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Taxi Driver, la spiegazione del finale del cult di Scorsese

Il capolavoro di Martin Scorsese, Taxi Driver, torna sul grande schermo in una straordinaria versione restaurata in 4K. Dal 31 marzo al 2 aprile, gli spettatori italiani potranno rivivere la potenza visiva e narrativa di un film che ha segnato per sempre la storia del cinema.

Nonostante siano passati 50 anni da quando Martin Scorsese ha realizzato uno dei suoi più grandi film, c’è ancora chi cerca di spiegare il finale di Taxi Driver, quel climax sanguinoso che conduce a una criptica sequenza di eventi: eventi che potrebbero essere reali, oppure proiezioni della mente “malata” del suo protagonista Travis Bickle.

Se interpretato letteralmente, infatti, il film del 1976 si conclude con Bickle che salva una giovane prostituta uccidendo i suoi “protettori”. Tuttavia, a causa della fragile psiche del personaggio, magistralmente interpretato da Roberto De Niro, non è davvero chiaro quali scene del finale di Taxi Driver siano effettivamente reali e quali quelle solo immaginate.

Taxi Driver, cosa vuol dire davvero quel finale

Una delle teorie più gettonate è quella che sostiene che il finale del film di Scorsese rifletta le fantasie di Bickle piuttosto che i fatti oggettivi, arrivando addirittura a ipotizzare che lo spettatore finisca per assistere alle proiezioni mentali di un protagonista che sta in realtà morendo.

Tuttavia, questa teoria è stata contrastata più volte pubblicamente nientemeno che da Paul Schrader, che il film lo ha scritto, da De Niro e persino dallo stesso Scorsese. Il regista ha più volte sottolineato che, nelle sue intenzioni, il finale non doveva riflettere una mente disturbata, ma piuttosto una società disturbata che questi problemi psichiatrici finiva per causarli. In sostanza, il regista sostiene che il finale dimostra che non è Bickle ad aver bisogno di essere “curato”, ma l’ambiente che gli ha permesso di agire in quel modo.

Robert De Niro in Taxi Driver (fonte: Nexo Studios) - NewsCinema.it
Robert De Niro in Taxi Driver (foto: Nexo Studios) – NewsCinema.it

Il film diventa così una critica a come l’America celebri e glorifichi la violenza, premiandola quando questa viene indirizzata contro quei soggetti che la società ritiene pericolosi o fuori dalla norma. Un dettaglio importante in tal senso è la lettera che Bickle riceve dal papà di Iris, che lo ringrazia per aver salvato sua figlia da una vita di prostituzione.

Insomma, una celebrazione di Bickle come eroe. Ma anche in questo caso, non è detto che quella lettera sia stata davvero scritta. Il modo di raccontare del padre di Iris rispecchia quello del diario di Travis, lasciando intendere che sia ancora lui il narratore anche di questo pezzo di storia e che stia creando un’altra falsa narrazione per giustificare le proprie azioni, inventandosi una versione idealizzata degli eventi.

Tra realtà e immaginazione

Tuttavia, la scena della lettera non è probabilmente la sola versione idealizzata degli eventi che Travis immagina durante il film. Quando Betsy si presenta nella sua macchina, i due sembrano riunirsi e riaccendere una possibile storia d’amore.

Le strade sono però sospettosamente pulite e i capelli di Betsy svolazzano al vento come quelli di un angelo (e non è forse un caso che sia vestita di bianco). Che sia il benvenuto di Travis in paradiso? Molti spettatori l’hanno interpretata così, rafforzando l’ipotesi che in realtà, alla fine del film, il protagonista muoia.

Robert De Niro in Taxi Driver (fonte: Nexo Studios) - NewsCinema.it
Robert De Niro in Taxi Driver (fonte: Nexo Studios) – NewsCinema.it

In una delle più iconiche inquadrature, dall’alto, vediamo Travis esanime sul divano. Sul lato sinistro dell’inquadratura: il “profano” (i cadaveri dopo la mattanza). Sul lato destro dell’inquadratura: il “sacro” (Iris, l’unica sopravvissuta). Al centro Travis, in questa splendida composizione ispirata a Caravaggio.

Per rafforzare l’idea che Travis sia morto in Taxi Driver, sostengono alcuni, la telecamera lascia lentamente la stanza mentre la polizia esamina la scena, dirigendosi in strada per mostrare che le azioni di Travis non hanno in realtà migliorato nulla, ma hanno invece contribuito ad aumentare il caos e l’anarchia. Tuttavia, Taxi Driver lascia al pubblico il compito di interpretare ed è per questo che il film resta così affascinante anche a distanza di cinquant’anni.

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Davide Sette
Davide Sette
Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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