Il panorama del cinema d’autore indipendente in Italia è sempre stato particolarmente vasto e specialmente negli ultimi tempi riesce a trovare una maggiore visibilità grazie ai nuovi mezzi di comunicazione ed ai social network. È questo il caso di Et In Terra Pax, l’opera prima dei due giovani registi romani Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, entrambe classe 1981. Tutti e due provenienti da un’intensa attività di critica cinematografica dopo varie esperienze in cortometraggi da loro scritti e diretti (gran parte dei quali vincitori ai Festival italiani ed internazionali) sono approdati sul grande schermo con questo primo lungometraggio, grazie anche all’aiuto dei lungimiranti Gianluca Arcopinto, Simone Isola e dalla Kimerafilm che hanno prodotto il film.

L’estrema periferia romana fa da sfondo a tre storie prima parallele e, successivamente legate fra di loro dal filo conduttore della droga e della criminalità e il grande complesso abitativo di Corviale nel quale sono ambientate, più che scenografia diventa parte integrante della narrazione, quasi come godesse di vita propria insieme ai personaggi. Marco (Maurizio Tesei), dopo cinque anni passati in carcere, torna a casa, sforzandosi di ricrearsi una vita normale, e tenta di tenersi lontano da quei traffici illeciti che lo avevano portato in prigione. Il suo tentativo di dimenticare il passato e di iniziare una nuova vita è presto vanificato dal riaffacciarsi di due suoi ex compari, Glauco (Simone Crisari) e Mauro (Riccardo Flammini), che lo spingeranno a riprendere a spacciare. Si ritroverà dunque nuovamente a convivere con la delinquenza iniziando a vendere cocaina sulla panchina di un piccolo parco. Questa, come ci dicono i due registi, diverrà per lui una sorta di isola dalla quale gli è possibile osservare le vite altrui e riflettere su se stesso ed è la condizione esistenziale che tende a racchiudere il senso generale del film, in quella profonda solitudine che ritroviamo anche negli altri personaggi Sonia (Ughetta D’Onorascenzo), studentessa universitaria, altro binario parallelo alla narrazione, decide di iniziare a lavorare nel tentativo di studiare e di rendersi indipendente economicamente ma ben presto dovrà fare i conti con la dura realtà che la circonda. La terza storia riguarda tre ragazzi più giovani, Faustino (Michele Botrugno), Massimo “Nigger” (Germano Gentile) e Federico (Fabio Gomiero). Diversi fra loro ma costretti a un’amicizia che li rende apparentemente invulnerabili e della quale si fanno scudo i tre si trovano invischiati in una serie di eventi concatenati che li porteranno a scontrarsi non solo fra loro, ma anche con la quella realtà della strada nella quale sono cresciuti.

Come entrambi i registi ci tengono a sottolineare, Et In Terra Pax non è un film sulla periferia romana, al contrario tende a soffermarsi sulla psicologia dei personaggi, sui rapporti che ne scaturiscono e sulle complesse trame che un contesto come quello scatena all’interno delle loro relazioni. La borgata romana non è altro che il teatro nella quale si svolge il lungometraggio e potrebbe essere estesa a qualsiasi altra città del mondo. È forte il senso di rassegnazione e ad una prima impressione il film sembra rinchiudersi in un cinismo esistenziale che verrà alla fine sfatato dalla speranza, comunque lasciata viva in alcuni dei protagonisti che comunque vada, tenderanno a rialzarsi ed a proseguire le loro esistenze.

Questo è un progetto concepito e realizzato in totale indipendenza finanziaria e creativa, con l’impiego di una produzione low budget ed anche grazie alla decisione di parte del cast tecnico e artistico che ha deciso di investire con entusiasmo il proprio lavoro sul progetto in cambio di una quota di partecipazione sugli utili del film. Et in terra pax ha sancito l’esordio di molti giovani professionisti, per lo più allievi ed ex allievi del Centro Sperimentale (di Roma) e grazie alla selezione delle Giornate Degli Autori (Venice Days) della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ed alla recentissima candidatura ai Nastri d’Argento ha ottenuto una notevole visibilità che fa sperare in un buon risultato di pubblico. Distribuito da Cinecittà Luce è dallo scorso 27 maggio nelle sale (purtroppo, per il momento, solo tra Roma e Latina) e merita di essere visto e sostenuto oltre che per la qualità tecnica ed artistica con la quale è stato realizzato anche solo per l’intento e la giusta causa che porta avanti.

 

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