirando al tempo stesso dei demoni. Intorno ai primi anni del 1930, i gemelli Stack e Smoke (interpretati da Jordan) tornano a casa, dopo una lunga assenza che li ha portati al fronte prima e al servizio di Al Capone poi. Con l’intenzione di aprire un locale esclusivo per la loro gente, con tanto di musica blues e alcool a volontà, i due cominciano a far circolare la voce sull’inaugurazione.
La sera prestabilita per l’occasione tutto sembra essere andato per il verso giusto: gli avventori sono numerosi, sebbene non tutti muniti di denaro, e l’energia si fa sempre più palpitante. L’idillio viene interrotto dall’arrivo di tre presunti musicisti bianchi, che chiedono di poter partecipare, magari anche con un piccolo intervento sul palco.
Un ritmo travolgente che porta dentro la storia
Il ritmo della pellicola, supportato da un impianto musicale semplicemente travolgente, porta lo spettatore sempre più dentro la storia. I peccatori sfrutta quindi questo aspetto sin dal principio, giocando con una serie di elementi sonori (oltre che visivi) che rendono alla perfezione l’atmosfera.
Il silenzio è completamente bandito ma non si fa difficoltà ad accettarlo, perché ogni senso viene bombardato da stimoli continui e funzionali. La musica è uno strumento potente, non ci sono dubbi in merito, ed ecco perché Coogler ha scelto di omaggiare, in un certo senso, il ricordo del nonno e dello zio James, con cui è cresciuto e ha imparato a conoscere e amare il blues.

Con l’occasione, il cineasta ha trovato un escamotage eccezionale per parlare anche di altro. Il tema vampiresco si tramuta così in una metafora dell’eterno scontro tra il Bene e il Male, quest’ultimo incarnato dal Ku Klux Klan e da chi ha sempre appoggiato, assecondato e accettato la schiavitù. I mostri hanno zanne affilate nella finzione, ma nella realtà linciano, violentano, torturano altri esseri umani, solo perché hanno un diverso colore della pelle.
La luce abbagliante del giorno viene a contrapporsi al buio della notte, talvolta rischiarata dal fuoco che può assumere varie valenze. La fotografia di Autumn Durald Arkapaw agevola il concetto e lo arricchisce in ogni inquadratura. Un’ultima lode all’ottimo cast, perfetto da tutti i punti di vista, tra cui spiccano Jack O’Connell e Wunmi Mosaku.