Cinema: successo al box office se la protagonista è donna

Sulla base di recenti studi condotti dal New York Times, negli ultimi anni starebbe cambiando, in modo alquanto evidente, sia il ruolo che il modo di concepire la donna all’interno dell’industria cinematografica americana. La tesi portata avanti dal New York Times, ed esposta in alcuni articoli scritti dal giornalista Brooks Barnes, con la collaborazione di A. O. Scott e Manhola Dargis, gli esponenti più qualificati della sezione di critica cinematografica, sostiene che l’industria del cinema ha finalmente capito che la maggior parte dei film rivolti alle donne hanno ottenuto uno straordinario successo al botteghino e il favore del pubblico, favorendo così la realizzazione di un numero sempre maggiore di pellicole caratterizzate da personaggi femminili, le cui caratteristiche e personalità sono senza dubbio più complesse e ricercate rispetto a quelle dei personaggi femminili creati in passato.

donna5A tale proposito, il New York Times cita come esempi alcuni titoli di grande successo, tra i quali spiccano Gravity, Maleficent, Frozen e la saga di Hunger Games, film che raccontano le vicende di personaggi femminili poco comuni e sicuramente non affatto stereotipati e che in totale hanno fatturato al botteghino ben 3,6 miliardi di dollari, circa 2,7 miliardi di euro. In merito Scott e Dargis hanno affermato che: “Spesso le attrici venivano rappresentate come sorelle birichine, figlie diligenti o bombe sexy, connotate cioè con asessualità o ipersessualità e questo non faceva altro che sminuire il loro ruolo e la loro importanza all’interno del film.” Tra i numerosi esempi che si possono fare, Scott e Dargis citano in particolar modo due pellicole storicamente importanti, Lolita di Stanley Kubrick, tratto dal romanzo di Vladimir Nabokov, nel quale la protagonista femminile, un’adolescente, ha una relazione spregiudicata con un uomo di mezza età, e Il buio oltre la siepe, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Harper Lee, in cui la bambina Scout Finch “è oggetto degli insegnamenti morali del padre.” 

donna3Per diverso tempo quindi la figura della donna nel cinema americano ha avuto un ruolo secondario rispetto a quello riservato all’uomo, a volte addirittura marginale, questo però fino a non pochi anni fa, perchè pare che ultimamente le cose siano visibilmente cambiate. Secondo Barnes infatti il motivo di questi cambiamenti improvvisi non dipenderebbe tanto dal fatto che ci sono più donne a rivestire ruoli importanti all’interno delle case cinematografiche, quanto invece al fatto che le attrici  hanno finalmente dimostrato alle case di produzione che possono fargli guadagnare un sacco di soldi, valorizzando qualunque tipo di film. Questo spiegherebbe perchè la maggior parte delle case cinematografiche ha iniziato ad investire in produzioni di questo genere. Barnes è riuscito inoltre a sfatare il mito secondo il quale difficilmente i film rivolti prevalentemente ad un pubblico femminile riescono a coinvolgere e ad interessare anche un pubblico maschile.

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Nei loro articoli Scott e Dargis descrivono anche diverse tipologie di personaggi femminili, molti dei quali sono chiaramente forti ed emancipati, oltre ad essere ben costruiti ai fini della storia, personaggi che hanno favorito il successo di numerosi film. Tra “le guerriere” menzionano Katniss Everdeen di Hunger Games, interpretata da Jennifer Lawrence, Tris Prior in Divergent, interpretata da Shailene Woodley, e Hit Girl in Kick-Ass, interpretata da Chloë Grace Moretz. Tra le “donne alla ricerca di qualcosa” mettono invece la giovanissima Quvenzhané Wallis, che in Re della terra selvaggia interpreta una bambina in cerca della madre, e Hailee Steinfeld, che nel film Il Grinta, dei fratelli Coen, recita sia la parte della narratrice che quella della protagonista.

Fonte: New York Times